GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro di poesie:
VENTAGLI LIRICI di MARCELLA MELLEA
con prefazione di Enzo
Concardi
Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Ventagli
lirici” di Marcella Mellea, con prefazione
di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano
Editore, Milano 2021.
La poetessa Marcella Mellea con la
pubblicazione di questa raccolta poetica apre il ventaglio dei suoi motivi
lirici, spaziando nei vasti orizzonti di una problematica circolare che compie
escursioni in diversi aspetti contenutistici, inerenti sia le dimensioni
individuali che quelle universali del vivere odierno. Ci troviamo di fronte
quindi ad una letteratura soggettiva quando l’autrice s’immerge nei meandri
della memoria per rivivere situazioni del passato, dell’infanzia, delle radici;
o quando dedica tributi al sentimento d’amore che ha visitato la sua vita, o
quando ancora s’incammina verso riflessioni di tipo esistenziale e spirituale.
La maggior parte delle liriche del libro occupano tali livelli d’ispirazione,
offrendoci spunti autobiografici e squarci fotografici d’altri tempi. Tuttavia
non mancano contemplazioni delle suggestioni naturalistiche e sensibilità
sociali verso le sofferenze causate da eventi naturali o storici della realtà
contemporanea. Il ventaglio dunque si apre e si chiude, senza un preciso ordine
cronologico o tematico, secondo le libere associazioni del pensiero.
Nel cuore della poetessa è rimasto il paese
natale: contravvenendo alla norma di uno stile metrico conciso, breve e ad una
pagina fatta di poche immagini, qui la composizione Nei miei sogni, pur
essendo monostrofica e dal verso contenuto, affastella suggestive rievocazioni
del tempo dell’infanzia quando ancora tutto appariva magico e pieno di attese:
rondini svolazzanti intorno al campanile; strade festose ed echeggianti di
voci; zampilli argentati di una fontana; il profumo fragrante del pane che
richiama gli antichi valori della famiglia, degli affetti, del lavoro … e poi
«…sugli usci / giovani fanciulle al telaio…» che sa tanto di atmosfera
leopardiana negli idilli del borgo. Le radici sono indimenticabili: «…Intatto
nei miei sogni / paese mio sei! /...» e nulla, nemmeno il trascorrere del
tempo, potrà cancellarle. Il viaggio nella memoria alla ricerca di scampoli di
tempo perduto s’imbatte in vecchie fotografie e fogli sparsi che diventano
fonte di emozioni, risvegliano ansie, paure, gioie e dolori e par che dicano
alla poetessa di non affannarsi, poiché la vita lascerà solo un dolce ricordo (Memorie).
Nel ricordo appaiono poi, come sequenze
filmiche, alcuni vissuti della sua esistenza trascorsa con gli studenti: dal
carattere autobiografico e dal contenuto piuttosto idealistico, questo
componimento rispecchia la tipica mentalità di una generazione di professori
dediti all’insegnamento basato sui valori tradizionali, ma sempre validi,
dell’educazione da tramandare alle nuove generazioni (Vecchia insegnante).
Le dinamiche dei contrasti, dell’eracliteo panta rei e del virgiliano tempus
fugit sono condensate emblematicamente nelle brevissime composizioni Rimpianti
(ottava), Ricordi (quartina), Attesa (quartina), Tempo (strofa
lunga): qui troviamo il logorio del tempo che con «aghi pungenti» fa
sparire le speranze tra le «ombre della sera»; d’altro canto, invece, se i
ricordi rimangono nell’anima il domani sarà migliore e non morirà la speranza;
il tempo è come un calice dolce-amaro che quando «sarà colmo traboccherà».
Contraddizioni che riflettono gli stati d’animo altalenanti dell’autrice,
all’interno della tipica poetica dei chiaro-scuri, comune nell’ispirazione di
tanta lirica memoriale.
La poesia amorosa esprime
essenzialmente il sentimento intenso, profondo e duraturo che sostiene il
legame matrimoniale della poetessa, del quale ella canta le qualità, i pregi,
attribuendo a lui una presenza rocciosa e a sé stessa l’autenticità del
sentire. Qui i suoi versi, meglio di ogni analisi critica, rendono l’idea di
una relazione che continua a stupire: «Mio compagno, mio amico, / mio amore,
mio sposo /…/ Pensiero del giorno e della sera, / diletto della giovinezza, /
sostegno della maturità. / Inondi i giorni della mia esistenza!» (Amore);
«…Ti amo come il giorno in cui / nella mia vita / ti ho accolto. / Non vi era
inganno allora, / era un sì per sempre!» (Canto d’amore).
Caratteristiche metriche e fonetiche precise possiede la lirica Se…, in
cui il titolo diviene anafora dell’incipit di ognuna delle cinque quartine di
cui è composta, mentre l’esclamazione «è Amore!» risulta essere l’ultimo verso di ognuna delle
quartine, ad eccezione dell’ultima, dove si trasforma in «è vero Amore!». È un canto
che celebra un amore che ha saputo sfidare l’usura del tempo se ... tutto è rimasto come
all’inizio. E la lirica La tua presenza è nello stesso tempo un
ringraziamento infinito per l’esserci sempre stato da parte di lui e il
riconoscimento verso sé stessa della insostituibilità nei diversi frangenti
della vita del suo amore: «…Sei forza, speranza e sostegno vero / la cosa più
bella / da custodire e nascondere / da occhio invidioso e malvagio». La visione
della poetessa relativa all’amore supera poi i confini della coppia per
approdare ad una dimensione di vita universale che contempla l’aiuto, la
solidarietà, la fratellanza, ovvero il bisogno dell’altro nella prospettiva
della carità come virtù teologale: «Forza che riempi il mondo /…/ Sei nel
soffio della vita e / della speranza / che porta gioia per ricominciare. / Tu
solo il mondo puoi cambiare, / e l’odio spazzare!» (Amore).
I Ventagli lirici ora
s’aprono – sparsi qua e là tra i testi del libro – per ospitare riflessioni,
meditazioni, considerazioni varie che abbiamo definito di tipo
esistenzialistico, in quanto si soffermano sulla condizione umana, senza
sistematicità di pensiero, ma come tasselli colorati di un mosaico realistico e
metaforico. Per l’autrice vi sono componenti arcane, misteriose della vita che
vanno accettate, ma verso le quali è necessario uno spirito di ricerca
interiore: «Quel tremolio che agita il cuore / il male della vita vuol narrare
/…/ Racchiude in sé il segreto della vita, / l’aspetto più remoto da svelare
/…/ minuscola parte di un grande pulsare» (Moti del cuore). Il concetto
di quest’ultimo verso, l’essere infinitamente piccolo e l’essere infinitamente
grande, viene ripreso in Dolci acque, dove la poetessa può affermare: «…Eccomi
/ granello di sabbia / in un’immensità infinita, / minuscola presenza del
Creato». Questo ‘Creato’ – sottolineato dall’iniziale maiuscola – prelude anche
alla sua visione spirituale e religiosa.
La lirica Il circo è
un microcosmo metafora dell’esistenza umana, dove accadono eventi altalenanti e
si verificano fenomeni opposti come nel quotidiano di ognuno di noi. La vita in
fondo è una battaglia da affrontare con una corazza «dura, compatta, impenetrabile» (Così…) e, nonostante ciò, può lasciare durature
ferite.
La sublimazione e il superamento delle
difficoltà e dei problemi avviene nella dimensione spirituale, altra dimensione
del ventaglio tematico appartenente alla poetessa: «Fermarsi solo un attimo a
pensare, / cercare nel silenzio l’Infinito, / varcare confini sconosciuti! /
Annullare nell’Amore la paura / e nella Fede il tuo nome cercare» (Silenzio).
La presenza divina è indispensabile per l’uomo anche nella ricerca e nel
cammino interiore della propria anima: «Quando lasci un luogo / qualcosa rimane
/ sospesa, / lì nell’aria. / Tutto nell’esistenza / è segnato, / tutto permane!
/ Ogni battito e bisbiglio, / ogni respiro e sorriso, / ogni sogno e desiderio.
/ Tutto è custodito / nelle Mani di Dio» (Aria). Una visione
provvidenziale quella della poetessa che richiama il disegno divino del
Cristianesimo, magistralmente raffigurato nel capolavoro manzoniano. E nella
sua religiosità c’è posto ovviamente per le atmosfere e il mistero natalizi: la
memoria dei presepi e dei canti, la certezza della salvezza nell’amore e nella
pace.
Lo sguardo sul mondo della Mellea passa
attraverso gli incanti della natura, come in Pioggia d’autunno e Mattino
d’estate, stupori resi con tonalità policromatiche e polifonetiche, ma
soprattutto con una spiccata empatia verso il dolore altrui: dai Migranti periti
in mare, alle tragedie provocate dal Terremoto. E con un appello alla
donna moderna a non scimmiottare l’uomo nelle sue valenze negative, ma ad
essere creatrice d’un mondo migliore come il Divino vorrebbe.
Enzo Concardi
L’AUTRICE
Marcella
Mellea, nata a Montepaone (CZ), vive e lavora a Vibo Valentia, dove insegna
Lingua e letteratura inglese presso il liceo linguistico “Vito Capialbi”. Da
sempre impegnata nel campo della didattica e delle nuove metodologie per
l’insegnamento della lingua inglese, ama la letteratura, l’arte, la musica e la
poesia. Ha pubblicato: Social and
Cultural Topics Through Contemporary Songs for ESL students (metodologia e
didattica), 2018; Un uomo, una storia (racconto
storico), 2008, volume presentato a RAI 2 e in diverse località; Ho camminato con te (racconto breve), 2010; L’immanenza
dell’amore (silloge poetica), 2020. Ha ricevuto diversi
riconoscimenti e premi letterari. Ha partecipato a diverse conferenze, seminari
e presentazioni di libri in qualità di relatrice.
Marcella Mellea, Ventagli lirici, pref. di Enzo Concardi,
Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 74, isbn 978-88-31497-67-1,
mianoposta@gmail.com.
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