Nasce in Sicilia, a
Ragusa. La sua ricerca fin dagli anni ‘60 ha affrontato la tematica della
frantumazione dell’Io e del rapporto dell’uomo con il suo doppio, cercando ciò
che si muove dietro il visibile nel tratto immaginativo di Turner.
Successivamente, negli anni ‘70, i suoi interessi si sono polarizzati sulla
ricerca intorno alle pitture nere di Goya e ai suoi rapporti con i labirinti
della psiche, esplorando sul piano linguistico le possibilità di simbiosi tra
informale e figurativo. Negli stessi anni sviluppa i suoi interessi per la
scultura, svelando il mistero antropomorfo delle pietre della terra iblea, come
espressione profonda e sotterranea dell’anima siciliana. Gli anni ‘80 si sono
caratterizzati con il ciclo della “trasfigurazione allusiva”, che ha trovato
consensi nei vari punti attivi della vita artistica internazionale, passando da
Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen, da Istanbul a São Paulo del Brasile a
Città del Messico, da Campinas a Brasilia, per chiudersi a Oporto, Colonia e
Weimar, con il ciclo di opere centrate sulla sua stessa morte, “Cilia ist Tot”.
Dal 1992 la sua ricerca formale si è indirizzata sia alla risoluzione della
figura in elementi cromatici e dinamici del divenire sociale (cfr. il ciclo
Nuovi Confini d’Europa), che di quello cosmico (cfr. Il ciclo dell’Apocalisse)
e di quello psichico (cfr. il confronto con Fortunato Pasqualino negli
“Orecchini di Platone smarriti durante la danza del filosofo” e con Gianni
Baget Bozzo e Totò Stella a proposito di “Via S. Vito 44”), interpretando, su
traccia di Federico Zeri e Mario Luzi, il ciclo di opere che vedono
protagonista il cielo e i suoi dinamismi di luce, fino alla dissolvenza delle
forme e al prevalere del colore puro in una “full immersion” nella luce, che
trova la chiave di lettura nel momento culminante del platonico mito della
caverna. L’uso contemporaneo di diversi registri evidenzia una inquietudine di
ricerca che impedisce la fissazione della sua pittura in moduli ripetitivi, in
forte e ideologico contrasto con l’arte come decorazione o puro sperimentalismo
e lungo il tema di fondo di un’arte intesa come strumento di conoscenza. Ha
scritto e realizzato, tra l’altro, con la sua regia, il dramma “E’ ancora
Natale?”, a Chiaramonte Gulfi, nella settecentesca chiesa di S. Giuseppe, e a
Clermont de L’Oise, nella cattedrale di Saint Samson; come narrativa, ha
pubblicato tra l’altro “Innocenza” (Cultura Duemila Editore, 1995), “Oltremare”
(Libroitaliano, 1997), “Ritratto post-mortem” (Zangara Editrice, 1999).
Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private, fra cui: “Museo d’Arte” di São Paulo “Masp”, Brasile; Robert Morton, designer Vogue, New York; Marisa De Re Gallery, New York; Sala Europa, Direzione Generale Scambi Culturali P.I., Roma; Cattedrale Saint Samson, Clermont de L’Oise, Francia; Giardini di Piazzale Lepanto, Siracusa; Museo all’aperto di Castagno di Piteccio, Pistoia; Museo Nazionale, Dubrovinjk, Croazia; Josè Maria Pasqual, Collezione privata, Parigi; Carlo Digrandi, Milano; Museo dantesco Fortunato Bellonzi, Torre de’ Passeri, Pescara, Pinacoteca Comunale Sulmona.
Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private, fra cui: “Museo d’Arte” di São Paulo “Masp”, Brasile; Robert Morton, designer Vogue, New York; Marisa De Re Gallery, New York; Sala Europa, Direzione Generale Scambi Culturali P.I., Roma; Cattedrale Saint Samson, Clermont de L’Oise, Francia; Giardini di Piazzale Lepanto, Siracusa; Museo all’aperto di Castagno di Piteccio, Pistoia; Museo Nazionale, Dubrovinjk, Croazia; Josè Maria Pasqual, Collezione privata, Parigi; Carlo Digrandi, Milano; Museo dantesco Fortunato Bellonzi, Torre de’ Passeri, Pescara, Pinacoteca Comunale Sulmona.
Grazie per il dono di "Elena" al M° Franco Cilia. Egli cita i miei versi accostandoli alle sue opere e
quella donna dai capelli lunghi e a volte con un abito bianco ( di quelle sottane antiche della nonna,
ricordate?) spesso io ma lui, non poteva
saperlo. Questi i miei pensieri di lettura.
Certe storie ti salgono dentro prima ancora di averle lette e
amplificano la riflessione o meglio “il sentire” la tua cognizione del dolore.
In un turbinio di situazioni kafkiane, l’autore trasporta il lettore insieme ai
protagonisti del romanzo in viaggi di conoscenza oltre l’io pensante. E’ una
scrittura chiarissima e coraggiosa, un anti - romanzo se vogliamo, nella
ricerca continua di essere . Di essere cosa? Quasi un diario alla scoperta
della vita dei personaggi che il riferimento a Pirandello, conterraneo di
Franco Cilia, conferma. Il limine della normalità, delle regole dettate dal
buon senso e dalla coscienza è infranto. Tutta la storia di Elena e Federico, i
protagonisti, corre tra il sublime e il grottesco scadere nelle vicende di
un’umanità dolente. Artefici e succubi di se stessi, si amano di un amore
impossibile. Federico, artista e intellettuale raffinato ha settant’anni, Elena
trenta. L’approccio per Elena è la sua sfida, vuole forse amare nell’uomo la
purezza dell’arte, il solo mediatore tra il divino e l’umano. Bella e
intelligente, sensuale e corporea, incarna l’eterno femminino, inconsapevole
della dannazione alla quale sottoporrà l’uomo con i suoi tradimenti. E’ curioso
ma plausibile come il tradito per eccellenza sia Federico, l’amante, mentre il
marito descritto come persona insensibile, tirchia e gretta, resti quasi fuori
dalla questione. Elena ha una doppia personalità, Federico il dono della
veggenza. Entrambi vanno oltre la soglia della consuetudine. La loro via di
fuga è opposta: Per Federico è l’arte, la ricerca della Bellezza (che pure lei
incarna) per Elena è l’orrore di amplessi con personaggi di infimo ordine
sociale e psicologico. Elena non ama suo marito, bella com’è e intelligente
potrebbe avere una vita diversa insieme a sua figlia ma sceglie Federico quale
depositario dei suoi sentimenti amorosi. Lo sceglie subito, al primo incontro
probabilmente con lo stesso istinto con cui sceglie gli altri amanti. Federico ha
il dono della veggenza nel passato. Sente e vede Elena nei suoi rapporti di
sesso e inorridisce. Lei quasi candidamente li confessa. Vuole essere salvata
dall’ “Altra” che le vive dentro. Molto intrigante è la scrittura di fabula e
intreccio che procede tra le parole del narratore, dei protagonisti,
dell’autore stesso e dei suoi amici reali a cui sottopone il testo durante la
scrittura. Chiede anche a Totò Stella, il filosofo, (che ormai ho imparato a
conoscere poiché presente anche in altri romanzi) come pensa possa finire la
storia e lo stesso è preoccupato. Non facile è la soluzione, l’amore e la
passione e ancora la dipendenza di Federico sono forti. Di contro la morbosità
degli amplessi di Elena e la sua dolcezza nei confronti di Federico, la rendono
invincibile . E’ il rito dell’ Odi et Amo catulliano. Elena/ Clodia è donna
dell’alta società, con un marito famoso chirurgo e una vita agiata, forse
noiosa in soli sette anni di matrimonio (fatidici sette) che, chissà per quale
manovra della mente, pensa di vendicarsi del non amore del marito concedendosi
a tanti. Federico/Catullo/Cilia? è artista completo, ama dipingere i fiori che
sente dentro come quei gerani sul terrazzo, rossi e superbi al mattino al tocco
delle mani di lei e poi morti, come divorati da un male interiore. Franco Cilia
fa quel che vuole nella sua storia, entra ed esce a piacimento, interloquisce
con gli amici, fa citazioni colte, torna da Elena e fa morire Gino, il rozzo
amante di turno. Anche la moglie di Gino non ama il marito: troppo diversi.
Federico soffre, d’inedia e d’amore o forse muore? Lascia una lettera al
lettore, chiedendo di far luce sulla storia, di tesserne la trama per lui, sul
perché non riuscisse a fare a meno di non volerla, quella sua donna, e di
amarla. E’ una storia di diversità, di opposti che si cercano per giungere al
nulla della perfezione che nella morte, infine, e oltre la morte, richiama
all’ordine tutte le cose. Naturalmente la ricchezza dei particolari e l’uso di
un linguaggio ora alto, ora basso e sempre funzionale alla vicenda, fanno di
questo libro un libro da leggere.
Con stima
Patrizia Stefanelli
Grazie, Nazario, per l'inserimento prezioso in quest'isola dei sogni. E' davvero un grande artista, il M° Cilia che ho conosciuto per caso in Sicilia, quando mi consegnò una sua litografia nel corso di un premio letterario vinto.Tutta la sua vita di artista e di uomo, tutta la sua sofferenza, si spiega in voli luminosi di colore, in narrazioni sempre prive di retorica e autocelebrazione. C'è qualche refuso nel mio testo, almeno nella prima parte, ma spero si comprenda.
RispondiEliminaChe la Bellezza sia con noi, sempre. Patrizia
Cara Patrizia, non trovo parole per dirti il mio sincero grazie per quello che scrivi. Grazie Prof Pardini, per questo inserimento nelle sue prestigiose pagine. Mi creda, " l'isola dei sogni" è diventata per me una bella realtà! f. c.
RispondiEliminaLa presentazione di Patrizia è tanto sentita, esaustiva, calda e ricca di pathos che si ha la sensazione di aver letto l'Opera di Franco Cilia. E non posso fare a meno di aggiungere che i versi dell'amica Patrizia s'incastonano in modo magico nel testo dell'Autore.Il poetare di Patrizia ha il dono dell'afflato lirico assoluto,puro e incontaminato.
RispondiEliminaI versi citati: " l'attesa donna, carne e sangue quale / il suo sentire" sono da brividi. Ogni donna si sente 'attesa', sa di esserlo da sempre, in quanto attende sulla sponda, non sempre vicina, la condivisione dell'amato. Ed è forza trainante con il suo sentire caldo di desiderio e di sensibilità complessa, profonda.
Ringrazio Patrizia, estasiata dalle sue doti di recensionista, l'Autore Franco Cilia, a dir poco talentuoso e il caro Nazario per aver dato spazio a una pagina di così grande valore.
Maria Rizzi
Grazie Maria, per esserti fermata a leggerci. Davvero Franco Cilia è un artista a tutto tondo, amato dai critici contemporanei ma che, come tanti, meriterebbe di più. Il tuo commento è una perla, un dono di cui ti sono grata. Tanto. Grazie
RispondiEliminaGrazie Maria, grazie di vero cuore per le sue parole. Sì versi di Patrizia hanno un legame profondo con le pagine di " Elena".
EliminaFranco Cilia