Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
Maurizio Donte- L'incontro con
Francesco Petrarca
Da
tempo leggo su Lèucade le poesie che il giovane poeta Maurizio Donte va pubblicando e ne rimango ogni volta
stupita. M. Donte è infatti molto giovane, è
poeta, ed ha scelto come sua
espressione e misura poetica quella di distaccarsi dalla favoleggiata facile libertà del verso libero, di fascinosa
memoria ungarettiana e montaliana, che tanto piace ai giovani, come espressione
di creatività senza vincoli, per scrivere secondo la tradizione poetica
classica in metrica.
Maurizio Donte, collaboratore di Lèucade |
Si
nota in lui la padronanza tecnica della
materia, l’ uso di figure stilistiche, metafore raffinate e la malleabilità sonora della parola, l’emozione
del sentimento regolata dalla severità della forma chiusa del sonetto, in
rigorosi endecasillabi.
In
questo caso i tre sonetti petrarcheschi ( sintomatica la scelta di un Autore
classico, dalla voce cantabile con una storia poetica che valorizza la vita interiore, i sentimenti contraddittori e l’ introspezione) ci conducono nel primo
all’incontro immaginario col poeta-maestro che è anche l’incontro con la poesia
tout court ( aspra vetta/ là tra le nubi, in alto, dove svetta…) ribadendone
consapevolmente il valore sentimentale ( al cuore /conduce, né dell'armonia si
priva / mai, per dir poesia quel ch’è diverso), indi al tema d’amore con le sue
contraddizioni e le sue cadute. Un dire scorato, forte, l’uso di un climax emotivamente coinvolgente che
nondimeno si distende in musica ed armonia.
In
Oltre
ogni dir t’amavo prevale il ricordo e il rimpianto della donna amata,
il sentimento della caducità e inutilità della nostalgia che diventa male
acuto, sofferenza acuta. In Come una lama prevale
il tema petrarchesco del vedere e del sogno che possano restituire nel
dolore senso e significato di giorni
felici ormai lontani.
L'incontro con Francesco Petrarca
Com'io fui giunto, sonetto I
Com'io fui giunto in cima all'aspra vetta,
dove dimora e vive nella pace
il mio maestro che da tempo tace,
là tra le nubi, in alto, dove svetta
la poesia, diss'egli: "orsù
t'affretta,
sali e riposa un poco e la salace
bocca dell'altri al dir tanto incapace,
lascia che passi in ciel come saetta
che nasce e nell'istante stesso
muore".
Così diceva: " tu, modesto, a riva
vien su, è qui che l’immortale verso
si posa, e il tempo ed ogni cosa al cuore
conduce, né dell'armonia si priva
mai, per dir poesia quel ch’è diverso.
Oltre ogni dir t'amavo sonetto II
Oltre ogni dir t'amavo, amor perduto
tu, che dei sogni eri l'ultimo dire,
il sospiro del tempo del soffrire,
tu fior dei desideri miei, caduto.
E così m'attraversa un male acuto:
un desiderio vano di morire,
d'essere un freddo nulla e di svanire.
Ingiustizia è l'amare; senza aiuto
altrui ben vedi, muore e lascia amara
la bocca un tempo satura di baci
e di promesse fatte d'aria e sento
ancora il loro mormorar nel vento:
parole forse, un sussurrar che taci
cara, perché d'amor tu fosti avara.
Come una lama, sonetto III
Come una lama mi trafigge il cuore
solo il vederti, cara; e tu, con l'onda
tenue dei sogni, nell'ora profonda
del sonno sei tornata, e nel dolore
conduci l'oggi al mio risveglio, amore.
Così tendo le mani alla profonda
nostalgia per il viso tuo che affonda
nelle pieghe del tempo ogni rancore.
Dissolve l'ombra e il disperar m'assale:
finiti i giorni felici di quando
tra le mie braccia forte ti stringevo
furiosamente a me, temendo il male
di perderti, perché ben lo sapevo
quant'è inutile vivere sperando.
Maurizio Donte, scritti il 7 febbraio 2017
Grato del commento, signora Ferraris.
RispondiEliminaMaurizio Donte
Bravo Maurizio,bravo. Nel Tuo perseverare in questa forma poetica oramai inusitata, che Ti particolarizza, il tempo Ti darà ragione dello sforzo elaborativo che in detta forma metti. Auguri Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaMaurizio, un giovane poeta che ha sempre creduto nella metrica, un talento che si sta rivelando ogni giorno di più, con testi veramente splendidi. Bravo Maurizio!
RispondiEliminaSerenella Menichetti
Caro Maurizio questi sonetti sono veramente belli e la padronanza del mezzo è encomiabile tuttavia trovo che in queste riletture che lei fa dei poeti celebri c'è sempre un po' troppo del poeta preso in considerazione - lessico, arcaismi e un po' troppo poco del Donte. Osi di più, il talento c'è.
RispondiEliminaCarla Baroni
Se mi leggerà di più, vedrà che lo trova, il Donte. Grazie, comunque
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