Franca Donà, collaboratrice di Lèuca |
La semplicità, la fluidità, l’emozione,
il realismo còlto negli attimi suoi più fulgidi, e l’armonia di un verso che
spesso ricorre a endecasillabi di urgente euritmia. Chi non ha scritto una
poesia sulla madre? Ma questa è giusta, controllata, non data in pasto ad un
sentimentalismo decadente e mellifluo; ma dolce sì, sincero pure, umano anche.
Una visita con la madre: apprensione, dubbi,
incertezze, paure. E i versi cercano di reificare con la loro stesura i vari
tempi della storia. C’è la vita, l’amore, la coscienza del tempo rapitore; del
tempus fugit, ma c’è anche la natura a mettere del suo nel dare rilievo alle
cose buone, alle riflessioni, ai palpiti in gioco “Ci accoglie un paio d’occhi
a mandorla/ in quel bar, fuori l’ospedale,/ con la primavera che ha fiorito i
tigli/ lungo il viale e l’ombra profumata/cancella il grigio delle cose
bianche.”. E i racconti della madre si
fanno manna per il cuore della figlia, saranno sempre gli stessi ma danno gioia;
ci dicono che la persona che amiamo è lì, accanto, coi suoi difetti ed i suoi
pregi. Sono parole che entrano come acqua pulita in una bocca assetata: ricami
di rughe, racconti di sempre, di un’estate senza fine, riso degli anni
migliori, le gambe svelte, giri di valzer, l’ultima poppata, cinque volte
madre, le mani a cucire e ricucire, “sempre per tenere insieme i pezzi di una
vita.”, quella dipinta negli angoli di un
volto; tante emozioni date in pasto a versi capaci di contenerle, di dare loro
corpo, di impreziosirle con la magica effusione di un lirismo che contamina e
giunge diritto al seno.
Le
cose di sempre (a mia madre)
Ci accoglie un paio d’occhi a mandorla
in quel bar, fuori l’ospedale,
con la primavera che ha fiorito i tigli
lungo il viale e l’ombra profumata
cancella il grigio delle cose bianche.
Sul tavolino incontriamo le mani,
due piccoli calici e i tuoi occhi verdi
e penso a quanto tempo ci hai messo
a ricamare quelle rughe, a farle
brillare
mentre racconti le cose di sempre
come se fosse appena ieri l’estate,
il riso alto che odora degli anni
migliori
le gambe svelte tra un giro di valzer
e l’ultima poppata, cinque volte madre,
le mani a cucire e ricucire, sempre
per tenere insieme i pezzi di una vita.
Cara Franca, carissima amica, in un mondo dove vien detto spesso che la poesia...è voce di una vita, della sua anima, è pennellata di emozione, anelito a una luce, alcuni poi si contraddicono sottolineando la necessità di ricercare parole,strumenti senza i quali non si è degni di entrare nel tempio. Dal mio piccolo ti dico solo di non cambiare, di fregartene della forma e la ricerca di parole, se sono incapaci di emozionare. La tua poesia emoziona, emoziona il tuo umano sentimentalismo, come giustamente osservato nelle sublimi parole del professore Pardini. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaGrazie Emanuele, Amico carissimo e poeta gentile. La mia natura è semplice e schietta, e le parole che scrivo sono semplici versi del cuore. Ringrazio te e il Prof. Pardini per le vostre parole, e insieme a voi ringrazio chi mi legge su questo meraviglioso approdo di Poeti. Franca donà
RispondiEliminaCiao, Franca. Le cose di sempre sono, secondo me, anche le parole di sempre. Nel vero sta la poesia autentica, quella che va dritta al cuore e alla mente di chi legge e ti viene restituita sotto forma di profonda empatia. Questo provo quando leggo i tuoi versi semplici, mai banali. La semplicità è un grande fondamentale pregio per la bellezza e per l'eleganza... e lascia perdere certi timori. Sono altri coloro che dovrebbero porsi il problema, mi sembra di avertelo già detto. Ti abbraccio con affetto.
RispondiEliminaMaddalena Leali
Leggo solo ora il tuo commento, cara Maddalena, ed è un piacere e una gioia immensa ritrovarti in queste righe, con la generosità e la simpatia che ti fanno grande. Come dici tu le cose di sempre fanno parte della nostra vita quotidiana, in cui i sentimenti, le emozioni, sono ciò che fa muovere la mano per raccontare, in tutta semplicità...grazie cara amica. Con affetto ricambio l'abbraccio. Franca Donà
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