Nazario Pardini: “I dintorni della
vita” – Ed. Guido Miano – 2019 – pagg. 92 - € 10,00
Accattivante la proposta nel
sottotitolo “conversazione con thanatos”, per la quale ogni sospetto di
avvicinamento della falce finale diviene un semplice atto di scongiuro, un
anelito alla liberazione da ogni vincolo costrittivo che la quotidianità può
incatenare. Senza alcun dubbio il viaggio che intraprendiamo può narrare quanto
il trascorso sia determinante nel passo che ogni poeta accenna, ricamando il
motivo della rassegnazione o svincolando i legami del rimorso, “prendendo dalla
luce solo il sole” o abbandonando alla sorte ogni illusione.
Nazario Pardini sa rinsaldare il verso
con la bravura del cesellatore, fra i contrasti che la memoria accende e i
desideri che ogni alba propone, così da rincorrere con garbata prospettiva il
sussurro che ogni segreto accenna nel periglioso tragitto verso la fine. E la
fine è ben salda nelle attese! “Innanzi alla tomba vibrarono le carni” ed
“impassibile assistere allo scempio”, sottoscrivendo a volte il “contrario della
gioia”, aspettando “la brezza pellegrina che vibra con l’odore di stagione.”
Rincorrere Thanatos per il poeta
diviene motivo dominante per reagire e sentirsi vivere nel pieno della
esplosione sia dei sentimenti, sia degli improvvisi bagliori dell’eterno. Una
specie di lunghissima preghiera che si intreccia tra verso e verso, con la
consapevolezza che tutto ciò che narcotizza acquieta un misticismo nascosto,
sincero ed entusiasmante disincanto, capace di dar vita ad una inquieta
filosofia, che cerca di identificarsi nell’amore e nella pura essenza della
rinascita.
Puntuale la parola ci avvolge sia nella
musicalità della poesia, sia nella policromatica incisione del verso.
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