venerdì 3 ottobre 2014

SANDRO ANGELUCCI SU "MARIANO MENNA"



Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade



SU MARIANO MENNA

a cura di Sandro Angelucci

      Queste poesie di Mariano Menna - sebbene, nel numero, non possano rappresentare una silloge - esprimono, a mio parere, una precisa unità d’intenti, portando avanti un pensiero al quale è sottesa una poetica già sicuramente identificabile.
      Alla base, l’alienazione (v. il testo omonimo) dell’uomo moderno che è impossibilitato a riconoscersi nella propria nudità (leggi schiettezza, naturalezza) causa un progresso falsato che tutto è meno che emancipazione, che tutto arricchisce meno che l’uomo. Tanto - ed a ragione - da essere considerato dal poeta un “labile compromesso”, un’utopia che non risolve, anzi obnubila, quello che resta “il più grande mistero del mondo”: il demone e l’angelo contemporaneamente presenti in ciascuno di noi.
      Certo, una simile visione del mondo (comunque profetica) può indurre all’annientamento (v. Nichilismo), può persino disperdere come “polvere amara” le rime “nella gelida bora” ma - non dimentichiamolo - può anche farci ritrovare in un’Osteria a brindare al bene ed al male, ubriachi dell’uno e dell’altro, felici soltanto di brindare “al brindare”.
      Apprendo dalla nota biografica che Mariano ha vent’anni: è giovanissimo ma sta già offrendo un appiglio alla nostra speranza.

Sandro Angelucci


Alienazione   (27 marzo 2014)

I passanti sono ombre indistinte:
avanzano incessanti nelle notti
senza fine,
osservando le vetrine dei negozi
che nutrono la sete di possesso.
Ho stracciato il solerte calendario
che si diverte a smuovere le ore,
ma non c’è sipario
al suo rumore prolungato.
Mi manca il fiato spesso
-i giornali mi soffocano -
 i giorni sono guerre mai reali.
La casa mi protegge dal progresso,
è un bunker ed io confesso:
 il cuore è una granata nel petto
e  aspetto l’esplosione, inerte.
Lo specchio riflette un uomo nudo:
sono io  -ho creduto-
ma non mi riconosco.



Nichilismo

Una goccia incessante martella la quiete:
è piena di vuoti pensieri  la mente,
continua la caccia ad un senso sfuggente;
la vita è celata dietro a una parete.

Lo sguardo si ferma sui singoli oggetti:
solo materia che ovunque si estende,
un mondo di corpi e molteplici aspetti
creati dal nulla, che poi, li riprende.

Quella putrida salma valeva una vita,
 era anche amata tra gli esseri umani,
ma tu non potrai più tenerle le mani:
era una rosa e adesso è appassita.

Il tempo ci morde come una mela,
spolpa le ossa e più niente rimane,
solo parole taciute, ormai vane:
si spegne il fuoco di ogni candela.

Queste rime son  polvere amara,
il vento le spazza lontano già ora,
sono una vacua preghiera a me cara,
un requiem disperso nella gelida bora.


  
Majorana (29/08/14)

“Vidi un lampo accecante e una nube di fumo :
un fungo gigante saliva nel cielo “

E’ questo il progresso?
Questo labile compromesso
tra il bene e il male
 torna a bussare alla porta
di chi non ascolta
la voce della propria coscienza:
la chiamavamo scienza, ma io
seppi guardare oltre “il monte”;
già scrutai l’orizzonte
di quel “non ancora”
ed in questa  dimora
cupa e isolata,
io rinnego la strada
percorsa per gioco e potenza:
io rinnego la SCIENZA.
Passo ancora le notti a pregare
che il mio sguardo non torni
a sguazzare nel vero:
il più grande mistero del mondo
è l’uomo col suo criptico sfondo,
col suo essere santo e demonio
in un solo volto.

Una volta il mare mi ha rifiutato
ed ora passo i miei giorni
da pastore, sdraiato sull’erba
che sa di rugiada:
io rinnego la strada
percorsa per gioco e potenza:
io rinnego la SCIENZA.


  
Orizzonte ( 8 aprile 2014)

Più rosso è il cielo d’orizzonte
se il Sole ricade nel mare;
il fuoco m’incendia la fronte
e poi lentamente scompare.

E’ luce che abbaglia la vista,
un gioco di mille impressioni:
ricorda una tela, un artista,
una storia di altre stagioni.

Il mondo era meno moderno,
ma il mare è rimasto lo stesso:
quel faro sbiancato è l’eterno
che torna ad illudermi adesso.

Rivedo il mio viso immaturo:
la barba era ancora  mistero.
Adesso, se un po’ la trascuro,
divento più vecchio ed austero…

Tanti anni volati col vento:
li osservo con altri colori,
perché non è solo dei fiori
il cruccio del cambiamento.

Ancora il miracolo avviene
su questa terrazza di ieri:
anche oggi la vita appartiene
al tempo e ai suoi strani poteri.

Chissà se potrò ritornare
a scambiar due parole col Sole,
 qui, dove  ricade nel mare
e poi lentamente scompare…


  
Osteria  (25 gennaio 2014)

Brindiamo alla gente di questa osteria
che vi entra per caso e  mai più va via,
che rifiuta illusioni e vana speranza,
che disdegna  prestigio e fatua eleganza.
Brindiamo agli ubriachi  tornati  lucidi
perchè , più di prima, saranno  trucidi;
perché giureranno di smetter di bere,
per poi tornare a innalzare il bicchiere.
Brindiamo ai politici che sono corrotti,
ai falsi ribelli e ai loro finti complotti;
ai preti bigotti e  ai maniaci  brutali
che troppo spesso hanno abiti uguali.
Brindiamo alla crisi che regna perpetua,
alle tasse infinite che non danno tregua,
a chi si lamenta ed è pieno di soldi,
a chi non si veste nemmeno coi saldi…
Brindiamo a chi ancora sa credere in Dio,
a chi, alla sua fede , ha già detto addio;
a chi ama un altro del suo stesso sesso,
vuole sposarlo, ma  non gli è permesso.
Brindiamo alla donna picchiata per gioco,
perché debba piangere ancora per poco;
all’eterno razzismo e ad un paese diviso,
a chi è stato  abortito e non l’ha deciso.
Brindiamo alla morte  sempre in agguato,
brindiamo alla notte e al tempo  andato,
urliamo al silenzio che risveglia i pensieri:
non c’è più passato, solo  vino e bicchieri.
Brindiamo al brindare che ci rende felici,
che ci unisce tutti, amici e nemici.
Brindiamo a chi legge le nostre parole:
potrà  venirle a cantar quando vuole!


  
Temporali d’estate  (16/06/14)

Il sole lascia posto a un cielo cupo,
squarciato da fulmini e folate
di vento, che ottenebra le strade
e lacrima sul mondo senza indugio.

Avevo già dimenticato il suono
ipnotico della pioggia che cade;
così ogni vita è una lunga estate
di bruschi e devastanti  temporali .





Nota biografica

Mariano Menna è nato a Benevento nel 1994. Ha conseguito la maturità scientifica presso l’istituto Polispecialistico Gandhi di Casoria. E’ iscritto al primo anno del corso di laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli.
Nel 2012 è risultato vincitore del Concorso Nazionale “Scrittura attiva” di Tricarico, nella sezione giovani, con la poesia “La ballata del vagabondo”;
Nel  2013 :
ha pubblicato due raccolte di poesie  “La grande legge” e “ La pagina bruciata”, entrambe edite da Marco Del Bucchia rispettivamente a maggio e novembre;
è risultato secondo classificato nella sezione “Giovani” del concorso Nazionale “Città di San Giorgio a Cremano” con la lirica  “Iris” ;
 E’ membro cofondatore della corrente  artistico-letteraria del Labirintismo, il più grande movimento d’avanguardia del 2000 con più di 200 iscritti.
Nel 2014:
si è classificato al 3°posto nella 5^ edizione del premio letterario internazionale “Le parole dell’anima” Città di Casoria (NA)  con il libro di poesie “ La pagina bruciata”  ;al 2° posto alla IX edizione del Premio Artistico - Letterario Internazionale Napoli Cultural Classic con l’inedita “ Il crepuscolo”; ha ricevuto il premio della critica nell’ambito della XV edizione del Premio Letterario Internazionale “Tra le parole e l’infinito” con il libro “La pagina bruciata”.
E’ stato inserito nelle antologie   “Poesia per Dio” , curata dalla casa editrice “La Ziza” con la poesia inedita “La scelta” (marzo 2014)   e “Fondamenta instabili”, curata da deComporre Edizioni.
Alcune sue poesie sono apparse su blog e riviste online come  “ L’ombra delle parole” di Giorgio Linguaglossa,  “Alla volta di Leucade” di Nazario Pardini,  “ La distensione del verso” di Sandra Evangelisti,  “ Le Reti di Dedalus” di Marco Palladini e “Poetrydream” di Antonio Spagnuolo.






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