Nazario Pardini
Poesia intensa, morbida, ondulatoria; poesia nuova, efficace, e contaminante dove il verso con stratagemmi di impensata acribia emotivo-creativa abbraccia abbrivi volti in figurazioni di ampio respiro. Ed è con il sapiente gioco di metafore e d’impennate iperbolico-allusive che Attolico riesce a dare corpo a subbugli di polisemica significanza. Lo fa con invenzioni verbali, con potenzialità semantica, con nèssi di ermeneutica vis; lo fa azzardando sguardi oltre le parole, oltre il distendersi del verbo. E se il poeta chiede alla sera:
“Da questa quotidianità che gela
salvami;...”,
è perché c’è in lui la forte spinta a superare le
cose trite del presente e del circuito in cui siamo strinti, ed in cui è strinta
la nostra vicenda umana. Sì, un desiderio di fuga, di fuga verso la luce, verso
alcòve che racchiudano immagini mnemoniche, e che tengano letti di fresche e
sane speranze con cui rinvigorire un presente atono; rinfoltirlo con immagini
che vibrano nei villini fragili del cuore. E ci sono le assenze, le sottrazioni
del vivere, e la coscienza di una precarietà che lima il verso e lo appoggia
all’incerto cammino del procedere terreno. D’altronde la verità schietta e pura
è irraggiungibile e anche l’amore fa parte di un gioco flessibile che può dare
turbamento, ripensamento, melanconia, fino a:
“nel ritornarmi un addio negli occhi
oltre l'impossibile ,
oltre un morire silenzioso e immane
ed io non so se piangerne”.
C’è la vita tutta in questi versi di rara
sonorità, di melodia endecasillaba, di versi che la sorreggono; una sonorità
che fa da significante metrico agli impulsi meditativo-emotivi. Un’inquietudine che si distende come un tappeto di velluto ad accogliere
l’incedere del canto. Ma forse sta proprio nella simbiotica fusione fra Eros e Thanatos il
nerbo determinante del vivere; nella coscienza del loro esserci; e in una
possibile felicità tanto innocente quanto infantile; e quando:
“.… Quando
la sua crosta scricchiola
con
il suono più vicino all'amore ,
risillaba
le parole che lo fanno esistere
e le
traduce in sensi e luoghi
in
gioia inestinguibile
effusiva
come una scolaresca di bambini in gita”,
sì,
lo fa rifiorire Achille Serrao, ma con i versi di un poeta, quelli di
Attolico, che sa cogliere il patema di chi vive ed ha vissuto quel grande
sentimento che rende sacra la vita.
SERA
Portami
con te.
Dalla quotidianità che gela
salvami;
e
riconduci a crisalide di sole
questo
intenerito grigio
di
piazza che si sfolla,
muto
cubicolo dolente
del
bisogno di luce che lo svaria
Terse
intriganti egemoni armonie
e
spaesamento amore incantamento,
defatiganti
ostaggi alla memoria.
Li
ho qui sul viso;
come
balconi saturi di fiori
nei
villini fragili del cuore:
un
emiciclo di assenza
che
mi abbaglia
Da Piccolo
spacciatore, 1964-1967, Editrice Il Ventaglio
Ti
ricordi dell'amore appena in tempo.
Come
una nube improvvisa
fa
da schermo al sole,
così
le tue parole ritornano sul viso
lo
stupore di esistere,
la
disabitata tristezza di conoscersi
Forse
il tuo amore ora
è in
questo breve margine:
nel
ritornarmi un addio negli occhi
oltre
l'impossibile,
oltre
un morire silenzioso e immane
ed
io non so se piangerne
o
sorriderne
Da I
colori dell'oro, Poesie d'amore 1975-1987, Caramanica Editore, 2004
LA GIOIA
NEI COLORI
(Ad
Achille Serrao, in memoria)
Ora
che ormai
soltanto
una eco può sorprenderci
lasciandoci
negli occhi i resti di un sorriso,
per
contro
i
tuoi colori sono il pane di una consuetudine,
di
una relazione feconda e ineludibile
Quando
la sua crosta scricchiola
con
il suono più vicino all'amore,
risillaba
le parole che lo fanno esistere
e le
traduce in sensi e luoghi
in
gioia inestinguibile
effusiva
come una scolaresca di bambini in gita
Inedito
2013
Leopoldo
Attolico (Roma, 5 Marzo 1946), ha pubblicato, a partire dal 1987, sei
titoli di poesia e quattro plaquettes in edizioni d'arte . Ha collaborato e
collabora alle principali riviste letterarie . Il suo ultimo libro, La
realtà sofferta del comico, Aìsara, 2009, è prefata da Giorgio Patrizi,
con postfazione di Gio Ferri .
www.attolico.it
Luminosa e ricca di Humanitas la poesia di Leopoldo Attolico che scandisce in un metro sereno e vibrante pensieri, incertezze, ricordi fusi in immagini nitide e senza tempo dove la metafora è realtà.
RispondiEliminaRosaria Di Donato
Sono versi di grande eleganza formale e carica espressiva. Il poeta ri-veste le parole di nuovi significanti per dire un sentire che non potrebbe essere detto altrimenti e con-preso dall'altro.
RispondiEliminaQuesta è poesia.