FRANCESCO CASUSCELLI:
Nota di lettura del libro: I dintorni del l’amore, ricordando
Catullo
Francesco Casuscelli, collaboratore di Lèucade |
Caro Nazario,
in queste tue pagine leggo me stesso e
t'incontro in luoghi di profondo silenzio e di intenso ascolto. Quando la
parola costruisce il ponte di comunicazione tra il poeta e il lettore s'innesca
una vibrante emozione che si diffonde reciprocamente. Ed è un libro che parla
di amore declinato in ogni sua variabile, dall'amicizia, all'amore per la sua
donna, a quello familiare e all'amore verso la natura che vede il mare come
fratello. Un libro di poesia accogliente dove leggere e respirare sono in
sincronia, dove la parola si sbriciola in contagiosi sentori emozionali.
D'altronde la poetica di Nazario nasce dal suo cuore ancora fanciullo che
coglie con stupore tutto quello che la vita ha offerto e continua ad offrire.
Non ci sono segni di rinuncia o di dolore ma forti energie di vita, di una
voglia di vivere piena, esercitando i sensi tesi spontaneamente all'acme. Qui
la parola sottrae il tempo al consumo e dialoga con il kairos
amplificando la dimensione temporale dell'altrove poetico. In questo libro "I
dintorni dell'amore ricordando Catullo" edizioni Guido Miano, sono
raccolte poesie d'impatto immediato. Tanti hanno espresso pareri sulla
musicalità dei versi pardiniani, dello stile che accresce il piacere di entrare
nello spazio tra i versi, ma qui ancora una volta c'è un concentrato
vertiginoso di quanto la parola può essere modulata come strumento musicale per
generare stupore. La parola che si fa poesia è un dono ed è anche ospitalità
per chi la legge, ritrovandosi tra questi percorsi dell'amore, non c'è dono che
non sia anzitutto un dono di reciprocità. Un viaggio nella memoria che non è
affatto legata al passato, come si potrebbe credere, ma è attaccata al presente
ch'essa stessa crea. Leggete e sentite questi versi, della poesia "In una
immensità che ti rapina," che riporto integralmente:
Il mare si avvicina e si allontana,
clessidra della vita. Io sono qui,
sulla spiaggia umidiccia del
mattino.
Seduto su un pattino, guardo il
piano
appena increspato dall'aria
frizzante
del novembre. Mi prende il largo
spazio:
sono nulla e il nulla si dilegua
nel vento salmastro dell'immenso.
Non odo più la bàttima né provo
sogni e tristezze in questo diluirsi
del cuore nel mio mare. Son fuscello
che si annulla nell'aria mattutina
portato sull'onda dall'ala leggera
del novembre. Forse rincaserà
l'anima mia in fuga negli abissi.
Ritornerà in prigione nel suo corpo,
riprenderà i suoi occhi per mirare
l'immensità del mare,
per pensare di nuovo che la vita
è quel fuscello breve che dimena
in un'immensà che ti rapina.
Allora ritroviamoci in questa raccolta di
poesia e lasciamoci permeare ancora da questa intensità fino a sentire tutta la
leggerezza dei dintorni dell'amore.
Francesco
Per dire sulla poesia del caro prof. N. Pardini non occorrono lunghe disquisizioni al fine di cogliere il nuce del dettato poetico pardiniano per la sua particolare chiarezza ed immediatezza espressiva. Il Vate ci offre il suo dolce poetico su un vassoio -senza coperchio-. Le poche parole di Francesco C. le ritengo esaustive per commentare e comprendere quanto sta oltre la parola poetica dell'autore. Pasqualino Cinnirella
RispondiElimina"La parola che si fa poesia è un dono ed è anche ospitalità per chi la legge, ritrovandosi tra questi percorsi dell'amore, non c'è dono che non sia anzitutto un dono di reciprocità.".
RispondiEliminaEvidenziando il concetto di dono e ospitalità, Francesco enuclea il cuore del canto pardiniano. Proprio così: non si può scendere nell'intimo di questo dettato se non si parte da questi due principi: la parola che si fa dono e fa dono della propria ospitalità al lettore facendolo sentire a casa come si conviene all'ospite che - non dimentichiamolo - è sacro.
Complimenti Francesco per averlo rimarcato,
Sandro Angelucci