…
Un dire, che, preso a sé, può essere interpretato come monito universale, come
input ad agire, a sentire, ad avere verità negli occhi e grazia più a fondo. Un
monito che può essere indirizzato ad ognuno di noi, un’esortazione ad un
comportamento etico ed umano di grande valenza spirituale, sociale, ed
esistenziale, anche. Ma se inserito in un contesto dove il lui: è abissi da scalare,
ramo come foglia d’autunno, profumo di rose, piccolo campo incolto, luce
furente; e lei: il mare gonfio, sospiro in moto, inverni che si mettono in
fiore, onda, risacca, speranza, zattera sicura in braccio, nel suo petto, fino
a “E mi sfiori poi,/ poi mi guardi e di nuovo mi sfiori”, certamente assume una
significazione più intima, personale, tutta rivolta ad una scalata all’azzurro
con ali tinte di verità private, di illusioni e misteri, di giovani albe, di
compenetrazioni di amorosi sensi…
Dalla Recensione di N. Pardini
Materia
grezza
Che tu
abbia materia grezza,
che tu
sia legno di zattera
e saturo
di sale vada stupito
a
domandar dove andare.
Che tu
non abbia ori nello sguardo,
né
aquiloni nelle braccia,
ma
verità negli occhi
e
grazia giù a fondo,
per le
strade delle ossa.
Che tu
abbia materia grezza
e genuina
essenza.
Da Materia
grezza, Genesi Editrice, Torino 2014
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