mercoledì 23 maggio 2018

FRANCO CAMPEGIANI LEGGE: "COME VELE BRUCIANTI" DI M. T. CODOVILLI



LIKE BURNING SAILS
(COME VELE BRUCIANTI)
testo poetico (bilingue) di Maria Teresa Codovilli
(Gradiva Publications)

Franco Campegiani,
collaboratore di Lèucade


Uno sperimentalismo sui generis quello di Maria Teresa Codovilli, che ha dato recentemente alle stampe Like burning sails (Come vele brucianti), testo bilingue, tradotto in inglese da Ada Ugolini Filippini. Edite da Gradiva Publications, queste pagine propongono il suggestivo fuoco pirotecnico della nota poetessa di Cattolica, con quel suo stile inconfondibile che non ha alcunché di fatuo o di effimero, come è tipico dei tanti sperimentalismi usa e getta dei tempi attuali, ma che attinge al mistero semplice e complesso della coscienza cosmica, di cui nulla si sa e nulla si può sapere, ma che balena nella creatività dell'uomo, se e quando sia libera dai miasmi dell'ego, dal manierismo eccentrico che troppo spesso s'impone (non da oggi) nelle formule espressive.
Il fuoco della Codovilli non è intellettualistico, non è costruito a tavolino e risulta appeso all'incontro/scontro incandescente dell'Essere e del Tempo, perennemente divergenti e convergenti tra di loro. Un moto oscillante che cattura l'armonia nella frammentazione stessa dell'immenso mosaico. Armonia di contrari. Dodecafonia, musicalità viva e stridente. Luce sghemba e paradossale che sgorga dal connubio inscindibile di negazioni e affermazioni. Poesia ossimorica, contraddittoria in superficie, ma armoniosa nel profondo, capace di evocare l'ordine implicito, incomprensibile, che governa dall'interno tutte le cose, giacché sta nella frattura, nella moltiplicazione, il segno inconfutabile della presenza dell'Uno.
Poesia di conoscenza, pertanto, nuova nel diorama sostanzialmente manieristico e narcisistico dei tempi attuali. Lo sperimentalismo della Codovilli fa spicco perché non è un gioco di prestigio, ma è interrogazione tesa alla ricerca della "fonte-poesia che disseta". E' atto che attende "la profezia possibile a intravedere ancora / un esito di rinascita e di luce". "Brucio d'insonnia / nella notte illune/ - quando, l'aurora?", si chiede la poetessa. E ancora: "Dove va tutto questo verde, il prato / il campo / la selva?", "da quale immenso dove primario viene, / e a quale dove si avvia / quando lo divora l'inverso cammino?". Dove tutto scompare, da dove tutto viene? Poesia appesa al tempo sacro delle origini, al big bang intramontabile che è sempre con noi, vicino a noi, a dispetto di ogni caducità, e anzi proprio in virtù di essa.
Noi viviamo e vivremo sempre nella magia delle origini, almeno fin quando un fiore nascerà e fin quando dal profondo potrà germinare la vita. La creazione è perenne, come ogni spirito creativo sa. E il poeta è un tramite attraverso cui è la vita stessa a cantare, rinascendo in continuazione "da un altro dove, / in un diverso come, / a un nuovo altrove". Poesia metafisica, pertanto, e per questo problematica, colta in una terra di mezzo, "duplice sete di  partenza e di definitivo approdo". Si è in una posizione di limite estremo, dove tutto si corrompe e si liquefa, ma dove tutto è pronto per riprendere vigore e spiccare nuovi voli: "S'apre / si chiude / la verdità del grano / (oro segreto)". Una sospensione che è equilibrio, e sta qui la vera conquista.
Essere e Divenire fusi in un unico respiro, dacché ciò che è scorre e ciò che scorre è. Il passato e il futuro stanno l'uno nell'altro, si rincorrono come i ricordi e le attese. Le arcane radici ci sospingono verso l'avventura dello spazio e del tempo, ma questa ci riconduce inesorabilmente a quelle (al "Dove di ogni dove", scrive la poetessa). E' dal semplice che viene il complesso, e viceversa, in quell'"accenno di multipla danza avvolgente" che la Codovilli può scoprire nel campo di avena matura scosso dal vento. Ed è questo il leitmotiv del canto, avvinghiato alla pulsazione (diastole/sistole) di ogni battito vitale, all'intermittenza luminosa delle lucciole, come del pulviscolo stellare, all'inspirazione/espirazione propria di ogni respiro.
Interessante la struttura del verso: pieno di incisi, di parentesi, di flashback, di accelerazioni e decelerazioni, a significare un percorso labirintico dalle imprevedibili soluzioni armoniche. Una complessità delle cose sorretta e tenuta insieme da un principio semplice e unitario più profondo, misterioso. E cita Holderlin, la poetessa ("Là, ovunque io sono, tutto sta insieme"), ad esergo della poesia suddetta (Il campo di avena maturo). Tutto è in movimento nello spazio e nel tempo, ma c'è una coscienza immutabile, interna alla dimensione spaziotemporale, che vigila ed è presente ad ogni mutazione. Eternità e contingenza, due piani distinti e collegati di ogni essere, di ogni singola esperienza creaturale.
Ci sono versi struggenti dedicati al marito scomparso: "Sono imprigionata nel pensiero dell'assenza di te, / labirinto che su di sé si chiude / e a cerchi sempre più stretti mi cattura: //... // Eppure, / affilata e impotente come la zagaglia dell'arcaico guerriero, / esigo un esito di verde da tutto questo mistero del male, / e da tutto il male del mondo; / nel tempo che ci resta, esigo il rifiorire dal dolore, sempre... / E per noi - vinta la stanchezza, nel sogno più lieto - / non so in quale dove, né come, tu mi vieni incontro e ridi / e sei salvo, sei sano, di nuovo giovane e pieno di vita, e  ci amiamo / mano nella mano, come allora, esultanti". Canto di fede profonda, canto dell'Araba Fenice. Antiorfico per eccellenza, induce a fidarsi della vita, a dispetto di ogni lato negativo.
Parlavamo di dodecafonia. E' il timbro musicale della nostra epoca sferragliante e caotica, che, se armonia può celare, non può che essere armonia di contrari: armonia della realtà, inclusiva, contrastata, sgraziata. Come era agli albori, probabilmente, quando la musica che accompagnava la poesia, non poteva che possedere sonorità realistiche, rusticane, lontane dalle edulcorate tonalità dell'astratta e raffinata armonia successiva, decadente e a senso unico, mentale, culturale. E tuttavia la poesia può stare dovunque, se c'è il poeta che riesce a cogliere i lati sottili della vita. Il sommo Dante l'ha trovata perfino all'Inferno, ponendo la dolorosa esperienza del male al servizio di un viaggio catartico verso le rarefatte armonie del Paradiso. Ciò che conta, scrivendo secondo il gusto e la moda del tempo, è di nominare le essenze, gli archetipi, i valori eterni dello spirito umano.   
                            
                                            Franco Campegiani




1 commento:

  1. Caro Franco, sei come la Grappa Bocchino "SEMPRE PIU IN ALTO!!!" Complimenti di cuore. Pasqualino Cinnirella.

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