Edda
Pellegrini Conte: Ambizioni. L’Autore
Libri Firenze. Pg. 69. Lire 15,000
Un
libro elegante, ben fatto, per impaginazione, carta, quarta, con in copertina
il dipinto “La torre di Babele” di un Artista fiammingo del XVI secolo. Un
testo dato alle stampe per i caratteri di una importante Casa Editrice quale
L’AUTORE LIBRI FIRENZE, con cui ho avuto l’onore di aver pubblicato due delle
mie sillogi: Fogli di campo, aghi di
pino, scaglie di mare; Le voci della sera.
Una narrazione quella di Edda Pellegrini Conte che, con generosa
intrusione analitico-descrittiva, sa fare sua ogni vicenda umana per darla alla
pagina arricchita del suo plurale pathos
vicissitudinale. Il testo di 72 pagine
contiene sei brani (Eugenio, effetti
collaterali; L’ambizione di vivere; Neo-scrittore; Una domenica di evasione; In
memoria; Pagine di diario) che, con un’andatura duttile e incisiva,
spiattellano su un vassoio d’argento tutta la filosofia di vita, tutto il modo
di credere e di pensare della Nostra: la coscienza di un tempo che corre
impietoso verso un mistero imperscrutabile: “Provvisorietà. E’ vedere il momento
che fugge, come se fosse un oggetto strappato dalle mani, è sapere che non c’è
più tempo per fare qualcosa d’importante e accorgersi che il giorno è una
sequenza monotona di atti per la sopravvivenza…”; il valore della memoria nell’azione creativa: “…
Erano cene estive sotto l’albero di fico, al riparo delle tamerici che
pendevano molli…. Poi le chiacchiere della madre, le risate sonore di lui
ancora giovane, i progetti sul ragazzetto visibilmente annoiato intorno a
quella tavola di grandi…”; il tema di auspicanti progetti nel complicato gioco
della vita: “<<il boschetto serve a isolare la casa dal paese, che in
fondo non è lontano.>> <<Figurati anche il boschetto di canne di
bambù. Come nel mio romanzo…>> <<Già… il tuo romanzo… chissà se
riuscirai a pubblicarlo…>>”; il ricorso a sequenze di ogni tipo (descrittive,
narrative, introspettive) a fini psicologici “La giornata era grigia; sembrava
che stesse per piovere, ma i due erano vestiti abbastanza leggeri, quasi
primaverili; le scarpe comode, da campagna… Le terrazze di pietra fiorite di olivi ricordavano che era il tempo
degli asparagi selvatici, ma quel giorno a loro piaceva andare così…”.
E il tutto con pluralità di contaminazioni letterarie: ironia, melanconia,
autobiografismo, post-romanticismo, repêchage, onirismo; tanti procedimenti
stilistici che ben delineano ogni aspetto dell’esistere con personaggi concreti
e di oggettiva rilevanza: nelle loro aspettative; nei loro sogni, nelle loro
vicende. Per non parlare del timbro naturistico; aspetto che dà consistenza,
non di rado lirica, al fluire della narrazione: una natura varia, ora
profumata, solare, ora ombrosa, ora trionfo di luci e colori: insomma una
natura disposta a farsi voce poetica per ritrarre gli stati d’animo della Conte.
Sei racconti che si leggono tutto di un fiato e che ci lasciano appagati ma
anche esistenzialmente coscienti della problematicità di questo impenetrabile
caso che è la vita.
Non ti ringrazio, mi commuovo, amico Nazario, incontrando il mio "Ambizioni" (Firenze 1990) su Leucade, presentato e commentato da te con la consueta acutezza e partecipazione emotiva.
RispondiEliminaFu la mia prima pubblicazione , effettivamente molto curata, come si conviene ad un lavoro di passione e aspettative.
Come curiosità rivelo oggi quello che apparirà strano, ma non inverosimile a chi mi conosce fino in fondo. Quel libriccino, concepito e realizzato con tanto amore, non lo presentai mai in pubblico, eppure fu letto e adottato in alcune scuole secondarie di I e II grado.
Sono felice di avertene fatto dono.
Grazie di tutto.
Edda.