Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade |
LA
CULTURA UMANISTICA COME RISORSA NEL PROGRESSO DELLA SPECIE UMANA
di
Ninnj Di Stefano Busà
In
ogni epoca di transito da un secolo all’altro, può risultare sorprendente
ricorrere alla Cultura per accendere interrogativi e portare all’orizzonte l’ “acculturalismo” per indicare o forse
evocare quella sapienza umanistica che addita soprattutto una emergenza dei
tempi e appare determinante per l’educazione intellettuale e spirituale delle
nuove generazione.
L’Umanesimo
classico, per quanto possa apparire obsoleto, si trova sempre alla luce della
ribalta e non è mai una eredità morta e sepolta, sa invece trovare spunti,
caratteri e risorse che stimolano l’intellettualità dell’uomo.
Si fa
strada perciò come emergenza programmatica di una progettualità che inglobi le
mutate condizioni del mondo che sta per essere attraversato da dirompenti
perdite di coscienza e di pessima costruzione
storica dell’Europa Unita (tanto per non andare troppo lontani).
Vi
sono due linee di pensiero, due versioni contrastanti riguardo il progetto
politico ed economico di una Europa che naufraga, mostrando appieno la sua
inadeguatezza, la sua insolvenza nei confronti di un sistema solidale, come si
dovrebbe prevedere in una società multietnica, multinazionalista, globalizzata
e progressista.
Invece,
non fa che evidenziare i punti di dissanguamento, di contraddizioni, di
conflittualità, di errori, di polemiche, di drammatiche stagnazioni, di rinvii,
di errori madornali sulle direttive che un processo di tale portata storica
dovrebbe rispettare.
La
qual cosa non fa che mostrare un’Europa lontana anni luce da un processo
comunitario reale, che possa essere la base di un progressivo miglioramento
delle condizioni per tutti i paesi aderenti e faro per illuminare tutti gli
Stati membri, oltre ad essere anche formazione moderna e progressista di uno
sviluppo storico, morale, sociale, economico, religioso del pensiero
(umanistico appunto), oggi più che mai.
Ci si
chiede allora a che punto sta, dopo lunghi anni di rodaggio l’Unione Europea?
che secondo la logica un po’ ottusa dei suoi fondatori doveva risolvere e
difendere con ogni mezzo le carenze socio/economiche e rafforzare i criteri
politico/giuridiche, e non solo, del neonato corpo dell’occidente.
Non
solo non è stato fatto nulla dell’intera ricostruzione statutaria, ma si è
abbassato tanto il livello di prospettive, da rilegare questa intenzione
primaria, a cattivo “arroccamento” dei popoli più progrediti nei confronti dei
meno abbienti, sicché uno Stato “povero” è diventato sempre più povero e chi
era più ricco e potente ha devastato con la sua determinazione i paesi più
malandati, facendoli deragliare terribilmente e sempre di più verso una crisi
difficilmente calcolabile e terribilmente pericolosa per la pace mondiale.
Oggi
che la cultura scientifica ha messo ai margini la cultura umanistica
caratterizzata soprattutto dall’essere-uomo in
interiore, si torna ad avvertire l’esigenza di una condizione più giusta,
nel tentativo di riscoperta di una cultura spirituale che indirizzi l’uomo
verso una morale dei diritti cristiani, dei pensieri e delle azioni, dei valori
più eticamente vicini all’anima, più consoni agli equilibri e alle necessità
del proprio destino o del proprio sentire che eguaglino l’educazione e la
cultura olistica, capace di sviluppare emozioni e sentimenti e a fare di essi
la -conditio sine qua non - del
processo futuro della specie.
Una cultura animi che, preso atto della
gravità del problema, si mostri sensibile a formare le generazioni che
verranno, attraverso le discipline complementari del buon vivere nella società
attuale zeppa d’incognite, di stravaganze, di conflittualità e di vanesia
concupiscenza del male: si è persa quella sintonia tra individuo e polis, ovvero quella sinergia di valori,
di significati che Hegel definì la “bella
eticità” ad indicare come fosse impossibile costruire il processo del bene
privato a discapito della collettività, della comunità.
Suture,
suture sempre suture arbitrarie e scomposite: si mettono sempre punti di sutura
a tamponare emorragie, a cercare raffazzonamenti senza luce d’intelligenza.
L’umanità
è ad un bivio inquietante e pericoloso, si stanno mandando in malora secoli di
cultura “umanistica” per stimolare effetti che ogni giorno diventano più
devastanti per la stirpe umana, la quale attratta dalla rivalutazione
dell’utile e dall’interesse privatistici mirano a cancellare con un colpo di
spugna “l’altro” esaurendo ogni giorno di più risorse e danneggiando
inesorabilmente lo status dell’intero
pianeta con faziosità assurde, prevaricazioni, oppressioni.
Abbiamo
una classe politica tra le più smaniose di apparire tranne che di essere. La
forza prorompete che accomuna tutta questa pletora politica è di natura
privatistica, tendenzialmente rivolta all’utile per sè, mai per la collettività,
per il bene comune.
Si
acuisce la frattura, la faglia tra gli strati sociali delle generazioni diventa
ogni ora più irrecuperabile, entrando nella tenebra più improduttiva e
drammatica del nostro tempo: l’oscurità
dell’intelligenza e del discernimento ci rende ciechi, viviamo annaspando
confusi e quasi paralizzati dagli eventi nefasti.
Di
fronte a questa società tecno-finanziaria, fuori da ogni logica e dal più
civile raffronto, non c’è che da avanzare una speranza che si compia il
miracolo di un ritorno al ravvedimento, alla progressiva cultura umanistica,
affinché si possa portare avanti il processo di salvamento dell’intera sostanza
dello spirito, ché non sia asservimento cieco di uno schiavismo globalizzato
che pianifichi la devastazione, l’annullamento
dell’uomo per l’altro uomo, in una catena generazionale incontrovertibile e
abominevole per la specie.
Ninnj Di Stefano Busà
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