Maria rizzi collaboratrice di Lèucade |
Ringrazio il Professor Nazario per questi riferimenti ai grandi
della nostra letteratura. E' importante ricordare che sono i pilastri sui quali
poggiano gli odierni tentativi di creare poesia e narrativa.Il sonetto in
questione, famosissimo, ripropone alcuni dei temi tipici della poesia di
Foscolo, come si può osservare anche sottolineando le immagini, i termini e le
espressioni che possiamo definire ricorrenti: la madre, i Numi avversi, la
dialettica tempesta-quiete, la speranza ormai delusa e non più recuperabile,
solo per fare alcuni esempi.
In particolare, è forte il parallelo tra l'esilio e la tomba; la
visita del luogo di sepoltura del fratello genera nel poeta una riflessione sul
suo esilio, che vive appunto quasi come una sorta di morte per l'impossibilità
di vivere ciò che più desidera, e i pensieri più nefasti, come la percezione
appunto dell'avversità dei Numi, si scatenano a partire dal parallelo con la
quiete e il riposo che il fratello, al contrario, vive. Foscolo è, nuovamente,
un eroe sradicato, un esule (come Dante Alighieri) che dalla percezione della
lontananza dal nucleo famigliare (il fratello, la madre) arriva a includere la
lontananza dalla patria; la tomba diventa quindi un luogo ricongiungimento
simbolico con entrambe, famiglia e patria, e l'occasione per proiettare
un'unica pace possibile solo nella morte. Qualcosa però è diverso rispetto
all'omologa riflessione condotta in "Alla sera": la morte porta la
pace di una morte "lacrimata" che, essendo compresa e vissuta dai
propri cari, diventa il momento del ricongiungimento, riflessione che poi
l'autore svilupperà in modo del tutto particolare nei Sepolcri. Un caro saluto
a tutti.
Maria Rizzi
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