Serenella Menichetti,
collaboratrice di Lèucade
IMPOTENTE
C'è un calpestio di tulipani vermigli
E tu non vai per gigli. Né per margherite.
Tu non vai più.
Impigliato in muri di distruzione
sconosciuti, ostili.
Intrappolato in sabbie mobili
viscose, bloccanti.
Osservi l'onda maligna
scaraventare la nave fuori rotta.
Un boato mina le radici.
Ti spinge con violenza nella fogna
di distopico futuro.
La tempesta nera, manipola verità.
La fuga forzata verso la vita.
La prematura coscienza della fine.
Sono sfratto d' anima.
E tu non puoi fare niente.
Per quei corpi così vili.
Quei corpi dal valore nullo.
Dai sensi sordi.
Quei corpi immondi
che non comprendi.
Corpi in cui l'abbraccio del potere
fa presa suadente
e forza attrattiva smisurata.
Sono corpi contorti.
Slegati dall'universo.
E pur rifiutando il vassoio di menzogne
che quotidianamente ti propinano.
Ancora una volta.
Una volta ancora.
Tu, impotente
Soccombi!
Quando si arriva alla fine della lettura si percepisce dentro il grido di ribellione che non dovrebbe mai esser messo a tacere... Grazie!
RispondiEliminaUna poesia civile dal linguaggio forte, categorico e pregna di uno slancio di avversità verso gli accadimenti contemporanei che purtroppo ci toccano soprattutto nell'animo e in particolare in chi ha predisposizioni caratteriali con quel quid in più di sensibilità e di altruismo. Una forte e sentita denuncia al male in senso lato che il "bipede eretto" mette in atto si da quando "disse al fratello vieni ai campi" per attuare il suo primo misfatto della propria storia; poiché l'avidità, l'invidia, l'orgoglio e il possesso presero il sopravvento nei suoi giorni. La vibrata denuncia a tutto ciò palesa l'immediatezza di porre in versi questo grido di rabbia irrazionale e l'autrice lo fa con versi asciutti, immediati e forti poiché non c'è tempo per abbellire, ammorbidire perchè è urgente meditare per cambiare, dal profondo, il convivere coi propri simili. Pasqualino Cinnirella.
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