sabato 19 febbraio 2022

NAZARIO PARDINI: "VERSO LA FOCE"

VERSO LA FOCE

 

Andiamo lenti, Delia, il cielo è caldo,

lungo è il cammino e ancóra in lontananza

la brezza della foce. Guarda al lato:

le chiome dei pinastri fanno attorno

ombre rotonde olezzanti ragia

mista al respiro fresco di marina.

È l’ora di nascondere le membra

fra i rami del corbezzolo e il ginepro,

è l’ora di dar quiete ai desideri

che dentro noi si affacciano con impeto.

Riprenderemo il corso verso il mare

quando la sera si farà presente

e il maestrale liscerà la rena.

Sugli aghi dei pinastri ormai ingialliti

riposeranno il cuore e la passione.

Guardati attorno! Lì vicino si ergono

le corna biforcute dello snello

daino maschio. Le sfrega alla corteccia,

e avanti ancora il muso del cinghiale

che a terra raspa in cerca di radici.

 

Andiamo, guarda, ora, si fa rosso,

l’orizzonte ci chiama; camminiamo

sul sentiero renoso; riprendiamo;

ci fanno strada i cisti; là le dune,

le ginestre sfiorite che si accordano

ai suoni della bàttima. Ci arriva

l’odore di salmastro dalla foce

oramai sonnolenta. È lì che il Serchio

mischia i suoi panni ai gorghi.        

Guardo il tuo volto riflesso nel blu,

ed io mi tuffo proprio dove il cielo

fa a gara con i fremiti del mare.

 

Siamo arrivati, Delia, respiriamo

l’aria selvaggia che attorno ci liscia;

respiriamo la sera, e il suo mantello

che la notte rapisce e tutto miete,

meno la tua bellezza che più viva

si mischia agli incantesimi silvani

e sarà mia.

La spiaggia è solitaria. Ci accompagna

un alito leggero che dal colmo

scende su noi vogliosi di carezze.

Si perde ad occidente e incrina il cielo

uno stormo di ali ed accompagna

il nostro amplesso il ritmo di marina.

 

 

 

 

 

 

 

 

6 commenti:

  1. Torna Delia Vate carissimo, la donna nella quale ognuna vorrebbe identificarsi e nella lirica in oggetto si fonde con la tua anima e con il paesaggio. "È l’ora di nascondere le membra /fra i rami del corbezzolo e il ginepro,/è l’ora di dar quiete ai desideri/che dentro noi si affacciano con impeto." Quanta modernità, quanta impulsiva naturalezza in questo eros che non sa trattenersi, e sceglie gli elementi poetici della natura per dare quiete ai sensi. Nella cultura greca antica l'eros era ciò che faceva muovere verso qualcosa, un principio divino che spingeva verso la bellezza ed è in quest'accezione che vivo il sentimento espresso da te, mio Maestro, che in un cantico che è crescendo pucciniano, infili come perle endecasillabi di velluto e ci trascini in un'atmosfera tibulliana... la tua prediletta. E l'onda dei passi vi conduce alla foce del Serchio, forse dentro l'incredibile bosco della Macchia della Bufalina, dove avviene ancora e sempre il tuo incontro con il mare che incanta, commuove, spaventa, alle volte, sparisce, ogni tanto si traveste da lago, costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto chiama. Eh sì, il nostro mare ha una voce irresistibile Nazario mio. Non potremmo esistere senza. Il tuo amore per Delia non vivrebbe dello stesso pathos, dello stesso incanto se non fosse cullato dalle ginestre, dai corbezzoli, e dal canto dell'azzurra distesa che è 'specchio dell'anima'. D'altronde gli elementi non sono divisibili: non c'è mare che la terra non abbracci e non c'è terra che il mare non lambisca. La chiusa tutta in levare canta una passione al ritmo della distesa marina che vi entra dentro, pulsa all'unisono con il vostro amore: "Si perde ad occidente e incrina il cielo /uno stormo di ali ed accompagna /il nostro amplesso il ritmo di marina." Un capolavoro, Maestro mio, un'Opera che ci guida lungo i meravigliosi misteri dell'infinito vivente. E io sogno di essere Delia... Ti ringrazio di quest'ennesimo Dono, mio Condottiero e ti prego di non lesinare le tue perle. Il greto delle vite è spesso arido. Ti abbraccio forte.

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  2. Un accattivante componimento poetico che ricorda la famosa splendida lirica dannunziana: La pioggia nel pineto. Entrambe dedicate alla propria donna. Complimenti Nazario. Un caro saluto a tutti i lettori dell'isola. Rita Fulvia Fazio

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  3. Ecco Delia, la domina che accende l'animo dei poeti, da sempre. A lei dedicano versi anche Tibullo e Manzoni, sebbene con diverse intenzioni rispetto al Nostro Pardini. In questa lirica, mi pare di comprendere, il poeta/amante ha già superato le fasi elegiache del corteggiamento ed è ben lontano dalla separazione. Delia, novella e antica Beatrice, rinnova il sentimento amoroso nella quiete di un paesaggio famigliare che, nella sera prospiciente, accentua i toni intimi e certi del connubio. Tutto è ancora in volo.

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  4. Bellissima Lirica. Fa venire in mente un Aedo che col suo canto accompagna l' amata tra le anse del fiume, fino a raggiungere il mare. Il tutto sa di purezza, ma non di quella primordiale, bensì di una purezza raggiunta attraverso il distacco dal mondo. Questa eliminazione avviene attraverso la visione poetica , attraverso la capacità di vedere oltre, di sentire, attraverso le bellezze della Natura, il fluire della vita nella sua purezza, refrattaria a qualsiasi inquinamento che viene dall' esterno. Alla stregua della famosa poesia dannunziana,le descrizioni metaforiche del paesaggio floreale e vegetativo, fanno venire in mente la magia dell' Amore vissuto in maniera pura e incondizionata. Complimenti!

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  5. Bellissima lirica,la natura partecipa alla magia dell'incontro. Complimenti di cuore

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  6. Il poeta è sempre un visionario, ma pochi come Nazario Pardini lo sono in modo da riuscire a mantenere fino in fondo il legame con la terra e nello stesso tempo toccare le corde della trascendenza. "Trascendenza immanente" la chiamerebbe sicuramente il filosofo karl Jaspers, perchè mentre parla di cose e corpi allude all'oltre. In questi versi di grande musicalità si legge del viaggio del poeta con la donna amata (o con la propria anima, che è lo stesso)lungo il fiume della vita sospesa, una vita fatta di sensazioni e di gesti amorosi che niente e nessuno può disturbare. Un semplice e meraviglioso viaggio nelle emozioni che passano delicatamente tra i sensi e il cuore fino a toccare la mente. Ma a differenza de "La pioggia nel pineto" di D'Annunzio, il percorso non è illusorio, l'amore è una favola vera, l'approdo è il mare, ovvero la totalità piena di un sentimento salvifico, dove la natura e lo spirito umano finalmente si ritrovano in un amplesso al "ritmo di marina"...e cosa volere di più se non che il sogno e la realtà finalmente coincidano? Ancora infiniti auguri, caro Nazario, e grazie di questa bellissima emozione. Giusy Frisina

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