lunedì 5 dicembre 2016

EMMA MAZZUCA "INEDITI"


Maurizio Donte,
collaboratore di Lèucade

Quante volte le parole si rivelano inefficaci, quante volte si disperdono nel vento, si sciolgono in lacrime salate come il mare, e quante volte s'infrangono come i marosi sugli scogli, o sulle erte mura del silenzio indifferente? Così la poetessa, ricorrendo a forti immagini simboliche, ad efficaci metafore,  comunica al lettore la sua pena per il distacco di chi le era caro. Ecco, sono parole queste, dense d'emozione, di rimpianto, dove la poesia prende il posto di quello che non si può più dire a voce, perché quella voce, come foglie, la disperde il vento, e non si posa più, come prima, in chi dovrebbe. Poesia davvero intensa attraversata da brividi di sentimento nostalgico, che si ferma dinanzi alla porta dell'altro e con educazione attende la chiamata per muovere nuovamente le ali, e sorvolare il muro dell'incomunicabilità creata da un dissidio, da una divergenza d'opinioni, o semplicemente dalla fine d'un amore. Attende sì, come un fuoco acceso attende l'uomo per riscaldarlo dal freddo della solitudine. Un canto alto, nobile, questo, dove il sentimento, la parola si fanno corpo unico e vibrano insieme all'unisono nel chiamare, quale dolce sirena di rimpianto, il tempo bello dell'amore e la gioventù che in dati giorni si lega così spesso nell'immaginario di tutti, ma che invece è retaggio, e bagaglio di viaggio per ognuno di noi.

Maurizio Donte




Il senso delle parole

Il senso delle parole
che appartiene a te
è un miraggio senza fine

mio vento, mia pioggia,
mia oscurità, accoglietemi
dentro il tormento

io ti accetto perduto.



Tu ti distanzi

Tu ti distanzi
dai sentieri delle parole,
vagavano per visioni di boschi
e il tempo era in ogni fronda
convinto degli ampi frastuoni
che giungevano dalla terra.

Smorzate le voci e ingoiato il batticuore
cenere dispersa furono gli istanti,
cose rovesciate di una città ignota.

Una via desolata
erge mura ciechi di case,
l’addio ad aditi su cardini di dolore.

Il richiamo di una dubbiosa svolta
forse nasconde un diverso nome,
la pena di uno sguardo che brilla
per antiche lacrime.


Che riecheggi il mare

Che riecheggi il mare
a frantumare mesti profili di mura
dove la solitudine giace
in rimaste sembianze.

Si squarci il sussultare dei flutti
per il nostro cammino,
noi materia e vela e remo.

Un fossile incastrato sono
senza il tornare delle tue mani,
una conchiglia ricolma di sabbia
che più non suona al vento
se in te silenzi
l’evento delle parole.

Tu solo hai parole nella voce illuminata
di risacche capricciose
che mutano in canto il mondo
ad ogni nuova aurora.


Ricordi

Sedimenti di memoria
strato su strato,
il fiume flette i salici
sfiorando il velo d’acqua
dentro le roste
come sassi immoti
l’ombra degli altri

e tu immobile.



Dissolvenza

Oltre le finestre
vedo l’autunno liquefarsi
in prolungati gemiti di pioggia
e nel frusciare del vento
l’eco finale della perduta estate
- e tu non guardi

le tormentate musiche che sento,
hanno in cuor mio, di beltà malato,
nascenti accenti –
e tu non ascolti

soltanto i rami
nudati dal declino delle foglie
parlano, come mesto gemito –
e tu non parli

tu più non sei, eppure io ti sento vivo,
nella dissolvenza di questo mondo

di ombre alla deriva.

Emma Mazzuca

3 commenti:

  1. Un grazie infinito al prof. Maurizio Donte per il bellissimo e profondo commento che ha voluto dedicare alle mie liriche suscitando in me viva emozione. Nuovamente ringrazio unitamente al grande prof. Nazario che non smetto mai di ammirare e di stimare per il suo valore di uomo e poeta.
    Emma Mazzuca

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  2. Per amore di verità lo devo dire: sono solo un appassionato di poesia con un diploma universitario di tecnico di laboratorio biomedico e non un professore, ma sono lieto che il mio modesto commento le sia piaciuto, Emma. Grazie

    Maurizio Donte

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  3. Per amore di verità lo devo dire: sono solo un appassionato di poesia con un diploma universitario di tecnico di laboratorio biomedico e non un professore, ma sono lieto che il mio modesto commento le sia piaciuto, Emma. Grazie

    Maurizio Donte

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