Luciano
Domenighini: LA LAMPADA DI ALADINO.
TraccePerLaMeta edizioni. Milano. 2014
Ho
ricevuto oggi, 22 agosto, un libro di non comune fattura, che si presenta in
maniera accattivante per veste grafica, impaginatura, composizione e copertina.
Veramente ben fatto ed elegante. E questo è importante per un testo di
qualsiasi genere letterario: invoglia a sfogliarne le pagine, a captarne in qua
e in là le varie espressioni, le impennate linguistiche, il dispiegarsi dei
lemmi, le sfumatura lessicali, il metodo di ricerca. Insomma un prodromico
avvio per una lettura attenta e meditata. E qui la prima cosa che emerge è
l’acutezza esegetica dell’autore. Domenighini si accinge ad analizzare il
tessuto poetico di una ventina di scrittori contemporanei e, in appendice, quello
di composizioni di alcuni capisaldi della nostra letteratura, quali Foscolo,
Manzoni, Pascoli, e Campana. E lo fa con perizia analitica, e con un linguaggio
semplice ed arrivante, pur tecnicamente preciso e plurale. Ogni autore è
accompagnato da un profilo critico in cui l’esegeta dimostra tutta la sua
attenzione speculativa, tutta la sua forza creativa, e tutto il suo bagaglio analitico-culturale
da vero ermeneuta. Trecento pagine di diegesi letteraria che offrono spunti per
ulteriori riflessioni e approfondimenti e che ci avvicinano a stili di
polisemica varietà ispirativa. D’altronde è a queste opere che dobbiamo volgere
lo sguardo; a opere, appunto, che si svincolino un po’ da retaggi di sapore
scolastico per affacciarsi su ambiti che da sempre le cosiddette case editrici
“nobili” trascurano volutamente, facendo danni non trascurabili alla cultura
letteraria. Visto e considerato che fra questi nuovi scrittori, alcuni dei
quali ho avuto il privilegio di conoscere tramite recensioni o prefazioni, non
pochi hanno dimostrato e continuano a dimostrare, con le loro pubblicazioni, risultati
di grande valenza poetica; risultati degni di interesse letterario.
E’
a questi giovani che noi critici dobbiamo volgere l’attenzione ed è a questi
che la cultura esegetica dovrebbe dedicare pagine oneste, puntuali e
connotative, visto che non solo spendono sangue e amore per la scrittura, ma
riescono a proporci prose e versi nuovi, costruiti su ampie conoscenze
storiche, valorizzando, anche, una poetica che non disdegna, pur nuova,
connessioni con la nostra tradizione letteraria. Dacché in definitiva anche la
critica può essere un atto d’amore, come afferma Domenighini: “…quando non
divaga in digressioni vanesie e narcisistiche ma si rivolge esclusivamente
all’oggetto artistico, la critica, dicevo, nel suo approccio conoscitivo, nel
manifestarsi come volontà di comprensione, può essere anch’essa un atto
d’amore. O, almeno, a me è piaciuto che lo fosse.”. Ed è così che io la vivo,
dedicando gran parte del mio tempo a cercare il buono in un’opera invece di
condannare il cattivo.
Nazario Pardini
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