Campi
di carne umana da macello,
campi
abitati da storie infangate,
campi
senza luce, all’ombra, opachi,
campi
ghiacci, vuoti, zeppi di miseria,
campi
senza fiori, ove il signor caput
spargeva
brividi e terrore,
campi
di sangue raggrumato in stalle,
di
agro sentore, di fame, d’inferno,
dove
era vano sognare paradisi,
dove persino
gli alti paradisi
piansero
sdegnati,
campi
ove l’uomo perse dignità,
campi
da ricordare per dimenticare,
campi
che ancora fumano di male,
campi
dove si muore per il fatto
di
appartenere al mondo degli umani
ma con
idee diverse, altre religioni,
altre storie, altre popoli, una vita,
campi
ove il peggio trovò casa.
E’ in questi campi, dove la memoria
crebbe
robusta come una gran quercia
impavida,
decisa, alle intemperie,
per dire
al mondo quanto giganteggia
popolata
di nidi e di frescure,
di
verde sano e naturale umore
per
fare albergo ad un viaggiatore
che vuol godersi il senso della vita.
Certamente....non dimemtichiamo per non dimemticarci.
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