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LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO
LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO
DI
PASQUALINO CINNIRELLA
Premetto
che è da poco tempo e per caso che ho scoperto il suo culturalmente valido ed
interessante blog soprattutto per quanto
riguarda la poesia e dove vi ho ritrovato cari amici poeti che conosco, stimo e ammiro (alcuni incontrati di presenza) per le loro opere
poetiche le quali mi lasciano sempre – a bocca aperta. Pertanto, non passa
giorno che non apro il suo blog per seguire, aggiornarmi o semplicemente
leggere delle belle poesie. Ultimamente ho seguito e seguo con molto
interesse il dibattito sulla poesia del
domani posto in essere dal poeta Giorgio Linguaglossa. Non sapendo, ma anche non volendo entrare nel
dibattito, anche perché non mi ritengo all’altezza dei vari autori intervenuti,
desidero comunque esprimere un mio modestissimo pensiero in merito. Ritengo, prima di tutto, che buona parte di
tale dibattito sia del tutto speculativo anche se comunque resta interessante (ma
fino ad un ceto punto). Perché Le dico ciò ! Perché ritengo che ogni poeta che
si rispetti (come tutti i sopra menzionati miei amici e non) sappia che cosa sia
la poesia pur consapevole che non è facile, se non impossibile, darne, con le
sole categorie umane, una sua definizione esaustiva che la determini nella sua globalità.
Ne deriva che la poesia ha mille e più concetti e definizioni di se, tanti
quanto sono i poeti. Tra veri poeti vi è, immancabilmente, un sotteso legame
inscindibile che li accomuna, dato esclusivamente dal sentimento e/o
sensibilità propulsiva che li pone a
mettere nero su bianco; quindi quel
bisogno inalienabile ed obbligante che li vincola ad esternare, a comunicare in
versi quel proprio intimo sentire. Il
resto, mi si perdoni, è elucubrazione fine a se stessa la quale, a mio modesto
avviso, crea inevitabilmente quel distacco tra poeta e amatori della poesia,
tra poeta e fruitore e perché no tra poeta e poeta. Per me dice bene R. Mestrone
quando ammonisce i poeti d’oggi che non sanno o non vogliono scrivere chiaro,
immediatamente comprensibile. Non crede anche
Lei Prof Pardini che questo distacco sia la causa principe o la sola per la quale la poesia non ha mercato
editoriale? Decenni fa nella mia Caltagirone si tenne un convegno sulla Poesia Siciliana
contemporanea. Furono tre giorni di martellamento lessicale astruso e
conseguentemente arido, inoperoso per il quale l’uditorio ne uscì mortificato
ed attonito in quanto la parola in versi
invece di unire, di comunicare, di esternare al proprio simile il proprio modo di
sentire poetico, isolò letteralmente l’uditorio dai vari poeti o relatori intervenuti.
Mi perdoni ,si fece solo sfoggio della sola padronanza lessico-verbale degli intervenuti finalizzata a se stessa; chiacchiere tra loro.
Il primo poeta italiano: San Francesco, non diceva che: “ le cose semplici sono
le più belle? Per quanto riguarda la
funzione del critico dico solo che esso- ha il compito ONESTO di fare da ponte,
da tramite tra l’autore e la possibile numerosa platea di ascoltatori o lettori
- per porgere il più possibile digeribile quanto di commestibile
intellettualmente viene offerto dall’autore.
Mi
permetto inviarLe in allegato alla
presente due mie poesie che, data la tematica, mi pare siano in sintonia con
quella della bellissima antologia sul blog
“ Il faro degli scogli di Leucade".
Grazie
per l’attenzione
PASQUALINO CINNIRELLA
RICORDI
Il chiaro della luna sulla sera
svelava la valle e da lontano,
tra gli stipiti dell’uscio di una casa
solitaria (sospesa
nella penombra),
oscillava un lume per la brezza serale
cullando
ombre di uomini stracchi
tornati dalle messi.
Sera estiva di campagna
con la capra legata al ceppo di brughiera
e il fieno stagionare sul maggese.
Il carro lento nell’andare cigolava nell’aria
ritornando al fienile dove dormivano la notte
uomini e armenti… già svegli
quando il gallo cantava alla stella dell’alba.
Fanciullo irrequieto, madido di sudore
per le corse senza fine e capriole,
-irriverente - ridevo di mio padre
per il
vento gonfiargli la camicia
come a San Pietro al mio paese
nella festa di Pasqua;
per le nenie cantate a piena gola
tra covoni a schiera, a pila sull’aia
(platea silente
senza mai un applauso);
per il suo grave discorrere col mulo
cui dava pacche-carezze sulla fronte
se ringhiava
sotto il peso della soma.
Di mio padre
tacevo nel guardargli
perle di sudore stillare dalla fronte
…per un mio tempo
migliore.
Giu.89-Ott.00
- 29 Pasqualino Cinnirella
SE CON ME RIMANI
Tu, rivesti di cielo quest’aria chiusa
che odora di tempo malinconico e solo.
Verranno stelle sopra noi
assorti nell’ora che rinvia tristezze
se con me rimani e dici, di te smemorata,
parole nuove come petali.
Coglieremo nella quiete,
nell’angolo in penombra sul sofà
grappoli di sogni appesi alla memoria
tra pampini d’attesa
e brilleranno le iridi che sanno
ogni cosa
del mio travaglio a vivere.
Magg.89
– 12 Pasqualino Cinnirella
Il flusso della memoria trova ragioni nel cuore e nella mente; e si connota per freschezza di immagini e per rattenuta commozione, in una dimensione intima e colloquiale che è comunque ravvivata dalla speranza.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Caro Pasquale, come sempre mi sorprendi con i tuoi pensieri critici sulle mie poesie. Grazie Pasqualino
Eliminasono d'accordo con Pasqualino nell'affermare che definire cos'è la poesia è molto difficile e,comunque ,soggettivo,perchè la poesia è emozione,in chi la scrive e in chi la legge, e le emozioni non si possono incasellare.
RispondiEliminaNon ho avuto ancora tempo di leggere i posts sul dibattito cui fa cenno Pasqualino,ma anche per me la poesia deve essere immediata e accessibile a chiunque.
Ho riletto con piacere queste due liriche che già conoscevo,
dove intenso è il profumo dei ricordi,arricchito dal rimpianto.