Pensieri tratti
dall’intervista di Enrico
Colombo
a Paolo Bassani
Quando hai scritto la tua prima poesia?
Probabilmente, come capita ancor oggi, i primi versi nacquero sui banchi di scuola…
Volendo, poi, dare una data certa alla
mia prima vera poesia, dirò che è nata il 10 settembre 19 57. Il giorno in cui
morì, improvvisamente, mia madre, ancor giovane… Io ero ragazzo… quel 10
settembre divenne la linea spartiacque che divise il tempo spensierato
dell’infanzia dall’asperità della vita. La poesia nasce come elementare bisogno
dello spirito, per esprimere ciò che il cuore non riesce a trattenere; nasce
con intento consolatorio per colmare l’abisso di solitudine che si apre nel
cuore. La solitudine non è soltanto dei vecchi ma può essere anche dei giovani.
Quali sono i filoni principali della tua poesia?
Sono tre i temi principali ispiratrici della
mia poesia: il culto della memoria, il paesaggio (geografico ed umano), e la
vita di tutti i giorni, ovvero la quotidianità.
Quale il paesaggio preferito dalla tua poesia?
Il paesaggio cui si ispira la mia poesia è
essenzialmente quello ligure-lunigianese: il paesaggio marino con il nostro
Golfo, le Cinque Terre; il paesaggio dell ’entroterra con la Val di Vara, la Lunigiana ,
con i nostri fiumi la
Magra , il Vara. Paesaggio geografico ma anche umano che, nel
ricordo dell’infanzia, mi riconduce all’antica civiltà contadina. I primi anni,
durante la guerra, furono vissuti a Castagni Grossi, una sperduta località
boscosa della montagna caprigliolese. Dell’antica civiltà contadina custodisco
ancora nel ricordo, immagini, suoni, profumi…
Volendo dare una definizione alla poesia, che
cosa diresti?
La poesia è un elementare bisogno dello
spirito che si incontra con la cultura per far diventare la scrittura, il segno
convenzionale, parola viva. Per onestà devo dire che questa definizione l’ho
presa in prestito da Mario Luzi. Di Luzi conservo un gradito ricordo: una
lettera scritta di suo pugno in cui commenta una mia poesia.
Nella realtà dell’oggi c’è ancora posto per la
poesia?
Sì, nonostante le apparenze, la poesia rimane
presente nell’uomo. A volte inconsapevolmente. Per fortuna l’uomo di oggi,
anche se vive in una civiltà dominata da sorprendenti tecnologie, rimane pur
sempre uomo come in passato e come, sicuramente, resterà in futuro. Uomo con le
sue speranze, i suoi sogni, sì, anche con i suoi dubbi, le sue contraddizioni,
ma anche con l’inesausta sofferta ricerca della verità.
Non pensi che oggi l’immagine sia diventata
protagonista nel mondo della comunicazione, relegando in secondo piano la scrittura?
Effettivamente l’immagine ha beneficiato
maggiormente dalle nuove tecnologie. Non è colpa certamente delle nuove tecnologie
ma di un complesso concause. La fretta, da dannata fretta dei nostri giorni, ha
sicuramente responsabilità nel ridurre il tempo a disposizione per la lettura.
L’immagine, o la parola, sono meno impegnative. La lettura richiede, pur sempre,
maggiore attenzione e concentrazione. Però, è attraverso la lettura che si costruisce
più saldamente il patrimonio del sapere.
Che cosa pensi delle nuove tecnologie? Non
credi che abbiamo portato un beneficio alla scrittura?
Sicuramente le nuove tecnologie rappresentano
ormai strumenti utili, direi indispensabili, nella vita dei singoli e delle
comunità. E non soltanto per i giovani ma, anche per chi giovane non è più.
Anch’io, nella mia attività di scrittura, sono passato dalla gloriosa macchina per
scrivere Olivetti 32 al computer. Non è stato facile. Ad una certa età non si
ha più l’elasticità mentale dei giovani. Nonostante questo, sono riuscito
–seppure con fatica- a prendere una certa confidenza con il pc e Internet.
Pensa che ho dedicato perfino un’ode al computer.
Oltre alla poesia, ti dedichi anche alla
narrativa. Abbiamo visto il tuo libro “I miei racconti per Televideo”…
Sì, da tempo, alterno la poesia con la
narrativa. Tu hai citato “I miei racconti per Televideo”: il volume che comprende
cento mini racconti scritti utilizzando il ridotto spazio di una pagina
televisiva: 17 righe, ogni riga il massimo di 39 battute. Come è nato questo libro?
E’ seguito alla vittoria del concorso Rai “Un racconto per Televideo”. A questo
proposito ho scritto alcune pagine della memoria.
Uno dei temi prediletti dalla tua poesia è
anche la vita di ogni giorno…
Sì, il vivere quotidiano è genuino ispiratore
della mia poesia. Il “male di vivere” direbbe Montale, ha ispirato ed ispira la
mia poesia. La lirica “Fortunato”, per esempio, è in sintonia con il problema
della mancanza di lavoro, con l’amarezza dei giovani che stanno cercando
faticosamente un lavoro, magari dopo anni di studio, di master, di
specializzazioni; un lavoro che possa dare una speranza al loro futuro.
E’ stato scritto che la poesia è un dono e,
quindi, ogni autore è lieto di donarla
E’ vero?
In linea di massima è così; anche se io ho
imparato a non dare più un libro di poesie a chi non interessa. Quando un autore ritira dalle stampe il suo primo
libro, egli vive un momento di entusiasmo irripetibile. E. così, nell’euforia
del momento, incomincia a distribuire il suo testo a destra e a manca, pensando di fare cosa gradita. Ma non
è così. Il tempo insegna a dare un testo di poesia a chi ama od ha, perlomeno,
un po’ di interesse per la poesia. Quando io mi convinsi di questo, decisi di
far pagare qualcosa per il libro. Ero ancora al lavoro allora, in una azienda
che contava più di mille persone. Pensai: se regalo il libro tutti lo
accettano, anche se non interessa. Se, invece, uno è disposto a pagare
qualcosa, significa che, in fondo ha qualche interesse per la poesia.
I poeti spesso rimpiangono il passato. Anche
tu senti questa nostalgia?
Sì, anch’io. Tante sono le cose che rimpiango
del passato. Innanzi tutto il “ magico tempo dell’infanzia” direbbe Leopardi. Le persone care che non ci
sono più ed anche un modo di vita più vicino, comunicativo. Nei miei racconti
per Televideo ho fatto una nota dei rimpianti…“avevamo le chiavi sulla porta e
cinquant’anni in meno”.
Quale consiglio daresti ai giovani che sentono attrazione per la poesia?
Non è facile dare consigli. Mi limiterò a
ripetere ciò che normalmente dico durante i miei incontri di poesia in classe:
qualunque percorso di studio e di vita sceglierete, lasciate sempre uno spiraglio
alla poesia. E la poesia vi aiuterà a vedere le cose nella loro giusta
dimensione e addolcirà, in qualche modo, il vostro cammino.
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