Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade
NOTA CRITICA
A CURA DI MARIA GRAZIA FERRARIS COLLABORATRICE DI LÈUCADE
Advul
Caja , albanese, in Italia dal 1991, scrive nella nuova lingua d’adozione, dando spazio a un lessico e
a una sintassi straniata, ma coinvolgente. Si concentra dando vita alla parola
poetica che gli preme dentro, con risultati quasi espressionistici. Vale la
pena di ascoltarlo.
Da
poeta conosce il dolore della vita, della difficile quotidianità,… un dolore
che l’accompagna e che nondimeno è diventato per antitesi parte essenziale ed
irrinunciabile della sua storia e della sua formazione:
“Maledetto
dolce dolore / viaggi con me, viaggiatore indesiderato…
Dolcissimo
dolore, stai lontano dal mio cuore..
…senza
te la morte mi mangerà lentamente.”
Il
ricordo di tanti compagni morti in mare, emigranti in cerca di pace, lavoro,
sicurezza rende il suo passato indimenticabile:
“Per
voi raccolgo la lacrime versate,/ ottimo inchiostro, nutrire la penna,
lucidi
e profondi i pensieri sulla carta riversati,/sono dei poeti affogati, nel mare,
gli occhi
…mondo
dipinto col sangue di vari colori.”
Ma anche
la natura, spesso indifferente, ostile, può essere consolante, generosa,
riparatrice:
“Affiderò
al mare/ la mia amicizia, amico fedele,
il ritmo giusto,/ nel cuore
troverò.”
Ed
allora, forse, ci sarà anche per lui l’approdo agognato alla felicità:
“Sento
sollevarmi dalla terra senza pesi,/
volo, ballo e canto su nell’aria cristallina,
e,
caricato su un altro corpo, rinasco in primavera,/ per ricominciare, e poi di
nuovo cadere.”
Interessante
il ricordo del grande filosofo Schopenhauer, da lui scoperto in età adulta, maestro
della solitudine, che è diventato dopo la sua lettura, un maestro di vita, una
guida cui fare riferimento. Esprime il suo
desiderio di appartenenza culturale, di una faticosa sicurezza intellettuale da
conquistare.
ADVUL
CAJA è nato a Tirana nel 1957 (Albania).
Durante il sistema comunista lavorò come
tornitore e pure come sarto nella propria casa. Lasciò Tirana nel 1991,
giungendo a Roma, dove oggi ha un laboratorio di sartoria.
La
letteratura e la poesia sono la sua prima passione, ma ama anche leggere di filosofia
(Schopenhauer, in primis), innanzitutto
quella orientale.
Scrive racconti e poesie; è un disegnatore e inoltre realizza le sue idee con manufatti sartoriali veri e propri e ne fa dei quadri, imbastendo, cucendo scampoli di stoffe colorate, bottoni, monetine, ecc.
Le
poesie sono tratte dal volumetto Ethet
e Tokës (La febbre della
terra), pubblicato a Tirana nel 2011.
II
Maledetto
dolce dolore
viaggi
con me, viaggiatore indesiderato
hai
sbagliato alloggio, potevi andare altrove,
riposare
nel mio corpo è stato il tuo scopo.
Dolcissimo
dolore, stai lontano dal mio cuore
che
appena lo toccherai lui ti pungerà,
camminare
insieme, mai separarsi,
senza
te la morte mi mangerà lentamente.
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VIII
Lo
sguardo lontano nel mare emerso
accompagna
il pensiero ad uscire oltre i confini,
correre
insieme finché la terra abbraccia il cielo,
spogliati, torneranno in incognito senza fine.
Oggi
nel mare c’è molta generosità,
accarezza
e bisbiglia sopra i miei piedi,
le onde
di nuovo restituiscono i pensieri,
saggi
e sani, arricchiti nel tempo. Affiderò al mare
la mia
amicizia, amico fedele, il ritmo giusto,
nel
cuore troverò.
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XIII
Portami
qua il tuo corpo,
per godere
la tua bellezza e il calore tuo,
portami
qua la tua bocca
per
gustare il sorriso e l’umidore,
portami
qua i tuoi occhi
per
insaporire le tue lacrime, piangendo insieme,
portami,
portami, portami
fino a
che il cuore mi rimanderai
che
batte di ritmo e gioia… tutto alla Rossini!
I
suoni accendono allegria e colori,
così
avrò davanti tutti i tuoi tesori,
so
come immaginerò la mia – Afrodite!
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XX
Per
voi raccolgo la lacrime versate,
ottimo
inchiostro, nutrire la penna,
lucidi
e profondi i pensieri sulla carta riversati,
sono dei
poeti affogati, nel mare, gli occhi
che nelle
profondità gustano lo spettacolo ,
mondo
dipinto col sangue di vari colori.
Dall’antichità
racconta la leggenda,
un
pugno di poeti ha scoperto la tragedia,
fiumi
di lacrime scorrono ovunque,
unite
e quietate solo in un luogo.
Voi,
gente, che sapete piangere, esiste
un
bellissimo mare
dove
ora vivono migliaia di cuori
nuotano
e respirano di meravigliosi
sapori.
Voi,
anime, di grande bellezza,
il
vostro mare ha bisogno di riempire con le lacrime
della
saggezza.
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XXII
Uno
dopo l’altro gli anni cadono,
leggeri
come fiocchi di neve.
Le
braccia aperte, cercare, tutto toccare,
prima
che si sciolgano nella terra calda.
Seppellisco
ogni anno tutto in questo rifugio.
Aspettare,
finché l’ultimo anno cadrà.
Sento
sollevarmi dalla terra senza pesi,
volo, ballo e canto su nell’aria cristallina,
e, caricato
su un altro corpo, rinasco in primavera,
per ricominciare,
e poi di nuovo cadere.
Le
vite umane, un lungo fiume,
giorno
e notte lento o veloce non si fermerà
mai,
poi imboccherà una destinazione.
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XXIV
Non
smetto mai, di baciare, amore mio,
baciare
mio padre, mia madre,
baciare
i miei fratelli, i figli che hai,
baciare
gli amici e te bella puttana
tutta
la vita prendi baci e troppo dai.
Ferma
un po’ questo nastro,
tornerò
indietro coi baci…
Il
vento autunnale sferza la montagna,
ritorna,
un po’ stanco
e
morbido accarezza i nostri cuori.
Magico
momento –
baciato
da un fanciulla.
La
bocca si trasforma in una rosa,
calore
e profumo ho respirato da lei,
nel
mio petto per secoli a venire ho conservato.
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XXXV
Ti ho
scoperto forse in tarda età,
mio
grande maestro di vita,
un
altro ritmo hai accordato nel mio cuore,
il
sangue rigenerato alleggerisce i miei
pensieri,
per
trovarti ci ho messo tanto tempo,
nel momento giusto, scritto nel mio destino,
grande
maestro della solitudine,
guida
la mia anima verso la tranquillità.
Morbida
scende la pioggia sul marmo scuro,
dal
cielo grigio e freddo di Francoforte.
Poesie interessanti per spontaneità e forza emotiva i cui versi sono tessuti su una vicicissitudine dolorosa di attuali vicende storiche. La nota critica ben fatta ne mette in chiaro il il patema esistenziale.
RispondiEliminaFulvia
Semplici ma vere. Ottima la nota critica.
RispondiEliminaMichele