Un testo dedicato a Ines Betta Montanelli in cui, per mano di un grande critico della stazza di Marina Caraccionlo, si mettono in evidenza quelle che sono le peculiarità della poetica della Poetessa: natura, amore, inquietudine del vivere, radici ben salde alla sua terra, ricerca verbale e spirituale, allunghi ontologici verso l'azzurrità del cielo, coscienza di un tempo che implacabile fugge, e corposità di un verso che sa tenere con tutto il suo potere concretizzante gli input emotivi delle sue opere. Alle pagine critiche si aggiunge una motivata scelta di poesie tratte dalle sue principali sillogi. Qui una mia lettura di due di esse già a suo tempo pubblicata su Lèucade, e di cui alcuni stralci sono riportati nell'Opera.
Ines Betta Montanelli. Lo
specchio ritrovato. Bastogi. Foggia. 2007. Pp. 110. € 8.00
Ines Betta Montanelli. Il
chiaro enigma. Bastogi. Foggia. 2004. Pp.128. € 8.50
Bella
sorpresa! Dono veramente gradito questi due libri di poesia della poetessa Ines
Betta Montanelli, esponente di spicco con esperienza di lungo corso nella
letteratura poetica contemporanea. Casa Editrice Bastogi. Una edizione curata
nella scelta della carta, nella impaginatura, nella veste grafica. Ho
sfogliato, voglioso di entrare nel merito, le pagine color avorio e ne ho gustato
lo sfrigolio, assaporandone il sapido profumo di stampa. E poi, curioso e
ghiotto di etimi, significati,
significanti accostamenti, intrecci verbali e di figure stilistiche mi sono
dato ad una lettura attenta e puntigliosa.
Un
poetare forte, nerboruto, intenso, ora dolce, ora reattivo quello di queste
pagine: un ossimorico travaglio
esistenziale, direi, su cui ha gran peso una memoria feconda di impulsi
umani ed ultra/umani. Poetare fatto di costrutti generosi ed espansi per affiancare
il più possibile l’intensità emotiva della Nostra. Tante le cose da dire, tante
le emozioni suscitate dal fatto di esistere in spazi circoscritti, e vincolanti
per un’anima volta ad ampliare gli sguardi oltre gli orizzonti:
Nel
sogno riaffiorano i volti
che
ancora non sapevamo
e
mentre un bagliore di cielo
ora li
pervade – noi -
brancolando
nel buio ci perdiamo
in
vani soliloqui, in fremente attesa
d’eterna
Luce (Pp. 96 da Il chiaro enigma).
Sì!,
perché la vita è un enigma. E il mistero di esistere s’insinua come motivo
conduttore nel dipanarsi dei versi, tanto che l’opera da soggettiva si fa
estremamente oggettiva per le sue motivazioni intrinseche. Capta con
immediatezza la sensibilità del lettore:
Se
giungesse almeno una voce
a
decifrarmi gli enigmi insoluti (Pp. 97 ivi).
Tutto
si racchiude nel mistero
“del
tempo infinito” (Pp. 59 ivi).
Ognuno
la fa sua.
Il
memoriale è vita, vita nuova, carico di pathos, di nostalgia, ma soprattutto
del senso di precarietà dell’essere. Tutto è inconsistente e fuggitivo:
Eravamo
due gocce iridescenti
sull’onda
azzurra della giovinezza.
Fluiscono
dal cuore segrete parole
che
consuonano a salmi sulfurei di stelle (Pp. 68 ivi)
Veliero
fantasma la vita.
Un
attimo – e via (16 ivi).
E si
accavallano fatti, episodi, sprazzi di memoria; tornano pungenti dopo lunga
decantazione, e chiedono di tornare a vivere con la loro forza immaginifica. La
realtà è un conto. Ma quella rivissuta, sedimentata, rifiorisce attorniata da
un sentimento ora forte, ora dolce, ma pur sempre generoso e tanto potente da
tradurre la realtà stessa in immagini, serbatoio importante per la poesia. La poetessa si rende conto, pur
riducendo il ricordo ad un momento di nirvana edenico, di serenità e di riposo,
si rende conto dell’ineluttabilità del tempo, della sua inconsistenza e di
quanto sia enigmatico il fatto di essere e di esistere sulla scena della nostra
con/parsa:
Ora è
tempo di mete dolorose,
di
addii e noi
siamo
soltanto resti di memorie vagabonde (Pp. 106 ivi).
Ci si
sente veramente soli, allora, e impotenti e melanconici di fronte alla nostra
miseria, se confrontati con l’enigma della pluralità del tutto:
Gli
ultimi pulviscoli di sogni
si
disperdono
al soffio struggente
di
un’infinita malinconia (Pp. 69 ivi).
Anche
perché sorge spontaneo il dubbio cruciale del nostro spleen: a chi le nostre
memorie? a quale isola, a quale credo il patrimonio del nostro essere? noi chi
siamo? quale il futuro di tanta passione umana?
Forse è la Poesia l’unica possibile isola
a cui affidare questo nostro irripetibile patrimonio. Lei ci aiuta, ci
avvicina, ci lusinga, ci promette anche qualcosa, forse l’unico qualcosa che
possa vincere il tempo e faccia delle memorie un ambito storico degno di
restare. Sì!, perché la vita è un battito d’ali e quindi urge viverla:
Qui
più nulla è miracolo ormai!
L’ansia
di vivere
urge e
divora (Pp. 64 ivi)
La
vita è un battito d’ali
un
canto d’amore smarrito nel tempo (Pp. 95 ivi).
ma tutto
passa con ogni illusione:
Venite, venite, sogni
a
placare l’inquietudine del cuore
che se
ne sta in silenzio, smarrito,
a
guardare la vita che passa
e con
lei ogni illusione (Pp. 118 ivi).
E quante volte si è soli con noi stessi e
con le nostre meditazioni! È proprio allora che la solitudine si fa terreno fertile e per
la poesia e per gli slanci di cuore verso slarghi di Cielo:
Quando
si è soli
si può
anche cadere in ginocchio
e
pregarti, Signore (Pp. 51 da Lo specchio
ritrovato).
Ma non
è detto che le ingiustizie del mondo, che covano fra le inadempienze umane, non
facciano vacillare anche quella fede che si fa forte nella nostra solitudine:
Correnti
di ingiustizie e di potere
mentre
i bambini urlano la loro fame
e i
vecchi l’abbandono.
Forse
anche Dio si è stancato di noi (Pp. 46 ivi).
E il
tempo è breve, il dubbio sull’esistere si fa pressante, il redde rationem è
impellente in questo nostro segmento improponibile per la voragine
dell’infinito:
A
nessuno è dato sapere
se al
tornare dell’estate ci saremo (Pp. 44 ivi).
Mai
sapremo quante ore di sole
ancora
per noi, quanti inganni
si
faranno catena (Pp. 45 ivi).
Questo
magma di sentimenti, questa forza emotiva, questi interrogativi esistenziali,
questa pluralità di un’anima slanciata alla ricerca di se stressa convalidano
un verbo di grande spessore prosodico ed etimo-fonico. La parola è concreta,
meditata, sofferta, è spontaneamente maliziosa da far risaltare tutta l’esperienza
poetica della Nostra. Mai i passi di maggiore intensità lirico-emotiva
debordano in struggenti sentimentalismi di passatismo. Ma tutto il pensiero,
tutta la costruzione intellettivo-sentimentale di Betta Montanelli è arginata
da un verbo attento e puntuale, ora disteso, ora rattenuto, ora secco, ora
prolungato in versi ipermetrici, a seconda delle richieste dell’anima. Ed è
soprattutto la natura a fare da supporto al dettato poetico della Nostra. La
natura con tutte le sue sinenergie figurative. È nello sguardo inquieto
dell’autunno, o nella vite rossa, o nell’ammasso degli sterpi, o nel pallore
della luna, o nella profondità del buio, o nella luce dei colli, o nelle gemme
dei rami, che l’Autrice trova la consistenza del suo sentire, l’equivalenza con
la vita: il nascere, il vivere, il decadere, lo scorrere, e il dilemma dello
spazio temporale. E Lo specchio ritrovato
riluce e riflette belle presenze, immagini preziose quali diamanti nello
scrigno dell’anima. Ma con poco presente e tanto imperfetto. Perché il presente
fugge, è inafferrabile, non c’è modo di trattenerlo un solo attimo per parlargli
e chiedergli dei perché dell’esistenza. Ed è per questo che la poetessa nella
sua incredulità così pensosa si rivolge al SIGNORE “Cieca e sorda, ma con Te
nel cuore/ toccata dal Tuo amore/ per guardare quieta/ oltre la vita” (Pp. 35
ivi).
Nazario Pardini
DA "LO SPECCHIO RITROVATO"
MAI SAPREMO
L'orizzonte è di fuoco attorno agli ultimi
voli radenti.
Più silente è la strada.
Le luci nelle case sono il sole nel buio.
Un altro giorno finisce ed entra
nel covo segreto del tempo.
Mai sapremo quante ore di sole
ancora per noi, quanti inganni
si faranno catena.
DA "IL CHIARO ENIGMA"
FIUME
Anch'io come te sono onda fremente
alveo riarso
pietra sommersa da flutti improvvisi.
Ramo strappato dal vento
macero d'erbe inaridite
nel flusso inarrestabile del tempo.
Bella, davvero bella e graditissima sorpresa, anche per me, trovare sul blog l'annuncio dell'uscita del testo critico "Oltre i respiri del tempo" da Marina dedicato ad Ines.
RispondiEliminaDue amiche: una delle voci più alte della poesia contemporanea ed un'esegeta di assoluto valore.
Voglio ringraziare pubblicamente Nazario per avermi deliziato con versi autentici, che fanno bene all'anima, per aver dato il rilievo che meritano ad entrambe e - perché no - per avermi ricordato momenti particolari del mio percorso letterario.
A Marina, i miei sinceri e vivi complimenti per un'opera, che non conosco, ma - ne sono certo - di grande e sicuro spessore.
Sandro Angelucci
Non conoscevo, se non di fama, Ines Betta Montanelli, ma l'appassionata disamina dei suoi versi svolta da Pardini, unita alla diretta voce della poetessa, scolpita nella pietra diafana dei suoi ricchi silenzi interiori, mi incuriosisce moltissimo e mi spinge alla lettura del saggio di Marina Caracciolo, che promette di essere denso di emozioni e di sollecitazioni poetico-spirituali. Mi affascina soprattutto quel senso della precarietà esistenziale, di cui parla Pardini, che, anziché catapultare nel Nulla, spinge verso l'amore per il mistero.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie, carissimo Franco, per il tuo acume nel commentare, anche brevemente, per ora, questo mio nuovo libro.Magnifica la definizione dei versi della Betta Montanelli: "voce scolpita nella pietra diafana dei suoi ricchi silenzi interiori". Posso sperare in un tuo giudizio, dopo una lettura approfondita del saggio?... Il tuo approccio, sempre prettamente filosofico, è per me prezioso e interessantissimo! A presto, e un affettuoso grazie!
EliminaMarina