Poesia d’impegno, scorrevole,
e musicalmente arrivabile per la sua euritmica sonorità. L’ermeneutica
scioltezza del canto stride con il contenuto vòlto a rilevare le aporie e le
negatività di un mondo ai bordi di un precipizio, dove la luce piega già verso
l’Occidente mostruosamente assuefatto. Dove “Un attimo di vita preziosa/ diventata
niente/ ora che la lama/ seghettata del mostro/ è pronta già a sacrificare/ ancora
l’agnello”. Attualissima pennellata di una quotidianità, sempre più anomala e
tragica, vissuta con densa pienezza ontologica, e senza armamentari retorici. Con
i suoi versi, aggrappati al significante metrico, incide, senza livore comunicativo,
ma con dolcezza verbale, sulla sensibilità del lettore, così che il canto si
diluisce, con naturalezza, in un arancio di un sole al tramonto. In un arancio che
grida la sua Umiltà alla solitudine del deserto. I palpiti di una Natura
sofferente e melanconica contribuiscono alla resa del poièin.
Nazario Pardini
Fine
del mondo umano
Infelicità
sapere ora cos’era
felicità,
pure così banale.
Un attimo di vita preziosa
diventata niente
ora che la lama
seghettata del mostro
è pronta già a sacrificare
ancora l’agnello.
Ora che la luce piega già
verso l’Occidente
mostruosamente assuefatto.
Malgrado l’arancio,
colore dell’Umiltà,
sia voce che grida ancora
nel deserto
di un Sole al tramonto.
Giusy Frisina
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