IL
SOGNATORE VOLANTE
Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Franco
Vetrano con la Silloge “Il sognatore volante - Dibuono Edizioni- , segna una
tappa importante, dopo le Raccolte precedenti: “Con il cuore negli occhi” e
“Cento emozioni”.
L’Opera,
infatti, scuote le fronde dell’anima del lettore sin dall’introduzione
dell’Autore stesso, che sottolinea quanto sia ‘strano’ e amaro pubblicare con la Casa Editrice
Dibuono senza il suo fondatore Claudio, che ho avuto l’onore
di conoscere e che, ha lasciato ai figli il testimone di due collaborazioni con
il nostro Circolo :
quella con il Premio “Voci” Città di Roma e quello con il loro prestigioso
Concorso ‘La Pulce
Letteraria ’.
La
prima poesia della Silloge è dedicata “A Claudio” e non posso astenermi dal
citarla:
“Voglio spiccare il volo
con le ali d’acciaio,
vestirmi d’infinito
perché devo cercarti,
abbracciare le nubi
avendo la certezza
di stringere l’amico
che il cielo mi indicava”.
Franco,
si ritiene, per eccesso di umiltà, ‘artigiano dei versi’ e il destino vuole che
si definisse in modo simile –‘l’operaio dei sogni’, un gigante come Pier Paolo Pasolini.
Il
volo, in tutte le sue accezioni, sembra proprio il filo conduttore di questo lavoro. Volo inteso come sogno di una vita, scolpita a misura del cielo, volo inteso
come verticalità, tensione verso l’alto:
“Quanti giorni passati
con le braccia levate,
verso il cielo protese
a scolpire le nuvole”. – “Braccia
levate”
L’
Autore sembra più vicino alle nuvole, al loro navigare mutando forma, che alla
terra, che troppo spesso celebra ‘la vittoria degli egoismi / e il morire
dell’umanità’.
L’amore
per la natura - madre
- benigna- in molti affreschi salta agli occhi del lettore, a volte in una
sorta di atmosfera onirica, che non tange, anzi rafforza le caratteristiche di
Franco Vetrano Poeta dell’Uomo.
Egli
ci sollecita, infatti, anche in questo testo, a posare lo sguardo sugli
elementi e i sentimenti ‘elementari’. E la sua visione del tempo che
attraversiamo e ci attraversa, delle storie quotidiane, lungi dall’essere
estatica e visionaria, si configura come una valorizzazione dell’esistenza come
dovrebbe essere:
“Cerco invece di parlare
nei miei versi d’artigiano
dei misteri dell’immenso
e trovare per magia
dentro un verso l’universo”
L’universo,
a misura d’uomo, si rimpicciolisce, si umanizza e può essere contenuto in un
solo verso… quale incanto… e quale dimostrazione che tutto viene ricondotto
alle dimensioni ‘elementari’.
I
versi sono privi di artifici semantici, di virtuosismi a effetto. L’aggettivo
‘elementare’ lo intendo proprio come modo di scrittura reso trasparente come
acqua di fonte, accessibile al maggior numero di persone, sia come tematiche,
sia nell’aspetto stilistico. Eppure nulla viene tolto al lirismo autentico,
ispirato, alle immagini che rubano l’anima, alla capacità espressiva di un
Poeta che sceglie la sintesi, ovvero la difficoltà di dire tutto anche solo in
sei versi.
L’artigiano
dei sogni ci trascina nel suo ‘universo chiuso in un verso’ e trova accenti
memorabili, lascia affiorare il pacato disincanto dell’Uomo che abita la vita e
la sa misurare con i cinque sensi, ma che non si concede
vacanze
dai sentimenti forti, non perde mai il contatto con i sogni.
Una
Silloge, quella di Franco, nella quale crepita la luce romantica, dolorosa, a
tratti densa di saudade dell’Uomo - Poeta dei nostri giorni.
Maria Rizzi
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