Ho letto e riletto Cronaca di un soggiorno di Nazario Pardini
The writer edizioni 2018
Non ho
competenze critiche, se non una grande esperienza di lettrice e so quanto
leggere poesia sia diverso dal leggere prosa. Occorre rileggere per sentire la
comunione col poeta, perché spesso lo stile è intriso di espedienti per non
dire. Non è questo che mi è accaduto coi versi del Nostro che sono arrivati
immediati, densi di musicalità e afflato lirico, e li ho riletti invece con un
duplice intento, memorizzarne la bellezza e promulgarla ovunque. Farò in modo
che la sua voce superi i confini. Scrivere della sua poetica è per chiunque
sfida grandissima, cosi ho deciso di lasciare che la sua voce si sedimenti
dentro me per poi tradurla in lingua inglese, senza tradirla. Sono in ascolto. Ho
colto per ora il senso generale della sua poetica: raccontare la vita terrena
come fosse un soggiorno temporaneo. Come un lupo di mare, Nazario redige un
diario di bordo, ma lo fa in versi, eleganti e classici, intrisi di ossimorici abbandoni.
Leggendo mi par di conoscere tutti i suoi familiari, il fratello Sauro, a cui
si deve l'opera di copertina, la madre dalle mani screpolate dal lavoro, il
padre che si staglia come esempio di rettitudine e onestà, la donna amata, il
figlio e le nipoti. Come una cronaca, questa raccolta ha un chi, un dove, un
quando. Il dove è un luogo a metà strada tra la meravigliosa campagna pisana e
l'isola della memoria, sospesa tra fughe ed ancoraggi, lontana dai rumori di
terra, dai frastuoni che inondano le strade, dove il nostro poeta è ospite
e medita sulle vicende umane.Leggendo la lirica La mia isola si intuisce
come essa altro non sia che la cultura, un sapere encoclopedico che stimola il
pensiero e dove Nazario respira la verità che hanno cercato sempre i pensatori
nei secoli dei secoli. Il quando nasce con la sua infanzia, attinge alla
mitologia e aspira a un tempo ultraterreno. Perché non è solo commiato
d'autunno come qualcuno ha scritto, c'è il futuro della primavera, la speranza
di un Eden fiorito, la fede che esista un altro azzurro, oltre quello del mare,
un azzurro dove fare ritorno, perché come egli stesso scrive, l'azzurro è il
nostro primo amore. Non si riduce però alla cronaca il libro di Pardini, come
le parabole contiene molteplici messaggi, ed Egli che molti di noi vivono come
un padre spirituale, il nostro babbo poetico, ci invita a concentrarci sulla
bellezza per trovare pace in terra, ci esorta con paterno esempio a trovare la
nostra isola dove respirare eternità e dove divulgare canti che superino i
confini. Per far questo, ritengo che occorra fare un passo indietro e restare
in ascolto.
Claudia
Piccinno
E' sempre molto difficile, per un poeta, recensire un altro poeta, soprattutto se si tratta di un Maestro. Occorre molta umiltà, ascolto, capacità di tenere a bada il proprio sentire per immergersi totalmente nella poetica dell'altro. Claudia Piccinno è riuscita a trasmettere tutte le sfumature dell'azzurro del Prof. Pardini, restituendone intatta tutta la potenza.
RispondiEliminaBellissimo commento che riesce a far sentire al lettore lo spessore della poesia di cui si parla, facendo nascere la curiosità di poter leggere i versi che tale commento hanno ispirato.
RispondiEliminaLeggendo questa recensione della poetessa Claudia Piccinno al libro del Maestro Pardini si comprende l'importanza dell'ascolto, di rimanere in silenzio, non solo quel silenzio esterno che si ottiene isolandoci dai rumori del mondo che ci circonda, ma soprattutto quello interno, perché se non mettiamo in pausa il nostro dialogo interno non possiamo comprendere le emozioni che hanno indotto l'altro a scrivere determinati versi, facendone affiorare l'anima. Claudia ci è riuscita pienamente, permettendoci di entrare nella poetica del Prof. Pardini, esponendoci ogni elemento che ne costituisce il nucleo attraverso il suo sentire, senza mai interferire in esso, sublimandone l'essenza. Complimenti a entrambi per regalare versi e scritti di così alto spessore culturale e umano a questa meraviglia che ci unisce: la Poesia.
RispondiEliminaGrazie Elisabetta, quando leggo Poesia, il mio scritto di commento fluisce autonomamente, addirittura ero in treno e ho fermato sul cellulare queste mie risonanze dopo aver letto Cronaca di un soggiorno
EliminaGrazie mille al professore che ha ritenuto il mio commento degno di essere su Leucade, grazie a Bruna e Rosa per la vostra lettura partecipe e attenta
RispondiEliminaHo letto “Cronache di un soggiorno” di Nazario Pardini che, con immenso affetto, chiamo “il mi’ babbo in poesia”. Pertanto, trovo il commento di Claudia pertinente e ricco di empatica condivisione. E infatti non si può non condividere il pensiero di Nazario, il suo messaggio malinconico per la vita quasi interamente trascorsa eppur ricco di speranza per un azzurro altrove che ci aspetta. Claudia, con la sua sensibilità innata e affinata da anni di letture di poesie, l’ha ben compreso, l’ha fatto suo e l’ha trasmesso attraverso le sue parole. Grazie a entrambi.
RispondiEliminaEster Cecere