Antonia Izzi Rufo - Paese
Il Croco
I quaderni di POMEZIA-NOTIZIE. 2014
Si
soffre per strade desolate, per abbandoni, per silenzi estenuanti o per solitudini incise solo da un vento che onde rincorre tra l’erbe
Un
vero crescendo wagneriano, una disarmonica armonia pucciniana che partendo da
note intrise di solitudine, sconforto, tristezza, decolla verso àmbiti
rigeneranti, verso approdi di cromatiche memorie, con un do di petto nel finale da lirica rossiniano;
con un acuto di perspicua valenza emotivo-visiva in un addio alle cose care che
ci hanno fatto compagnia negli anni verdi delle nostre primavere; alle mura che
hanno ascoltato i nostri lamenti, i nostri gridi di gioia o le nostre
preghiere. Sì!, un addio di sapore manzoniano che sa trasferire il personale in
una sfera universale, oggettiva, facendoci leggere quello che di più umano c’è
in ognuno di noi:
…
Addio, dolce rifugio
che
mai avrei
voluto
lasciare.
Te
cielo, te luna,
voi
stelle non saluto:
vi
vedrò ancora,
da
altro luogo,
e
del mio borgo vi chiederò,
della
mia casa,
sbarrata
e abbandonata>> (Addio, monti!).
Insomma
una dualità compositiva da tempus fugit
virgiliano; da panta rei eracliteo: “… non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua
di un fiume”; un polemos tra
gli opposti che rende ancora più efficace e più incisiva la rinascita memoriale
di un Paese che torna a vivere traslato
in un sogno più reale del reale. Di un Paese
che ri-nasce da sé e per sé, per quello che è con la sua fisionomia, con il
patrimonio della sua naturalezza, con una solitudine che non è più qualcosa di
sottrattivo, ma configurazione del nostro essere, del nostro proiettarsi verso
orizzonti che sorpassano una siepe. È questo il Paese che rappresenta le nostre inquietudini, i nostri smacchi
vicissitudinali. Sì, perché qui c’è la realtà del vivere, il presente, ma anche
lo slancio al passato che si fa oltre, tramite la scalata di un’anima che tende
a raggiungere l’azzurro del cielo; di un cielo in cui si staglia un dolce
rifugio che mai la Nostra avrebbe voluto lasciare. Un vero simbolo, un vero
abbrivo emotivo che fa dell’umano un focus
indirizzato al repêchage. A
ripescare, forse, quei tratti del nostro esserc-ci che si traducono in prolungamento
di vita, arma a volte vincente per sconfiggere il tempo, l’ora che fagocita
tutto e che ci rende estremamente fragili.
Paese
è il titolo di questa silloge pubblicata in I
quaderni letterari de Il Croco. Poemetto tematico che si avvicina con un
prosodico dire esplorativo a immagini di forte tensione partecipativa. Dove i
versi liberi e spigliati, dolci e mansueti, obbediscono diligentemente ai
comandi del sentire. Si ampliano, si riducono, si intensificano, si colorano
per farsi tatuaggi di un cuore incastrato tra le rughe di un borgo, di un
colle, di un Rio, di un monte.
Si soffre agli inizi. Il polemos
è tutto qui fra la poesia della prima parte e quella successiva. Sì, si soffre
per strade desolate, per abbandoni, per silenzi
estenuanti, o per solitudini incise solo da un vento che onde rincorre tra l’erbe:
Corri
fuori di casa
appena
puoi
perché
il freddo
tra
le mura t’opprime,
la
solitudine.
Siedi
al sole, riposi
e
l’ansia ti prende:
non
vedi non senti,
né
persone né mezzi,
solo
il vento che onde
rincorre
tra l’erba,
uno
stanco stridio d’uccello
e
d’un aereo il rombo lontano… (Paese).
Si soffre per il vano e
melanconico sopraggiungere di un camion di frutta inutilmente strombettante:
Primo pomeriggio.
<<Mele
pere,
pomodori
broccoletti>>
rimbomba
invitante nell’aria
la
voce dell’altoparlante.
Arriva
strombettando
il
camion della frutta.
(…)
“Questo
è un cimitero”
grida
al vuoto il venditore
<<Eppure
è un bel paese!>>… (Sbircio dai
vetri, della finestra).
C’è
questa Tristezza, con la T maiuscola, c’è questa cinerea Solitudine:
S’accompagna
alla Tristezza
la
cinerea Solitudine,
alla
Malinconia,
cede
alla Riflessione,
sull’Enigma
indugia del poi,
cerca
conforto in Coloro
che
più non sono… (Solitudine).
Solo la presenza di amici animali
riempie in parte il vuoto che il tramonto accarezza con le sue mani di pesca:
È bello avere amici
cani
gatti uccelli:
colmano
essi il vuoto
dei
giovani andati altrove
in
cerca di lavoro ( Tutti amici).
Da
qui parte la Nostra. Dai minimi particolari, dalle piccole cose - messaggi
rievocativi comunque -, che tendono ad ingigantirsi per concretizzare le
emozioni dell’esistere.
Ma c’è, anche, e soprattutto, la Natura; e il suo apporto è
determinante per la scalata della Rufo che con
l’effetto rigenerativo di frescure di ossigeno, e cinguettii di “piccole
italiane” ritrova se stessa. E lo fa coi tramonti iridei, con le sere
terminali, con le vergini primavere, i palpiti verdicanti che rendono
eternamente viva e sapida di vita quell’assenza che sembrava dominare sul
tutto. Non è così! Non è più la mancanza a dominare. Perché il dio Pan prende per mano la poetessa e la
porta fra gli àmbiti più reconditi, pur sempre familiari, del Paese; là dove ancora puoi ascoltare la
pace:
... ascolti la pace
nel
cielo turchino,
una
pace infinita,
del
silenzio il respiro,
la
musica dolce dei rivi
che
scendono a valle
dai
monti,
lo
stormire del vento
tra
le fronde,
il
coro giulivo
d’uccelli
in concerto
e
nell’aria
aspiri
profumo di puro,
di
menta origano timo,
rosmarino,
di
verde, di terra,
di
fiori d’ogni colore (Eppure…).
Un’ode
di sapore tibulliano: “Hoc mihi contingat”.
Una natura generosa, vivace, tenera, compagna eloquente che si impadronisce dell’animo della Rufo e
lo intrufola nelle sue alcòve profumate
di effluvi d’aria sopita:
…
Stormisce il vento tra le foglie
argentee
degli ulivi,
intonano
i torrenti sinfonie,
motivetti
allegri scandiscono gli uccelli
e
i fiori soffiano effluvi nell’aria sopita (Rifugio).
Dove:
Al
primo ti svegli
mattino
di maggio
e
vedi le rondini
che
giocano in aria,
atterrano
virano in alto
(…)
il
cinguettio delle “piccole italiane”
e
il tuo cuore che batte,
che
batte felice (Brio).
Ed
è facile sperdersi in paradisi di memorie colorate per sottrarsi alle
ristrettezze del presente. In quelle possiamo estendere i nostri voleri fino a
trovare quietudini di largo respiro; come è facile sperdersi in sprazzi di
cielo, di terra, di mare, di campi di neve:
Non
segue natura
l’evoluzione,
non
cede
al
cambiamento,
torna
a fiorire
in
primavera,
a
scaldare
il
mare d’estate,
a
produrre
frutti
in autunno,
a
coprire
di
neve in inverno.
Ed
ormai la Nostra è presa. È posseduta dalla sua terra che sembrava inquietarla,
e che ora rispecchia con la sua metamorfosi l’alter
ego del vivere. E vola con ali d’aquilotto sul monte Castelnuovo, che
la chiama, le parla, e la invita a
riposarsi sulle sue cime; vola lungo la riva del Rio, sfiorando le sue acque
sapide di una storia:
In
ogni tempo s’è aggrappato
al
mio sasso Castelnuovo.
Era
una volta a Santa Lucia,
ai
miei piedi,
lungo
la riva del Rio;… (Parla monte
Castelnuovo).
E vola instancabile sul monte
Marrone, invocandoci di seguirla alle grotte di Centrillo:
Troverete
sui miei fianchi
la
grotta di Centrillo
detto
“Il gigante buono”… (Parla monte
Marrone).
Ogni
angolo del suo milieu la riconosce, e
le comunica il proprio affetto, la propria vicinanza.
E tutto si fa festa. Una festa
sana, pulita, gioiosa, anche se un po’ malinconica. Una di quelle feste che si
svolgevano una volta in paesi dove era facile essere vicini e fraternizzare. E
in questo Paese è rimasta la
tradizione della fratellanza, forse perché ha mantenuto un che delle cose buone
di altri tempi; forse perché, non troppo omologato, non troppo frettoloso nei
ritmi di vita, ha conservato fra le sue vecchie mura quel sapore di ammicchi
giovanili negli occhi vissuti. E la Rufo, alla fin fine, ne è felice, e gioisce
di poter danzare coi pochi vecchietti rimasti, sdentati, e vacillanti, pur
cosciente di un tempo che svuota e che fugge:
… si scherza si canta si suona
e
infine si balla.
Si
sfrenano, sorridono tutti,
anche
i vecchietti (Che buffi!)
sdentati,
e vacillanti (Festa).
Perché
lì c’è il suo cuore; è in quella casa:
…rifugio
costante,
dei
nostri depositaria
segreti,
parte
è divenuta di noi
(…)
dei
tesori
dell’animo
nostro,
dolore
ci costa
abbandonarla,
pianto
e rimpianto.
E
la sua storia fra quelle mura.
Nazario
Pardini
18/01/2014
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