GINCARLO
BARONI: I MERLI DEL GIARDINO DI SAN PAOLO
E ALTRI UCCELLI. GRAFICHE STEP. PARMA. PG. 80. € 10,00
Un
libro accattivante questo di Giancarlo Baroni, per composizione, copertina,
risvolti, per le illustrazioni di Vania Bellosi e Alberto Zannoni che danno
lustro e significanza alla plaquette con l’immagine sul segnalibro di Vittorio Parisi
da cui è stara tratta la copertina. Un libro che prendendo spunto dalla fauna
avicola ci dice dell’uomo, del suo esistere, della sua voracità naturistica
facendone motivo di visivo accostamento tra piacevoli pitture
bucolico-espressionistiche e risvolti umani di grande valenza poetica; una vera convivenza panica da cui partire per
intraprendere icari azzardi verso azzurri di cielo. Il confronto fra uomo e
milieu nasce spontaneo: alberi, vegetazione, volatili, e questa razza umana che
per tanti versi ostacola il nascere o il crescere degli alati e non solo; o che cerca di
imitarne i movimenti mirandoli dal basso per desideri nascosti o palesi di scalate
all’azzurro. L'Autore fa della realtà che lo circonda una cornucopia di simboli per dire in indirettamente dell'uomo. E quale immagine più appropriata delle ali per indicare
la sua principale aspirazione? Il desiderio del volo; l’ambizione di fuga, di
elevazione, di superamento della nostra vicenda dai risvolti ristretti e
condizionati. Non per niente in esergo l’Autore cita una quartina di Angelo Maria
Ripellino:
Volare via da me stesso
come un uccello migratore,
da questo roveto, da questo
malessere,
da questo perenne dolore.
Tanti
i riferimenti per una simbologia di concreta plurivocità; di polisemica intrusione.
Tanti gli interrogativi che l’Autore si pone sul futuro del Creato:
(…)
Quali uccelli verranno
dopo di noi? e quali piante?
Osservare
questi minuscoli esseri nel giardino dalle foglie cadenti; la loro leggerezza;
il loro becchicchiare, è cosa eterea: “…
quando sfiorata la terra neanche vi appoggiate”. Come invocare la loro
presenza mentre si giocano di noi:
(…)
Là in alto intanto voi ve la
ridete
di noi che gridiamo
che fingiamo di invocarvi come
ossessi.
E
voci e sguardi e merli e colombi e creste e rami:
(…)
Conosciamo la vostra fitta
spola dai rami.
L’Autore
si mischia anima e corpo ai loro voli, ai loro movimenti, al loro cinguettare;
ne fa un tutt’uno, diventando parte di
questa simbiotica attrazione; facendosi becco rivolto in alto del beccaccino;
piumaggio iridescente del pavone; svolare alto del falco di palude; o levarsi maestoso
dell’airone, che, svelto più di una lancia, ingoia la ranocchia:
(…)
…
L’incedere
tuo elegante il bianco
immacolata delle penne
non ci convincono.
D’altronde
non è di sicuro la bellezza apparente a dare conferma di una verità etica,
umana o sociale.
E
tutti in volo, all’aperto, sugli alberi, sui terrazzi, le grondaie per noi che
li osserviamo; ma l’occhio è rivolto anche a quelli in gabbia; alla loro
disperazione di essere rinchiusi; alla loro improbabile ricerca di un passaggio:
(…)
Con il verso implori
di scovare una rotta.
Un
vero grido di libertà.
E
Baroni continua nella sua perlustrazione, nella sua osservazione scrupolosa e
perspicace; attenta ed analitica: anatre e storni, aquile pinguini e
pettirossi, rapaci, tarabusini, passeri, rondoni e quaglie:
siete esseri carenati
le vostre ossa fendono l’aria
come vascelli
per questo non ci succede mai
di imitarci
nemmeno quando più forte lo
vogliamo.
Fino
a Federico II e l’assedio di Parma col modello in argento della città offerto
alla Madonna: Difendici da Federico; e alla seconda parte dedicata ai pennuti,
o ad una torre d’avorio da cui l’autore può osservare dall’alto (DA QUASSU’):
A questa altezza i serpenti
non esistono
molto oltre galleggiano per
aria
in terra si trascinano
qui incontriamo soprattutto i
nostri simili
e qualche oggetto che cerca di
imitarli.
Meditazioni,
riflessioni, sentimenti e giochi interiori oggettivati in parvenze policrome e
di valente resa; e il tutto si conclude con uno sguardo rivolto al cielo foriero di ontologiche
constatazioni su una realtà che sfugge:
Oggi il cielo è come un
negozio di parrucchiera:
pieno di chiacchiere che
gonfiano i capelli
e di pensieri inutili. Ma
riflettere
senza accanirsi troppo o
vedere
con uno sguardo appena è
davvero
così deprecabile? Finestre e
porte
spalancate ci invitano e
sollevando
la testa i davanzali
conversano con noi di fiori.
Finché
chiudendo gli occhi immaginiamo
essere questa la realtà.
Nazario
Pardini
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