giovedì 16 aprile 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "FIGURE DELLA MENTE" DI F. DARIO ROSSI




Francesco Dario Rossi: Figure della mente. Pegasus Edition. Cattolica. 2015. Pg. 76

Silloge densa, inconsueta, nuova sia contenutisticamente che formalmente. Una stretta connessione fra dire e sentire. Un prodromico inizio che va controcorrente e fa da antiporta a un modo di far poesia diverso; soprattutto nella prima parte, dato che poi Rossi ricupera la voce di un poièin più vicino alla nostra tradizione letteraria. Il poeta, stravolgendo la consuetudine, dove per concretizzare pathos e abbrivi, di solito, si ricorre a colline verdeggianti, soli decadenti, o marine inesplorate,  traduce figure geometriche in vere rappresentazioni della sua intima vicenda, di quella umana: la sfera, il cubo, la tangente, il triangolo…:

(…)
Non bastano squadre e goniometri
per alleviare l’angoscia del pensiero
che non può spaziare libero
e sentir venir meno
il proprio fine (Triangolo),

Sta qui uno dei punti cardine della sua poetica: un pensiero che chiede di fuggire, di smarcarsi dalle ristrettezze del quotidiano; un pensiero che è nato per tornare all’origine misteriosa, a una lontananza a cui sentiamo il bisogno di avvicinarci il più possibile, seppur coscienti delle nostre precarietà. E la poesia è proprio quella parte di noi che tende a volare in alto, a decollare da una realtà che ci vincola; prende inizio da ragnatele impigliate negli steli, cerca suoni e fonemi, lemmi e sillabe, accorgimenti d’intensità epigrammatica, per farne una scala verso spazi smisurati, che tanto sanno di soprannaturale, di ultraumano. È così che Rossi si esprime, affidando tutto se stesso a simboli, a realtà fenomeniche, non solo geometriche, dacché sente forte il bisogno di vedersi rappresentato in corpi e volumi concreti: una ricerca  verbale e significante di profonda verticalità analitica. Un procedere complesso e articolato, in cui il verso, con la sua ondivaga stesura, è vòlto a dare consistenza alla generosità emotiva del Poeta. Una  versificazione che, alternando misure brevi a ipermetriche, cerca di dare colore al variare di urgenti input emotivi e che, con l’uso di endecasillabi ben strutturati, raggiunge punte di notevole espressività euritmica. E la vita c’è tutta in questi versi; c’è con la sua polimorfica natura: esistere, aspirare ad un porto, memorare, raffrontare, fuggire; c’è con un’inquieta saudade, con un odisseico nostos, con un odeporico slancio verso orizzonti indeterminati.
Sì, è qui la pluralità di questo testo. Una pluralità che convince per la tenuta di impatti che potrebbero facilmente esondare, ma che, al contrario, sono arginati da un prosodico e fermo connubio fra metaforicità e figure semantico-allusive; segno di assidua frequentazione letteraria. Il titolo Figure della mente, diviso in tre sezioni, si distende su un climax di intenzioni e freschezze crescenti. Dopo la perlustrazione di una ricerca analitica, si dà campo ad un procedere più vicino a cospirazioni di stampo lirico. D’altronde la poesia è sentimento, è emozione più che ragione e calcolo. E si fa tale quando le architetture emozionali scuotono il nostro esser-ci. Semmai la ragione tende a controllare e a frenare la corsa impazzita di un cavallo che, sciolto e libero, corre nell’azzurro senza alcun freno. E si fanno avanti il memoriale che ripesca ambienti, figure e immagini di grande valenza evocativa, tornate con forza a dirci della loro esistenza e di quanto si facciano alcova rigenerante per le nostre deficienze esistenziali:

Portavano rose nei canestri
incantate fanciulle dell’aria -
erano rose di rosso vermiglio
su flessibili giunchi addormentate
(…)
Occhi vivi di innocenti malizie

tra profumi di rosso vermiglio
brillavano di luci iridescenti

Azzurri barbagli di illusioni

È da lì che nasce lo sprone al viaggio; a ammainare le vele verso porti di difficile approdo; di improbabile ancoraggio per un essere abbarbicato alla terra;  per un uomo che sente profondamente questo suo malessere  di impossibile soluzione. Una dualità che è a capo del nostro essere umani: piedi a terra e anima al cielo. E forse è proprio la natura, quella maiuscola, quella plurale; la natura attenta e partecipe delle nostre evoluzioni interiori, a farsi avanti con tutto il suo magnetismo. È essa che, con guizzi di ampia visività, riesce a farci leggere l’altra parte di un noi che faticosamente cerchiamo e che spesso scopriamo leggendo i nostri versi. D’altronde la vita è anche sogno ed il sogno ne fa parte con tutto il suo potere immaginifico. Sembra che completi con i suoi slarghi  quella parte della quotidianità folta di inattuazioni e sottrazioni. Dato che essere coscienti del nostro esistere significa esserlo anche del tempo che fugge inderogabile e improrogabile:

Il lento scorrere vitale
tempo di illusioni decadute
affonda nell’umido dell’erba
del bianco cimitero di campagna (Sorgente).

Uno scorrere che denuncia la nostra pochezza di fronte a un tutto che giganteggia sopra e sotto i nostri occhi; che addita un bianco cimitero, un leopardiano limen, un redde rationem di difficile comprensione; un pascaliano “… milieu entre rien et tout” simboleggiato in un fiore reciso dalla falce del tempo:

(…)
La falce del tempo
recide ad ogni ora –
effimera presenza
quel fiore (Sfiorire).

Ed è questa inquietudine, questo substrato di dolce malinconia di fronte alla realtà che ci circonda, di fronte all’immenso che ci sovrasta, a fare di questi versi una parènetica voce oraziana; un’esortazione a viverla questa irripetibile esperienza; a viverla intensamente: Ed il Poeta sembra dia tutto se stesso al canto affidandogli il compito di tramandare il sacrosanto bagaglio delle sue memorie. Questo unico, breve, immenso momento:  

(…)
Miracoloso evento si rinnova
nel brillar d’occhi e nel sorriso
di ragazze luminose nell’attesa
del fremito che genera la vita,

dove l’incipit e l’explicit di fluidità endecasillaba si compenetrano con uno stato di grazia emotivo per dare voce alla POESIA.             

Nazario Pardini



CURRICULUM


Francesco Dario Rossi è nato a Chiavari nel 1949. Si è trasferito a Riva Trigoso nel 1955, dove ha frequentato  le scuole elementari e vive tuttora.
Ha frequentato il liceo classico “Federico Delpino” di Chiavari, dove è stato alunno del filologo, latinista e grecista Cesare Arieti, che ha influenzato in modo determinante la sua formazione culturale.
Nel 1972 si è laureato in lettere classiche all’Università degli studi di Genova, discutendo una tesi di filologia latina, l’edizione critica dei frammenti dell’Hortensius di Cicerone tramandati dal grammatico  Nonio Marcello.
Nel 1976 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di materie letterarie, latino e greco nelle scuole superiori di secondo grado.

Ha insegnato in licei e scuole superiori della Provincia di Genova.

Nel 1999 ha pubblicato la raccolta di versi “Sagrato di Luce” ( Primo Ciottolo) e nel 2003 la silloge in versi “Pensieri vagabondi”.

Dall’anno accademico 2004-2005 al 2006-2008 ha collaborato  con l’Università di Genova   nel corso di Lingua italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione, con seminari su figure retoriche e linguaggio.
Negli stessi anni ha collaborato con il  Corso e laboratorio di scrittura creativa nel Corso universitario di Scienze della comunicazione a Savona.

Dal 2005 organizza e dirige corsi-laboratori di scrittura creativa a Sestri Levante e Riva Trigoso.

Nel mese di maggio 2007 ha curato e pubblicato, con la Casa editrice Gammarò, l’antologia “In punta di penna”, in cui sono raccolti alcuni lavori dei partecipanti ai suoi corsi. Nel 2009 ha pubblicato nella collana “I ciottoli” ha pubblicato l’antologia “A Trigoso scrivere è bello”, una raccolta di altri scritti dei partecipanti ai corsi di scrittura.

Ha seguito come esperto di scrittura creativa la stesura del romanzo “Tr@mare”, pubblicato dalla Casa editrice “Libero di scrivere”, esperimento di scrittura collettiva di tredici autori genovesi, e ha scritto un saggio critico su questo libro e sulle potenzialità creative della scrittura collettiva.


Negli anni scolastici 2011/12, 2012/13 e 2013/14 ha coordinato e coordina tuttora un corso di scrittura creativa per gli alunni di terza media delle Scuole Medie Della Torre di Chiavari. La stessa scuola ha preparato tre fascicoli intitolati Voglia di scrivere, con i migliori lavori degli alunni partecipanti al corso.

Nel mese di aprile 2013 ha curato e pubblicato l’antologia “Scrivere è bello”, con 46 racconti dei partecipanti al laboratorio di scrittura nella biblioteca di Riva Trigoso.

Da parecchi anni scrive prefazioni e saggi critici per  poeti contemporanei.

E’ uno degli organizzatori e membro di giuria del Premio internazionale di poesia e letteratura “Giovanni Descalzo” a Sestri Levante.

Nel febbraio 2015 ha pubblicato la silloge in versi Figure della Mente, con Prefazione di Alessandro Fo. La prima sezione è costituita da poesie ispirare da figure geometriche.



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