Da Gli strumenti
umani
Anni dopo
La splendida la
delirante pioggia s'è quietata,
con le rade ci
bacia ultime stille.
Ritornati
all'aperto
amore m'è
accanto e amicizia.
E quello, che fino
a poco fa quasi implorava,
dall'abbuiato
portico brusìo
romba alle
spalle ora, rompe dal mio passato:
volti non mutati
saranno, risaputi,
di vecchia aria
in essi oggi rappresa.
Anche i nostri,
fra quelli, di una volta?
Dunque ti prego
non voltarti amore
e tu resta e
difendici amicizia.
Le sei del mattino
Tutto, si sa, la
morte dissigilla.
E infatti,
tornavo,
malchiusa era la
porta
appena accostato
il battente.
E spento infatti
ero da poco,
disfatto in
poche ore.
Ma quello vidi
che certo
non vedono i
defunti:
la casa visitata
dalla mia fresca morte,
solo un poco
smarrita
calda ancora di
me che più non ero,
spezzata la
sbarra
inane il
chiavistello
e grande un'aria
e popolosa attorno
a me piccino
nella morte,
i corsi l'uno
dopo l'altro desti
di Milano dentro
tutto quel vento.
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