ANNALISA
RODEGHIERO. A ORIENTE DI QUALSIASI ORIGINE. Arcipelago Itaca Edizioni. 2021.
Trarre
luce dall’ombra
Annalisa
Rodeghiero si affaccia alla scena letteraria con un testo di grande levatura
spirituale, dove l’animo, nel suo tentativo di superare il quotidiano per
elevarsi metafisicamente al cielo, si serve di giochi formali, facendo del mix tra
pathos e logos una scala di verticalizzazione. Un libro ben fatto per copertina,
alette, composizione, veste grafica dove l’autrice reifica un poetare timbrico,
concreto, umanamente solido, e l’io trova nel corpo della natura la visività dei sentimenti. A oriente di qualsiasi origine, il
titolo. Un titolo che rivela già con la sua portata il senso di un viaggio, di un odeporico cammino verso la
luce, verso l’origine, verso la nascita di ogni cosa, di ogni sprazzo umano
verso un’isola che risplende nell’animo di Annalisa. Sì, dal momento in cui la poetessa cerca di superare
le aporie del quotidiano, per godere della bellezza del canto, delle sonorità
armoniche che dominano nella silloge. Ed il viaggio è lungo, infinito, pieno di
ostacoli e di trabucchi, dove è facile che la barca s’impigli in scogli viaggiando verso
quell’isola di pace e di armonie. E’ là
che Annalisa si dirige, è là che la poetessa intende approdare, per incontrare
la pace dell’anima, per colmare il desiderio di completamento che solo
quell’isola può offrire. Ibi omnia sunt. Molteplici le chiavi di lettura:
biografica, esistenziale, psicologica, panica, di ricerca, e di ancoraggio
umano in queste 5 sezioni: PARTE PRIMA – il nome pronunciato, PARTE SECONDA –Le
promesse della neve, PARTE TERZA – Nel silenzio delle rive, PARTE QUARTA –Nel
meridiano dell’indugio, Maggio si appresta a esplodere. Ma è il primo titolo della
silloge a darci la dritta sul viaggio: “Alla fine è l’Alba/che con prepotenza
oggi m’impone/ di spalancare scuri/croste di residuo buio/ quasi spaesato/
Ostacolo forgiato/ dall’operosità delle mie mani/ ad arte/ come a limitare
felicità gratuita../. E’ l’Alba….”. All’Alba,
alla prima luce, alle perle della prima
rugiada, sembra che Annalisa sia giunta
al traguardo, alla luce, a termine del suo cammino. E’ là che era diretta. La
luce era l’obiettivo, e là giunge appagando il desiderio di scoperta. Qui c’è
l’enunciato e l’epilogo, l’inizio e la fine. Il canto, i vestiti a festa
dell’amore, l’essenza della poesia, il sapore dell’infinito”: “Nella terra/ che
più d’ogni altro luogo m’appartiene/ il
profilo dorato dei rilievi /(che) apre l’infinito”. La poetessa è qui che
rivela il dannunziano panismo, la fusione con quella terra che le appartiene.
Ella offre tutta se stessa ai meandri di quella terra che la circonda in una
piena fusione tra i suoi enigmi e le concretizzazioni della natura. Ma il suo
arrivo sta nella poesia I alla pag.78, dove trova se stessa, il suo mondo
e il cuore del suo cammino, e il massimo
dell’ispirazione lirica: “Ma solo verso sera/ quando la neve stende silenzi/
sui tetti di lamiera e sui cancelli/ se di tepore illumina le pietrose siepi/
nei cortili/ -la casa ritorna alla casa- ./ Qui io sono, dove sono assenza e
quiete,/ nel tempo eternamente presente/ giunta da dove ero partita/ da dove
non ero partita.”. Eccolo il viaggio, eccolo l’arrivo, ed il principio, dacché
per Annalisa la poesia non avrà mai fine: un viaggio senza confini, un viaggio
alla ricerca del bello, della poesia, disseminato di un’anima inquieta, che
trova la sua pace là dove il mare canta i suoi poemi, e dove, al di là del
vetro, una falena sola illumina il nero della sera:
Fugge
il tempo nello scricchiolio di porte,
fugge nella pietra corrosa dei bastioni
morsa
in sciabordio di frasi.
Al
di là del veto una falena
sola
– illumina il nero della sera.
E
chi dice che proprio quella falena al di là del vetro non sia la poetessa in
cerca di un varco per fuggire.
Nazario
Pardini
Ti ringrazio immensamente caro Nazario per il dono dell’ascolto attento e profondo e per avere percorso con stupore, insieme a me il viaggio all’origine dell’origine, alla primissima origine, all’origine ultima dove inizio e fine coincidono in una visione di circolarità del tempo, quasi una smentita all’idea del tempo lineare come siamo abituati a concepirlo con una origine e una fine. Nel rimando continuo (da te perfettamente colto) alla luce, all’alba dove tutto è in potenza, sta il senso del titolo e della ricerca poetica del testo attuata con la consapevolezza dell’incompiutezza dell’esserci.
RispondiEliminaMi terrò care queste tue parole generosamente donate al mio testo.
Ti abbraccio riconoscente.
Annalisa Rodeghiero
Leggo con piacere queste parole di Nazario per una poetessa che raggiunge uno stile personale per alte vedute, per piccole cose pregne di felicità. Lieve, quella neve che mi porta a soffici e caldi abbracci. Piccole le luci, ma fulgide di sogni. Complimenti ad entrambi!
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