LA "NEGAZIONE" DEI GIORNI DI
EDDA CONTE
Marco Dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Edda Conte con questo volume di poesia "pura"
sottende ogni riflessione alternativa sul significato e la finalità del
poetare.
In effetti le sue "Negazioni"
(30 composizioni) nei giorni della ritorsione tempo-spaziale, concepiscono una
visitazione della Natura oggettivata nelle sensazioni più amare e dolci che la Poetessa
sottolinea con forza.
Dialoghi e monologhi attraversano versi
in un arcobaleno di lumi e ombre descrittivi e coinvolgenti. Le cose si protagonizzano
prepotentemente in una condivisione naturale con l'esistenziale vissuto giorno
per giorno; canto per canto; degrado per non-essere quel che si deve.
È il sofferto recupero dell'Essere che
invoca la risoluzione dei problemi e della quotidianità stravolta nel "verso"
frazionato di piccoli "essere" solo apparentemente concilianti e
coesistenti.
La frattura è la risultante tra la "normalità"
codificata-assoluta e l'imprevisto del "fatto" di per sé relativo-imperscrutabile
e costituisce la "filosofica" trama/traccia del composto proso-poetico
della Poetessa.
Nessun dogma, nessuna "scuola",
bando al classicismo antico e presente, ma disamina oggettiva della
circostanza/dettaglio tra scenari calmi e sereni e tempeste interiori desolanti
a stento raffrenate.
Edda Conte incarna in tal modo la "nuova
arte poetica" negando il precedente itinerante dibattito sulla "creatività"
compressa e lacerata dalle "correnti"
della critica letteraria.
E qui arriviamo al nuovo significare/significato
del "poetare": non come introspezione derivata dalle percezioni-sensazioni
del "fatto", ma come stessa fattualità concreta che si sfila innanzi,
in ogni parola espressa tra spazialità indecifrabili e reattività temporali
sepolte.
Le scarpe, il cancelletto, lo specchio...
gli stecchi... i piccioni... il viale d'Arno... il balcone... le gemme dei
figli... il giardino sulla panchina... il sorriso... il vento... il portone...
ecc. ecc. sono protagonisti di questi versi riflessi che invertono il percorso
dell'Autrice e della sua "poetica" (dall'accaduto nelle cose alla
"ricerca" interiorizzata).
La finalità del creare è dunque
incardinata nell'itinerario intrapreso: rivalorizzare il contesto/contorno,
vero padrone dell' "essere" ovvero "essere" egli stesso, quantunque
un essere nascosto nel paradosso dell'interiorità protagonista (falsa) del
risultato complessivo.
Edda Conte coglie quindi con originale
paradosso compositivo il finalismo più vero e si "crea" non nel sè
più evidente, ma nell'altro di sé, ponendosi frazionata artista nell'equilibrio
ontologico di un esistere scomposto e misterioso (come sempre).
Solo la "poesia" può tanto
competere il mistero che ci avvolge e l'Autrice negandosi, coraggiosamente
addita nuovi orizzonti impensabili nella comune "logica" del
consociativismo intellettuale molto spesso "sradicato" dalla realtà
"autentica" e superato dall'oggettiva nuova "visione"
dell'oggetto-dettaglio protagonista più elevato.
Marco
dei Ferrari
Ringrazio vivamente l'amico Marco dei Ferrari di questa sua lettura dei miei "Giorni delle Negazioni" e dell ' interessante nuova interpretazione dell'opera.
RispondiEliminaEdda Conte