Sauro
Damiani. Percorsi. Edizioni La Torre.
Pisa. 2019
Un
autore che si affida a case editrici locali, ma che vanta comunque degli spunti interessanti.
Un
libro plurale, proteiforme questo di Sauro Damiani, che editato per i
tipi di Edizioni La Torre nel marzo del 2019, presta il fianco a diverse chiavi
di lettura: filosofica, storica, sociale, memoriale, autobiografica,
psicologica; insomma umana. La corposa
edizione, di accattivante professionalità, ben fatta per copertina, alette,
composizione, caratteri… ci accompagna in
una lettura di ampio respiro. Il
linguismo si fa fino e ricercato, ad hoc nei vari momenti ispirarivi, che danno
una chiara idea della versatilità di un autore aduso alla meditazione scritturale. Il poeta,
attraverso un percorso complesso e articolato, ci fa dono di tutte le sue idee
e di tutta la sua epigrammatica vicenda epistemologica attraverso l’impiego di
una versificazione calcolata e studiata appositamente a oggettivare teorie e
intenzioni emotive; il verso si fa ampio e ipertrofico, abbondante e spesso di
positura prosastica, tanti sono i contenuti da rivelare; ars inveniendi,
creatività, strumenti adusi ad uno stile polivalente. Non c’è contenuto che il
poeta non riesca a trasmettere con una semplicità
complessa che stimola e invita all’approfondimento e all’informazione. A questo
punto credo sia importante tirare in ballo una riflessione di Damiani sul ruolo
della poesia tratto dal risvolto di copertina: “… Oggi più che mai c’è bisogno
di persone che sappiano indicare la strada da percorrere. Credo che il poeta,
nel suo modo, con la capacità persuasiva della parola, debba assumersi anche questa responsabilità. Per porsi
superbamente sopra gli altri? No, ma perché, responsabile della parola più di
ogni altro, testimoni in prima persona, con la parola e la vita, che una
direzione c’è, che non siamo condannati a un correre senza senso che sbocchi
infine in un orrido abisso. Uomo come gli altri e insieme agli altri, il poeta
può farsi portatore, interprete e operatore di una visione “altra” – quella, se
vogliamo trovare un riferimento e un’immagine classica, del Sole-Bene, che in
Platone sovrasta e illumina le altre idee”. Parola, luce, funzione didascalica allegorica,
come Dante intendeva, sono le cose che più splendono nello scritto di Damiani.
E si sa quanto la parola, il suo inserirsi in iuncturae significanti, i suoi
sintagmi esplicativi e connettivi, siano importanti. Tanto più se si tratta di
poesia dove il fonema è chiamato a dare corposità all’immagine. La silloge, i
cui percorsi sono multipli “dalla commedia di scenette prese dal vivo ai tre inni di Cosmo…
attraverso percorsi che il lettore scoprirà da solo… la rappresentazione della totalità… la poesia
si doti di una pluralità di strumenti e che
accolga e faccia suo, ma a modo suo, anche il discorso scientifico,
filosofico, teologico…”. E noi sappiamo che ogni contenuto è adatto a nutrire
gli empiti focali del poema, basta che tali contenuti non restino impigliati
nella ragione, nel freddo raziocinio,
più adatto ad un discorso
scientifico che ad un sobbalzo poetico, dacché la poesia si ciba di
spontaneità, irrazionalità, sentimento, passione, emozione, disordine, anche,
amalgamati da uno stile di euritmica andatura, visto che la musicalità è in noi fino dalla nostra discesa
in campo sul pianeta. Eponima la prima sezione, Percorsi. Il libro si apre con un numero romano prodromico a cinque
componimenti iniziali: “Dispetti del sole,
Viaggio nel tempo, Callipigia, L’ingenua, Di fronte; segue
il numero II che ne comprende altri quattro: Santa moderazione, Uomini e cani, Meglio il gelato, Sotto il sole.
Le stesure poematiche si fanno sempre più ampie e più narrativo-meditaive dove
l’autore sembra abbia bisogno di spazi per esprimere i suoi patemi
esistenziali, le sue constatazioni scenografiche, soprattutto da quello che
risulta dal n° III: Il diritto (di ben
sei strofe), Il signor Potta (di otto), Il dottorino (di sei), Fanny (di quattro), e a chiudere Un quarto
d’ora prima. Segue la seconda sezione: INTERMEZZO
ARISTOTELICO, di un solo poemetto su
“Aristotele è tutto nell’alluce”. Quindi
la terza sezione: QUESTIONI DI LOGICA,
di tre componimenti: La logica del
corbello; Circoli; Homo lupus. Nel IV, l’opera Nemmeno la tomba è restata di lui, forse risulta la più emblematica
nel riportare il pensiero di Damiani sul tempo, la vita, la fugacità, e sul Cotidie
morimur senecano: “… solo un’informe chiazza di fango/ che ricopriva e imbrattava/
il legno rotto e fradicio che una volta/ era stata una croce-/ la croce di quel
Cristo/ che egli sempre invocava”; seguono Demonio;
In memoriam; Il figlio. Il n° V introduce la quarta sezione: VIAGGIO IN ITALIA, dove l’autore si
abbandona a riflessioni storico- etiche su una situazione contemporanea: …
“Quella di oggi è una realtà di sterpi...”; quattro pièces. Il n° VI comprende
la quinta sezione dal titolo: DALL’EUROPA,
che con No!, Marco Aurelio e il passero (di cinque strofe contrassegnate da
numeri romani), Gli occhi di Linceo, e Il volo dell’angelo, precede
l’ultima sezione, VII, NEL COSMO. A chiudere la poesia Solstizio d’inverno, dove il sole fa da primo attore illuminando un
mondo pieno di difetti e di mancanze,
non ultima quella dell’assenza di rispetto per la nostra madre più antica; un
sole che a dispetto di tutto illumina e riscalda:
(…)
Mangialo, mangialo il sole!
Non temere, è dolce, più dolce
del labbro che brami di
baciare.
Mangialo, mangialo il sole!
Il sole, il sole!
Un
percorso zeppo di rimandi emotivo-contemplativi in cui il poeta, con un ritmo
vitale e incisivo, affronta la complessità dei temi reali, apportando
considerazioni e riflessioni ora ironiche, ora dolorose, ora dispiaciute, ora melanconiche
ma pur sempre realistiche sul mondo che gli si snocciola davanti.
Nazario
Pardini
si fa presente a Damiani che la poesia di Pardini ha ottenuto risultati che travalicano i confini nazionali. Laurea ad Honorem dalla università pontificia di Roma, Premio Calliope nel salone dei CINQUECENTO FIRENZE, Premio LIBERO DE LIBERO; tradotto in inglese, spagnolo, francese... Che Damiani si legga la poesia di Pardini, ad esempio l'ultima sua creazione I DINTORNI DELLA SOLITUDINE: avrebbe molto da imparare, soprattutto a livello espressivo, dacché io conosco lo stile piuttosto prosastico e ingarbugliato di Damiani, avendo fra le mani il suo libro. Pardini con la sua generosa critica ha dimostrato ancora una volta la sua magistrale competenza ma, al contempo, la sua bontà valutativa, scaturita da un animo nobile. Io avrei messo in evidenza il campo ristretto e locale in cui opera tale autore...
RispondiEliminaRodolfo
Da ciò che scrive Rodolfo, intuisco che l'autore Damiani si sia concesso l'ardire di criticare in negativo il Poeta N. Pardini. Questi, per tutta risposta, gli sfodera una critica invidiabile a tutti i poeti contemporanei. Tale gesto conferma (ammesso che ce ne sia la necessità)della sua più che copiosa magnanimità nei confronti di tutti coloro che scrivono in versi, in saggistica, in narrativa ecc. In questo sta la grandezza umana del prof.Pardini. Ma è legge di natura che chi sta in alto sarà sempre additato in positivo ma soprattutto in negativo. Ovviamente e volutamente ho messo da parte, dello Stesso, la grandezza culturale di poeta, saggista, critico letterario ecc.ecc. Non conosco l'autore Damiani del quale non posso esprimere un mio modesto parere ma, se come scrive Rodolfo, ha una espressività poetica -prosastica- e ancor peggio -incarbugliata- certamente non mi incuriosisce molto. Debbo ammettere però che quanto letto di pensiero sulla finalità della poesia sul sociale mi trova pienamente in sintonia. La poesia, specie nel contesto contemporaneo, ha un ruolo pedagogico relevante per arginare il più possibile l'andazzo materialistico e disumano che l'uomo stesso ha messo in atto. Pasqualino Cinnirella
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