martedì 26 giugno 2018

FRANCA DONA' LEGGE: "LA NOSTRA CASA" DI EMANUELE ALOISI



Franca Donà,
collaboratrice di Lèucade

Leggere la poesia di Emanuele Aloisi è quasi violare la sua anima, ascoltarne il candore, la purezza, scoprendo anche quell’altro lato del suo carattere, più irruento e  caparbio, di giovane uomo che si è conquistato da solo il suo posto nel mondo. Ci si lascia sedurre dalla musicalità che scaturisce dal verso, con naturalezza estrema, nel susseguirsi di immagini vivide e mai scontate. Ne “La nostra casa” si respira un amore assoluto verso ciò che per il poeta rappresenta “la casa”: famiglia, tradizioni, rispetto e valori. In ogni verso si percepiscono gli odori della sua Terra, il salmastro, l’origano e il profumo del pane sul tavolo. Si percepisce il significato della parola famiglia, nell’unione del piccolo nucleo e come comunità nel territorio, in un contesto tanto difficile e malavitoso di una Calabria (e non solo) in cui il futuro dei giovani è quasi utopia.

Una famiglia si riunisce, quando è famiglia
e tutti affrontano un problema
riuniti a tavola, insieme
non solo per mangiare
riempire calici e spartire il pane.

La poesia è un’esplosione d’amore e di protesta, verso tutti e verso se stesso, verso chi viene a bagnarsi nelle acque cristalline e gusta i frutti squisiti offerti con generosità dalla gente laboriosa ed onesta, e poi condanna e dimentica. Una ricerca alla verità, alla giustizia, quasi una bandiera da portare con orgoglio.

Venite e vi sciacquate, mangiate
perché è gustoso il pane
il pane delle nostre parti
le spighe il grano delle nostre pietre.

Accorata ed intensa la lirica dell’autore, un viaggio in cui non si è mai soli, quando ci si racconta attraverso il cuore.

Franca Donà


La nostra casa

Io non ce l’ho con voi
con voi che sapete tutto
sapete tutto della mia casa
ogni sua pietra ogni sua lacrima
ogni brandello di sudore
l’odore dell’origano indossato
da chi tra nuvole vi ha messo tegole
sul pavimento il mare.
Voi non sapete nulla 
della mia barca e dei suoi remi
di un nubifragio e del suo legno. 
Venite e vi sciacquate, mangiate
perché è gustoso il pane
il pane delle nostre parti
le spighe il grano delle nostre pietre.
Hanno profumi buoni le conserve
non si rinchiudono gli avanzi
e le pietanze sono al fresco
come il sorriso di chi l’offre.
Ce l’ho coi miei fratelli
con mio padre, mia madre, col mio vicino
col farmacista e il prete
ce l’ho con tutti e con me stesso
ce l’ho con il silenzio, l’accettazione
la frustrazione e la rinuncia
(io maledico queste crepe)
coi giovani ce l’ho, e con la loro fuga.
Una famiglia si riunisce, quando è famiglia
e tutti affrontano un problema
riuniti a tavola, insieme
non solo per mangiare
riempire calici e spartire il pane.
E non parliamo della vigna
non difendiamone gli ulivi
l’onore gli acini una storia
se siamo i primi a rinnegarli
a non proteggerli dal malaffare
dai figli senza solchi sulla pelle
né briciole di sangue nelle vene.

Emanuele Aloisi



2 commenti:

  1. Non credevo e non sapevo di ritrovarmi nuovamente sull'isola: regalo a sorpresa dell'amica Franca, che ringrazio di cuore, così come il professore Pardini. Grazie per le parole di profonda lettura, analisi e interpretazione non di un testo, non solamente di quello, ma del mio modo di essere, di vivere con orgoglio nella mia terra. Emanuele Aloisi.

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  2. Non sono brava come recensionista, ma amo la Poesia e chi la vive con l 'urgenza del bisogno, nella sincerità di animo. Certe poesie si sentono, prima di leggerle, così come chi le ha scritte. Grazie a te Emanuele per il dono della tua poesia, e un grazie infinito al prof. Pardini per la sua squisita gentilezza e simpatia.Franca Donà

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