Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
TRA CAIRO ED ALESSANDRIA
( ovvero:
come Eratostene misurò il globo )
“
Ancora una misura” pensò Eratostene
“
Mi serve un riscontro. E devo
sbrigarmi, se voglio inviare il mio lavoro ad Atene per farlo pubblicare sulla
“ RIVISTA DI FILOSOFIA NATURALE ” in tempo per bruciare Aristarco.
Questa
volta devo riuscirci! Passa alla
storia della scienza solo chi arriva primo.
Ma devo esser certo dei risultati al cento per cento, non posso
permettermi che si rida di me per secoli.”.
Eratostene
aveva escogitato un metodo per valutare la circonferenza della Terra.
Aveva
notato che quando a Siene ( l’attuale Assuan ) il sole era allo zenith ( il
punto del cielo sopra la vostra testa ) e quindi il suolo era sgombro da ombre,
ad Alessandria ( situata 800 chilometri più a Nord ) i raggi della nostra
stella cadevano a terra con una inclinazione di 7 gradi.
Con
una semplice proporzione era possibile calcolare poi la circonferenza del
pianeta.
Aristarco
di Samo era il suo rivale. Un rivale con
i fiocchi, una mente di prim’ordine.
Aveva
già stimato la distanza della Luna e le dimensioni del Sole, trovando che
l’astro era molto più grande del Peloponneso!
Un risultato eccezionale.
Questa
volta Eratostene doveva arrivare primo, a qualunque costo.
Guardò
sconsolato la propria gamba ingessata, frutto di una scivolata nella vasca da
bagno durante un tentativo di stabilire le leggi del galleggiamento dei corpi,
e s’incupì.
Ma
subito dopo, e due secoli prima di un certo Archimede, esclamò:
“
Eureka! Ma certo! Io sono immobilizzato
ma i miei assistenti possono rifare le misurazioni.
Incaricherò
loro.”.
Eratostene
aveva quattro assistenti. Eudosso,
Ippomene e Demostato erano tre ragazzi istruiti, volenterosi ma a volte un po’
distratti ( ed anche pasticcioni ).
Ipazia
invece era una giovane di grande talento, elegante, colta, raffinata,
determinata, scrupolosa e molto pignola nel lavoro, nella quale si poteva
riporre il massimo affidamento.
L’unico
suo difetto, a voler cercare il pelo nell’uovo, consisteva in una certa qual
confusione nell’uso delle vocali, a cui si poteva però ovviare senza
difficoltà.
Una
volta, nello stendere una relazione, la scienziata in erba aveva scritto AHM
invece di OHM, ma risultava comunque chiara l’unità di misura a cui ella voleva
far riferimento.
Secondo
Eratostene, questo difetto era dovuto all’ invidia degli dei, per controbilanciare i numerosi
doni che le erano stati abbondantemente elargiti e, sempre a parere del nostro
uomo di scienza, la tendenza a sbagliar vocale era già stata palesemente
evidenziata dal destino che aveva
scelto
per la ragazza un nome in cui le vocali erano il doppio esatto delle
consonanti, caso rarissimo.
Eratostene
convocò dunque i suoi seguaci e disse loro:
“
Ho bisogno di una misurazione da effettuarsi con la massima attenzione: mi
serve l’inclinazione con cui il Sole proietta le ombre nella grande oasi, circa
a metà strada fra Alessandria e il Cairo, in modo da confrontare questi
risultati con i miei e poter poi pubblicare la scoperta.
Partite
però separati ed eseguite l’esperimento senza scambi di informazioni, voglio
risultati riproducibili. ”.
I
quattro lo salutarono e si allontanarono mentre per il nostro si profilava un
periodo di trepida attesa.
Dopo
due settimane, finalmente, egli ebbe tra le mani i foglietti con le cifre tanto
agognate.
Ecco
cosa lesse:
EUDOSSO 6 GRADI CIRCA
IPPOMENE 6
GRADI
DEMOSTATO CIRCA 6 GRADI
IPAZIA 20 GRADI CIRCA
Rimase
attonito, sbalordito!
Tre
misure concordi e quella di Ipazia, la persona più affidabile, diversa.
A
chi credere? Cosa pubblicare?
Si
rifiutava di pensare, da un lato, che Eudosso, Ippomene e Demostato avessero, indipendentemente
l’uno dagli altri, sbagliato le misure ( ottenendo tra l’altro lo stesso numero
), e d’altro canto anche che Ipazia, così maniacalmente scrupolosa, avesse
preso una simile cantonata.
Erano
tre contro una, è vero, ma anche se cento cretini dicessero che 2 e 2 fanno 5 e
solo Euclide sostenesse che il risultato è 4, non per questo la ragione
starebbe dalla parte dei cretini.
I
tre maschi avrebbero potuto sbagliare, poiché sapeva come fossero un po’
pasticcioni, e pure nella stessa maniera ottenendo un identico risultato, ma
Ipazia…. quella non sbagliava mai!
Eppure…..
eppure Eratostene calcolò mentalmente che i risultati dei tre maschietti erano compatibili
con le sue rilevazioni combinate di Alessandria e Siene, mentre quello della
donzella pareva totalmente a casaccio.
Dunque
Ipazia aveva sbagliato, probabilmente.
Ma
come era potuto succedere?
Doveva
assolutamente capire l’accaduto, e doveva sbrigarsi a far quadrare tutti i
conti se voleva inviare in tempo l’articolo ad Atene.
Chiese
ai quattro futuri scienziati una mappa dettagliata dei luoghi dove erano state
fatte le misure e confrontò le cartine.
Le
prime tre, di Eudosso, Ippomene e Demostato erano la fotocopia l’una
dell’altra, riportavano correttamente le distanze tra le tre città e l’esatta
ubicazione della grande oasi di Acquo ( i beduini del deserto considerano
l’elemento liquido ad essi così indispensabile di genere maschile ).
Ecco
la mappa dettagliata:
Quando,
invece, sbirciò quella di Ipazia, i suoi occhi videro quanto segue:
I
due disegni erano molto simili, a parte le solite vocali sbagliate da Ipazia
( Acqui per Acquo e Siena per Siene ),
invece una cosa era incredibile: la scala, in chilometri, usata da Ipazia.
IpAzIA era forse ImpAzzItA ?
Come
si poteva indicare la distanza tra il Cairo ed Alessandria in 75 chilometri?
Anche
la distanza riportata tra Alessandria e Siene era senza senso.
Cosa
aveva combinato quella benedetta ragazza, che non sbagliava mai?
Incredulo
nonché furibondo, fece chiamare Ipazia e le disse:
“
Cosa mi rappresenta questo disegno? Ti
sei bevuta una birra di frumento ed insieme anche il cervello? ”.
“
E’ la rappresentazione dettagliata che mi avevi chiesto, corredata dalle
indicazioni chilometriche ”
“
Ah…sì? 75 chilometri tra Alessandria ed
il Cairo? ”.
“
Che c’entra IL Cairo? Il Cairo d’Egitto?
”.
“
Certo!” la guardò stralunato “ Quanti
altri Cairi conosci?! ”.
“
Cairo Montenotte, in Liguria ”.
“
In cosa?? ”.
“
In Liguria, è una regione italiana; Acqui ed Alessandria sono in Piemonte e
Siena è in Toscana ”.
“
Ma che Italia d’Egitto!! Io intendevo
Acquo, non Acqui!” ( e pensò “ Ah…le vocali di Ipazia!”)
“
Io ho capito diversamente e, avendo il fidanzato ad Acqui Terme, non è mi parso
neppur vero di poterlo andare a trovare.
Ah..a proposito, mi ha chiesto di sposarlo ”.
“
Auguri! E figli maschi, dato che le
femmine sbagliano vocali ”.
La
mente di Eratostene lavorava intanto freneticamente………
Una
volta risolto l’Acqui pro Acquo ( dopo l’anno zero le due parole persero le
lettere A e C acronimi di avanti Cristo, ed oggi diremmo “ il qui pro quo ” )
egli era in possesso addirittura di una misura in più, da poter confrontare con
il riferimento di Siene ( con la E finale ): l’inclinazione dei
raggi
ad Alessandria ( d’Egitto ), presso l’oasi di Acquo e ad Acqui Terme.
“
Beh…dopotutto non tutti i mali vengono per nuocere ” sentenziò filosoficamente il grande scienziato
aggiungendo “ Prenditi qualche settimana
di ferie e pensa ai preparativi di nozze ”.
Ipazia
sorrise e si allontanò.
Eratostene
si mise al tavolino, rifece i calcoli a puntino e tutto combaciava alla
perfezione.
Le
misure erano sufficienti per una stima accurata della grandezza del globo ed il
risultato ( 40.250 chilometri, con un errore di meno di 250 chilometri su
quanto oggi accettato ) fece bella mostra di sé ( e sensazione nei lettori )
sull’ultimo numero de “ RIVISTA DI FILOSOFIA
NATURALE
” .
Un
Eratostene raggiante offrì ad Ipazia ed al suo novello sposo acquese una
crociera da sogno di 7 giorni e 5 notti sul Mar Rosso, completa di hotel 6
stelle a Sharm el Sheik.
Pietro
Rainero
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