Antonello
Vanni: PRO/FUMO DI LIBERTA’. Aletti
Editore. Villanova di Guidonia (RM). 2016. Pg. 72. € 12,00
Una
poesia semplice, alogica, legata ai battiti diastolici del cuore, che, con
lemmi spesso strutturati verticalmente, con versi di breve entità metrica, con
verbi che formano, in autonomia, l’inanellarsi del canto, esprime tutto il pathos, tutta l'inquietudine sugli interrogativi dell’essere e
dell’esistere. I contenuti di urgente connotazione ontologica, di momenti di
vita tornati a pulsare, di visioni piuttosto amare sullo scorrere del tempo e
su “questa brulla terra”, avrebbero
bisogno di una sintassi poetica più adusa al messaggio rielaborativo, e
compositivo. Ad esempio l’uso frequente di apocopi di arcaico sapore (pensar,
dispiegar, esser, apparir, ancor, allor, sol, forgiar, destar, occasion,
condizion, rappresentazion….) andrebbe ripensato in una visione più consona
all’attuale dire poetico. Molti gli aspetti vicissitudinali toccati con fresca
intuizione emotiva: il sogno, l’amore, gli inganni, le illusioni, le
disillusioni, l’epitaffio, la clessidra, il dolore, il libero pensiero, la
caducità dell’essere, la morte, “Le urla di dentro”; e la natura con tutta la
sua potenza cromatica, addolcita dalla musicalità di rime, assonanze,
consonanze, fa della sua visività un messaggio di epigrammatica solitudine. La
plaquette zeppa di passione e sostanza umana; di forti connotazioni di valenza
oggettiva, dovrebbe trovare, con giusti equilibri contenutistico-verbali, una soluzione
di maggior resa compositiva.
DAL TESTO
Non
t’amo più!
Ti
osservo capovolto
appeso a testa in giù.
Ti
ho visto all’alba
sorger
in tutto il tuo
splendore…
tutta
quella luce…
accecato fui d’amore.
Poi
l’ombre si allungaron,
al
giunger della sera
e
tutto quel bagliore
si
rivelò chimera.
No,
non t’amo più,
bizzarra
vita,
rubato
hai i sogni miei
e
l’anima tradita!
Scrivo
con
inchiostro
di
lacrime
su
ruvidi fogli
di
carta increspata.
Vorrei
fermare il tempo,
spaccare
la clessidra,
lasciar
fuggir via
l’anima
dannata.
Scettro
non ho
e
sol di me
son
unico sovrano,
piegato
a
un Dio minore,
forse,
evocato
troppo
invano.
Danza
con
me,
leggiadra,
ruba
il
luccicar
dell’anima
come
gazza
ladra.
Stringimi
a
te
conserto,
respirami
forte,
tienmi
avvinghiato,
stretto,
sino
alla
morte.
No,
non
temer,
non
sarai
mai
dolore,
dolce
tra
le
braccia
tue
è
lo
spirar
d’amore.
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