Gemmati i rami, quasi secco il greto
del piccolo
rigagnolo tra i sassi
dalle
colline al piano. All’uliveto
aliavano le
rondini e i suoi passi
si
sarebbero spersi alla calura.
Bramava
certamente di provare
a scoprire
una foce e alla pianura
sembrava
quasi che potesse ambire
lieve un respiro ancora. Ma
lontano,
che era
lontano il gorgo si vedeva
dalla
foschia sottile. Fino all’acque
non
arrivava l’occhio. Ed era vano.
La corsa
dei pioppeti si sperdeva
nell’orizzonte.
E dolcemente tacque.
Non si può fare a meno di notare lo zampino della filosofia pardiniana in questo perfetto sonetto: l'uomo cerca una verità al di sopra di ogni possibilità umana e per questo si spegne con lo sguardo ad un orizzonte imperscrutabile e lontano
RispondiEliminaProf. Angelo Bozzi
Quanta musica si profonde dai questi versi fin dentro l'anima. Nella lettura si cambia dimensione, si apre un varco nell'orizzonte e sotto l'ulivo si osservano le rondini con piacevole serenità. Una poesia che respira nel verso "lieve un respiro ancora" un soffio di vita che comunica all'anima. Lo stile è apparentemente "leggero" ma sappiamo la grande capacità del Nostro Poeta di celare nella metafora il significato del suo profondo sentire. Forse è la metafora della vita, d'un ruscello che cerca la sua foce e dell'uomo che cerca di vedere la sua fine nascosta da una foschia sottile, mentre la corsa degli anni si perde nell'orizzonte.
RispondiEliminaUn caro saluto
Che emozione leggerti in un sonetto, Nazario mio! Era / è la forma prediletta di mio padre, anche se si dilettava in altre forme metriche. Leggendoti il cuore ha perso battiti. E' diventato anarchico. La folla dei ricordi mi ha assediata e, nonostante il tuo timbro unico, non confrontabile con altri, su alcuni versi ho avuto la sensazione di vedere un pianoforte suonato a quattro mani.
RispondiElimina"sembrava quasi che potesse ambire
lieve un respiro ancora". Questo verso spezzato, di musicalità radiosa, per esempio, mi ha riportato indietro nel tempo. "Il rigagnolo" è metafora squisita, sottile, sussurrata. Allegoria dell'uomo che nel percorso terreno cerca ogni giorno di meritare un altro sospiro, un lieve, dolce momento di pausa e di calore. S'avvia a spegnersi il rivo d'acqua, ma ha il suo tenero desiderio. Nazario sei la musica e la dignità della vita. Prima di tacere, si continua a inseguire il sogno per il quale si è nati, ad andargli teneramente incontro. L'alba segna la fine dei sogni, ma per una strana malia, è anche il simbolo dell'inizio del giorno, di un nuovo luminoso giorno. V'è pessimismo e dolore nel tuo poetare, Immenso Amico, ma quanto Amore non detto, lasciato dondolare tra le pause, in un unico verso in corsivo...
Sono commossa dal Tuo dire. Grazie.
Maria Rizzi
In questo sonetto danza dolce e allusivo il canto della vita: ti prende, ti seduce, ti incanta. Per un minimo tempo sospeso. E tanto basta.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Il rigagnolo è sottile, fiacco, spompato. Non ha la forza di andare avanti e, raggiunto a fatica il piano, troppo lunga è la corsa tra i pioppeti, troppo lontana una foce, una distesa d'acqua dove potersi felicemente tuffare. Così muore anzitempo, nel cuore e nell'anima il dolce bagliore della patria lontana...
RispondiEliminaFranco Campegiani