martedì 5 luglio 2016

ANNA VINCITORIO: "AUTUNNO"

Autunno

I tuoi colori macerano
al suolo come le foglie
Sparuto e  tra i papaveri
il sole del mattino
si affaccia oltre gli alberi
È tutto precario
e nell’assurdo mio vagare
affiora l’ombra imperfetta
dei miei angeli
Un segno attendo
nell’infinito silenzio
dove echeggia il fischio
del treno
verso mete ignote
Umidore ferrigno
che il sole  non scalda
e raggi in caduta


Anna Vincitorio

3 commenti:

  1. Ho avuto il piacere di recensire il libro da cui è stata tratta questa bella lirica di Anna Vincitorio.
    Sono contento, ora, di trovarla pubblicata sul blog ed invito - chi lo volesse - a leggere "Il dopo Estoril": un testo di autentica poesia!

    Sandro Angelucci

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  2. Autunno è stagione di un languido morire, dove i colori e i richiami della vita si fanno particolarmente intensi e struggenti. Tutto il creato frana dentro se stesso per prepararsi a nuove esplosioni di vita, e sprofondando regala maestose fiammate d'amore. La poetessa, in tanta precarietà, avverte l'ombra dei suoi angeli e attende il fischio di un treno per un viaggio "verso mete ignote". Una poesia legata alla terra ("Umidore ferrigno / che il sole non scalda"), ma nello stesso tempo dotata di slanci e orizzonti metafisici.
    Franco Campegiani

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  3. Anch'io ricordo e amo il libro dal quale è stata tratta questa splendida lirica di Anna. I versi, che evocano vagamente Cardarelli, sono limpidi e sanguigni, come l'Autrice. Il treno interrompe il flusso dei ricordi, la nostalgia degli Amori perduti. Rappresenta, forse, nel languido autunno, allegoria della tarda stagione dell'esistenza, il senso dell'andare, del continuare a credere in mete sconosciute. Un andare che il sole sembra quasi ignorare... L'autunno e il treno sono antiteci e poderosi: la stagione è triste presagio; il treno cerca di continuare il percorso, nonostante 'l'umidore ferrigno' che 'il sole non scalda'. Anna è una poetessa che ha lasciato il segno in tutti noi romani con "Il dopo Estoril" e, come l'amico Sandro, invito i lettori del blog a leggere questa silloge.
    Un abbraccio a lei, a Nazario e ai miei compagni di viaggio.
    Maria Rizzi

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