Emanuele Aloisi, collaboratore di Lèucade |
Quando
si apre un libro, e lo si inizia a leggere, è come fare un viaggio. E fin da
subito si è grado di comprendere la gioia, anche il dolore che ci suscita: ogni
emozione è una molecola che si addiziona, nella sostanza amorfa della nostra
sensibilità. Perché ci vuole sensibilità per accoglierne il misterioso
meccanismo; ci vuole un finestrino aperto, per godere di una veduta spazio
temporale, del suo respiro e del suo odore, anche quando lo spazio è ristretto,
appartenente ad ogni luogo, o quando ancora non esiste un tempo. Ci vuole la
giusta sensibilità per ritrovarvi un uomo, che non ha tempo e non ha spazio, e
soprattutto non ha carne, non quella di uno solo, almeno, di un uomo solo e
bello, un DIO perfetto. La storia di Ermanno è quella di un deforme, un uomo
imperfetto. Quanta imperfezione può incarnarsi nel tanfo di una carne povera,
disabile, straniera, malata, nel colore di una pelle, di una donna, nell’odore
della terra, di origine e di appartenenza, nel fumo di una guerra, compresa
quella di una fuga. Anche le zolle, gli scheletri, hanno molecole di acqua.
Come se non sapessimo che tutto e tutti siamo acqua, molecole diluite
nell’acqua stessa che è molecola. Come se non sapessimo che siamo tutti
pioggia, che siamo nuvole di cielo, che siamo legno stagionato, ed ogni nodo ha
una stagione, una stagione nuova, nella vernice che la veste, lubrificandone la
storia uguale, volatile nel vento della polvere, e senza il peso di un
corpuscolo, di una molecola e di un atomo. Ventuno grammi solamente, il peso
dell’anima! Troppo leggera per poter giustificare, o giudicare immane, lo
sforzo della bilancia, l’amore di una madre chela tiene in grembo.
Sono
contento di aver fatto questo viaggio nel libro di Michele Caccamo “L’anima e
il castigo”. Un viaggio di riscoperta di una fede, di un DIO nella sua chiave
umana. Un libro di coscienza e consapevolezza. Lo consiglio.
Un consiglio così espresso che indirizza subito alla lettura già iniziata...
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