Poesia fresca,
gentile, di eufonica misura, vissuta sulla propria pelle, questa di Aloisi. Si
osserva la natura, il suo risplendere,
il suo appannarsi, il suo fluire, il suo spegnersi, per farne corpo di un’anima
che vaga fra i misteri dell’esistere: e si ricorre alle nuvole di neve, alle
lucciole disperse tra le onde, alle
radici che vivono il dolore, per declinarle in storie di vita e di
morte, di gioia e meditazione. Un verseggiare umanamente intricante, un ordito
in funzione di un’anima zeppa di cose da dire; da narrare ma come il cuore
detta, senza epigonismi, o pleonastiche intrusioni. Qui non ce n’è alcun
bisogno, tutto è demandato ad una semplicità che scorre liscia come la poesia
vuole.
Nazario Pardini
Settembre
Settembre cambia l’aria,
portandosi d’appresso
una stagione, i mesi di un’estate
andata...nella calura in riva al mare
nei canti temporanei delle stelle
dietro le tende di una stanza
nel sogno di una luna che si è infranta
si è spenta nella scia delle risacche
nel viaggio naufragato dei momenti.
Continuano le vele a veleggiare
ricordi sulle nuvole di neve
verso gli scogli degli abeti, ornati
da lucciole, scintille di comete
cristalli di Natali a intermittenza.
una stagione, i mesi di un’estate
andata...nella calura in riva al mare
nei canti temporanei delle stelle
dietro le tende di una stanza
nel sogno di una luna che si è infranta
si è spenta nella scia delle risacche
nel viaggio naufragato dei momenti.
Continuano le vele a veleggiare
ricordi sulle nuvole di neve
verso gli scogli degli abeti, ornati
da lucciole, scintille di comete
cristalli di Natali a intermittenza.
La
notte
Non è
il tramonto della luce
la
sera
la notte
un letto dove tace
tra le
lenzuola dell’oblio si spegne
la
voce. Parla più piano invece
all’uomo
che nottivago l’ascolta.
Non ha
bisogno della luce
il
poeta
vuole
riflettere sul giorno
sul
buio di lampioni in riva al mare
e
lucciole disperse tra le onde.
Vuole
godere del silenzio
e del
tepore delle assenze
urlarle
nel travaglio del suo grembo
e
partorire amore, per chi presente è sordo
parole
che si tingono dell’ambra
del
sibilo dei veli di un cuscino.
Le ombre di radici
Le radici di un albero
hanno il dono di impregnarsi
dell'argento delle nuvole
poiché comprendono la rabbia
vivendone il dolore. Ogni tanto
potrebbero cessare di ululare
lasciando al vento il fango
alla corteccia il tempo
l’odore passeggero delle ombre
hanno il dono di impregnarsi
dell'argento delle nuvole
poiché comprendono la rabbia
vivendone il dolore. Ogni tanto
potrebbero cessare di ululare
lasciando al vento il fango
alla corteccia il tempo
l’odore passeggero delle ombre
Onorato di ritrovarmi su Leucade, e al prof. Pardini rivolgo i miei ringraziamenti per le brevi ma intense, e introspettive parole della mia anima. Leggerle, e ritrovarvi l'apprezzamento di un grande, è per me motivo di orgoglio, che vale più di un premio.
RispondiEliminaL'introduzione del nostro Nazario rende povera cosa le mie osservazioni, ma le liriche di Emanuele Aloisi mi hanno colpito per la loro capacità di incarnare il respiro autentico, incontaminato della natura. Come dice giustamente l'immenso prefatore, nel leggere i versi dell'Autore si è coinvolti nel fluire naturale degli elementi naturali, messi in risalto, talvolta, da metafore di luce:
RispondiElimina"Le radici di un albero
hanno il dono di impregnarsi
dell'argento delle nuvole"
che donano la sensazione dell'umanizzazione delle vele, della notte, delle nuvole.
A mio umile avviso la metafora convince quando è dosata, non portata all'eccesso, resa ermetica.Emanuele possiede il dono di un'ispirazione lieve e intensa. Di un legame con madre- terra, che in tempi come quelli che attraversiamo, acquista aspetti didattici.
Ringrazio Nazario e il Poeta per tanto sublime lirismo...
Maria Rizzi
Leggo ora il commento di Maria Rizzi pertanto mi scuso per il ritardo dei miei dovuti ringraziamenti. Non nego che il giudizio mi ha sorpreso, emozionato, e onorato. Condivido pienamente il giudizio espresso in merito al sentimento rilevato: il legame con madre terra, con la mia terra. Comprendo di essere un neofita della poesia, da poco affacciatomi su Leucade, per cui ringrazio il prof. Pardini. Credo umilmente, contrariamente a quanto sostenuto da altri, e indiscutibilmente grandi, che la poesia è, e resterà un dono. Un dono sicuramente ingentilito dalla cultura, e soprattutto dalla conoscenza della lingua italiana. Ma sempre un dono fondato sulla cultura della vita, dell'uomo e della sua anima. Grazie di cuore Emanuele Aloisi
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