Isabella Conte
Omaggio a mia madre
Succede, la perdita ti coglie sempre
impreparato. Non importa quanto tu ti sia rassegnato all’idea che niente e
nessuno ha il dono dell’eternità. E neppure conta che con gli anni tu abbia
fatto pace con l’idea della morte come parte della vita. Quando la morte
accade, ritieni che non fosse ancora il momento. “Non così in fretta” urla il
tuo spirito addolorato. Inaccettabile.
Così è stata la perdita di mia madre.
Troppo presto, troppo in fretta. Il tempo speso insieme non è stato
sufficiente. E la mancanza è dolore, dolore sordo. Lo comprendo, adesso bene,
il perché un dolore venga definito sordo…non SENTE ragioni, non trova conforto.
Un blando, apparente sollievo, è offerto
dal trascorrere le giornate a riordinare i suoi scritti, a rileggere le sue
parole saltando da un quaderno all’altro, come un affamato davanti a una tavola
piena di piatti deliziosi: addenta un po’ qui, un po’ là con la paura di non
riuscire a ingoiare tutto.
A volte parlo con lei, sorrido del suo
disordine creativo, e la rimprovero perché mi ha lasciato un lavoro immenso. Lo
sapeva, me lo aveva fatto promettere mille volte: “Quando non ci sarò più
toccherà a te riprendere in mano i miei scritti”. Ho sempre evitato questo
discorso, il solo riferimento al suo non esserci più mi era insopportabile.
Accade che tra le carte sparse nei
cassetti, voli fuori, come spinto da una volontà propria, un foglietto scritto
a mano, senza data, con cancellature qua e là. Leggo… e lì, tra quelle righe,
trovo la voce mia madre, che mi parla, come fosse qui, ora
A ISABELLA
Troverai nella parola
il senso delle cose
che la percezione prima
all’anima ti addita.
Troverai il senso della vita
lo scopo rinnovato
a incoronare i giorni.
Inseguendo folle di pensieri
dietro immagini lontane
che appaiono e si scompongono
nell’ombra …
“il passato non ritorna…
never more…”
Ti porgerà un presente nuovo
l’Angelo della Luce
e illuminerà il tuo cuore
all’insaputa.
Oggi ti è compagna la tristezza
ma il respiro del tempo
soffierà via dall’anima
il grigiore
polvere di niente
che la tua luce offusca
Edda Conte
Versi senza data, scivolati fuori da un
cassetto….
Ho i brividi, Isabella mia, di Edda sapevo tanto, non che avesse 'già fatto pace con la morte', né che fosse profetica. Ma da una donna che scrive in modo allusivo, magico, straordinariamente vero, c'è da aspettarsi di tutto. La lirica, da incorniciare, è un lascito dal valore immenso. Lei guida i tuoi passi, mia cara,ti chiede di 'soffiare via dall'anima il grigiore che offusca la tua luce'. Ti rendi conto che il tempo insieme l'avete speso sin troppo bene? Avete fuso le anime, creato una simbiosi della quale Edda è sempre andata fiera. Tu eri l'alter ego. Parlava sempre di te, d cosa rappresentavi per lei, di quanto fossi illuminante anche per il suo scrivere... Il dolore 'sordo' è inevitabile. Sei lì, con lei, intere giornate e non potresti non percepirne l'assenza, non sentirti smarrita. Ma la stai portando dentro e ti stai dedicando ai suoi scritti, quindi sei sempre con mamma, e se non cavalcassi il dolore avresti alzato un inutile muro. Questo è il tempo della sofferenza, della volontà di tenerla stretta attraverso ogni sua testimonianza, ogni foglio, ogni lirica. Sai che ancora non so pensarla al passato? Non ci riesco. Eppure nel mio essere fuori dal mondo so essere concreta nei momenti importanti. Con la mia donna dei fiori no. Queste pagine, Isabella le stanno restituendo tanta vita. Gli amici dedicano poesie, commentano la sua Arte, la ricordano in tanti e tanti modi e le tributano consapevolmente il dono dell'eternità. Dono che lei ha conquistato seminando perle di Cultura con costanza, capacità. modernità e amore. Scrivere con Edda spesso mi faceva sentire antiquata: non ho mai pensato all'anagrafe, ma a stare al suo passo. Isabella mia... tra un pò saprai che ti sorveglia 'dalla stanza accanto' - Sant'Agostino - e sarai meno tormentata. Ti sono vicinissima e sento pulsare Edda nel cuore come e più di prima. Ti aspetto.
RispondiEliminaCara Maria/Margherita, veramente è stato come un messaggio dall'oltre, che mia madre amava tanto e tanto ha indagato. Chissà, probabilmente, anche in modo inconsapevole, ha lasciato nel fondo del cassetto, stracolmo di altro, questi versi, che sono svolazzati fuori spinti da mano invisibile. Insieme agli altri amici di mamma, tu in primis, me la rendete ancora presente e viva e sento "il suon di lei".
RispondiEliminaAncora un grazie al Prof Pardini che tiene meravigliosamente il timone di questa barca che scivola sui sogni
Arriverò
Isabella
Apprendo solo ora la triste notizia. Le mie più sentite condoglianze alla figlia e alla famiglia tutta. dr. Aloisi Emanuele
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