IN RIFERIMENTO ALL'INTERVISTA A LINGUAGLOSSA DEL 25/02/2014 SU LEUCADE
Mi permetto di commentare con questi versi giovanili di Mario Specchio:
Mi permetto di commentare con questi versi giovanili di Mario Specchio:
Congedo
Pittore che hai finito i tuoi colori
dipingi con il sangue
non lasciare
interrotto il ritratto della vita.
Altri verranno e aggiungeranno terra
di Siena ocra e arancione
allo strano disegno che tu tracci.
Ma tu solca col sangue la tua tela
i colori più belli sono quelli
che nessuno ricorda
sono quelli
che il vento ruba ai fiori
e agli aquiloni (Mario Specchio, A piene mani, Vallecchi, 1974).
E quindi: secondo me c'è chi scrive col sangue, chi con
l'inchiostro. Di solito resta quello che è scritto col sangue. La poesia viene
dal cuore, non nel senso che è sentimentalismo o becero autobiografismo, ma dal
cuore come nucleo di esigenze primarie e irrinunciabili dell'uomo che ha sede nella
ragione e nei sentimenti, e quindi è anche razionalità. La lettura delle opere
altrui, poi è fondamentale e diviene poesia nel momento in cui dopo tante
riletture e consonanze di sentire e di agire è assimilata, tanto da essere
cultura che si immedesima con la vita. Cioè le letture vengono sentite dal
lettore come propria vita stessa, allora sì possono diventare esse stesse
poesia. Se no restano puro raziocinio. La poesia non è solo un ragionamento.
L'autobiografismo, secondo me, nella scrittura è inevitabile all'inizio, poi la
crescita c'è proprio quando attraverso l'esperienza e le letture e la
conoscenza, il racconto dell'esperienza personale diventa in modo naturale e
assimilato racconto dell'esperienza di tutti gli uomini.
Sandra Evangelisti
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