Maria Rizzi su “La dimensione umana dell’esistere” - Nazario Pardini e Patrizia Stefanelli - Caramanica Editore
Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade
Sono
tra loro. Un’intrusa e un’innamorata. Affamata d’ogni parola. Mi tuffo nel mare
malinconico, giocoso e visionario delle parole di Patrizia e di Nazario, due
pilastri del tempio della Natura e della vita. D’altronde solo gli Artisti e,
in particolare i Poeti, sono in grado di decifrare il linguaggio oscuro e
misterioso del Creato, di cogliere la corrispondenza tra le cose. Patrizia
Stefanelli, incantevole in veste di ospite, accoglie l’amico Vate e, in un
secondo momento, tutti noi. Lei intrattiene un carteggio con il Maestro da
lungo tempo, rimpiangendo un po’ la penna e la carta, ma consapevole che lo
schermo può consentire la comunicazione immediata e il dialogo sui temi passati
e su quelli attuali. I due si scrivono. In epoca di ‘sottrazioni’ si legano a
filo doppio tramite la magia della regina delle Arti, che padroneggiano con
leggerezza apparente, con intensità e sapienza effettive. Patrizia anela a
dissertare, nella corrispondenza con l’Amico, su due testi di quest’ultimo, due
gioielli di rara, incontaminata bellezza.“Alla volta di Leucade” e “Dagli
scaffali della biblioteca”. Sono due bimbi straordinari, che giocano a
rincorrersi, a prendersi, a lasciarsi e dimostrano quanto sia felice la
giovinezza, perché possiede la capacità di cogliere la luce. E coloro che
conservano la capacità di vedere la luce non invecchieranno… Io sono qui, tra i loro cuori che si
toccano, mentre Patrizia canta:“Sono
Sibilla, ma non ho segreti: /è in gioco la poesia che va e che viene, /talvolta
con noi resta” e il ‘futuro eterno Bimbo” risponde “Tanto vale giocare in questo mondo, illuderci non vale, non è d’uopo /tanto
meglio scherzare sulla vita, /sui suoi accadimenti, sugli inganni”. Penso alla
mia Amica, al suo eterno sorriso, alle mani in volo come farfalle quando parla,
quando recita, e mi sembra che nessun personaggio la identifichi meglio della
Sibilla, che ha attraversato millenni conservando il suo fascino primitivo. E
guardo Nazario, teso a ridere al telefono con Patrizia, con tanti di noi con
l’umorismo da toscanaccio, che non può fare a meno di aggiungere: “Il solo mod /è di prendersi in giro, di
volare basta di non cadere a testa in
giù /con dedalico rischio di crollare”. Nelle missive emerge l’artista
assoluto, geniale, che tende a mostrarsi lungimirante… il Dedalo creativo,
smembrato dal mito delle sue parti essenziali. I due giocano a mettersi nei
panni di personaggi leggendari seguendo ‘il flusso di coscienza’, senza pretese,
inconsapevoli di raggiungere le vette del cielo. Sono qui, li ascolto e non mi
sento esclusa, nessun lettore può avvertire questa sensazione, la casa
pardiniana ha sempre l’uscio socchiuso, è lui a dirlo, e coloro che hanno avuto
la fortuna di varcarlo, possono accedere al “Posto
sacro e assai più che ordinato”, ovvero
“Un tuffo dentro il fiume del tuo amore
che ha l’uscio aperto come la tua casa
è
poesia che imbocca le parole:
“Che giornata!
Pranzammo
felici in osteria,
parlando,
a cuore aperto, della vita,
di una vita che scorre e se ne va
lasciando
dietro orme di un tracciato
che il vento non potrà mai cancellare”.
La
chiave di Patrizia è potente anche per il cuore del Maestro, tant’è che egli
risponde:
“Rivivere non vale se vuol dire
rinvangare un passato e farsi male.
Ma ci sei tu, cara Patrizia, che
distrai il mio dolore duettando
botta e risposta in belle poesie
che spesso andranno a gironzolare
per dimostrare tutto il tuo valore”
‘Gironzolare’:
un termine colloquiale, che diviene vetta da scalare e ‘il tuo valore’: il
passaggio di un testimone. I due si scrivono con e per amore e Nazario cede lo
scettro della Poesia alla sua Sibilla, intenta ad applaudirlo per le ‘dieci
donne’ racchiuse forse in Delia, forse in sogni, forse in ognuna di
noi…Patrizia scrive della Poesia e le lacrime sfuggono alla sorveglianza delle
ciglia: “E’ sano il tuo pensiero; / una
poesia / è già malinconia. Ti slega / scioglie / il nodo che ti opprime /
eppure ha una radice di umor nero” . Si sale e si scende dalle montagne
russe dell’esistenza, si assiste al mare che sceglie la risacca, per evitare il
frastuono e ascoltare il vate che recita: “…
L’amore è la tua cifra: / la dimensione umana dell’esistere”. Nasce il
titolo per il canto a due, un duetto che riesce a dire in Poesia segreti,
nostalgie, che viene stemperato dal lirismo di Patrizia, vitalistico,
originale, nuovo: “Niente finisce, si
trasforma solo/ e quando il viaggio approda / si parte con la testa a un nuovo
volo/ con un bagaglio fatto degli errori, / di buoni semi e un goccio di
Brunello” Ho l’onore di ascoltare il Vate celebrare la sua Leucade, “un’isola fatata / dove mi rifugio in tempi
bigi /dove mi raccolgo dentro me/ per pensare alla vita, all’amore / a tutto
ciò che sembra e non appare”. L’Isola che Nazario scelse, accompagnato
dalle Eumenidi , le benevole dee vendicatrici delle famiglie, non ha stagioni. Gli abitanti li ho
conosciuti
e non la considerano meta di turismo. Lefkada, circondata dal Mar Ionio,
folgora il cielo con il suo cobalto, ha spiagge che trattengono con la loro
divina brezza e la rupe altissima dalla quale Saffo si suicidò per amore del
giovane Faone. Il Maestro torna alle origini, al luogo dove nacque l’idillio
che ci è dato in dono e racconta all’Amica:
“Una voglia che prende anche me stesso / forse perché tornando ai primi passi /si
fa di un gioco una cosa seria:/è il gioco della vita /che se ti lascia tu ti
trovi solo/ senza saper perché ti sia sfuggita / quella spiaggia su cui / ti
sei giocato il mare”. Il mare è qui, vorrei gridare, ma temo non possano
sentirmi, non avrà l’azzurro di Leucade, ma lo raccogliamo tutti i giorni,
siamo in sua estatica visione, rincorrendo nel gioco dell’onda la libertà
dell’impossibile. Sono presente, ma loro hanno fuso le anime. Patrizia è
nell’Isola, batte il suo cuore e battono i suoi versi al ritmo incessante della
marea… Io piango e mi allontano, mentre mi avvolge l’eco dell’antico canto: “E ti rivissi, vita, /con un sentire lieve e
tanto amato / che in ogni fatto lieto o meno lieto, /ma scampato, vidi un
superbo dono”
Maria Rizzi
Ringrazio Nazario e Patrizia per avermi donato l'opportunità di leggere e provare a commentare questo volumetto, che attesta l'importanza delle corrispondenze tra Autori. Il flusso di coscienza che li ha travolti mi ha fatta sentire presente, una sensazione unica e indimenticabile. Li abbraccio con infinito affetto!
RispondiEliminaEccoci, qui, sole solette, mia cara Maria, a commentarci così, senza tanti fronzoli, lo sai un po' come sono... piena di gioia e di gratitudine, ma calma, senza pretese dacché la vita mi ha già dato tanto. Tu, mia cara Maria, che qui in Leucade hai la chiave amica dell'ascolto, sei sempre generosa. Pensavo che Nazario volesse fare una vacanza tranquilla e neppure l'ho troppo vessato per il Mimesis che si avvia alla conclusione con la serata di premiazione. Così come ti ho scritto in privato ripeto in pubblico: "Hai scritto una pagina di vera critica, poiché la vera critica deve introdurre il lettore alla comprensione del testo". Tu lo fai perché sei nel testo, aiutata dalla conoscenza degli attori spinti da un flusso di "incoscienza". Grazie di cuore. Ringrazio anche quanto mi telefonano per sottopormi i propri testi a commento o per farmi i complimenti per i miei, non trovando, timorosi - così mi dicono- parole adatte ad un commento. Beh, non io, ma almeno il nostro Capitano, meriterebbe il coraggio di qualche espressione. Mi spiace non aver visto prima il post, questi per me sono giorni di fuoco che ben volentieri cederei ad altri. Tu mi capisci, Maria. GRAZIE! Ti voglio bene.
RispondiEliminaPatrizia adorata, non solo ti capisco, ma sono commossa per questa sorpresa. La gratitudine è tutta mia, lo dico a cuore nudo. Siete due giganti che invitano gli altri nelle loro stanze interiori e li portano ovunque. Non è da tutti, anzi è un dono raro! La chiave vorrei la tenessi tu. Vi abbraccio entrambi ancora e ancora...
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