CARLO EMILIO GADDA |
ROMANZIERI
/ poeti: C. E. Gadda e l’Autunno
DI
Maria Grazia Ferraris
collaboratrice di Lèucade
Nel
nostro variegato panorama letterario esistono Autori conosciuti soprattutto per
la loro opera narrativa, ma che praticarono anche la poesia, in molti casi
quasi di nascosto: Pirandello,
Calvino, Volponi, Bassani,
Bufalino, Lalla Romano …notoriamente affermatisi come romanzieri e, tra di essi
, Carlo Emilio Gadda, il gran lombardo, che per la rivoluzione nell’uso della lingua,
delle strutture narrative e delle tematiche è un principe tra i narratori . Stupisce
allora scoprire che l’autore del Pasticciaccio
fu anche poeta, e anzi fu poeta ancora prima che narratore, come dimostra la poesia Autunno. Una sorpresa il Gadda poeta, eppure la lirica( Prima
parte) chiude il capolavoro gaddiano La
cognizione del dolore. E non senza ragione.
Scopro
che Autunno era già apparso in
Solaria nel lontano 1932. Infatti a ben ascoltare, l’incipit è di sapore
vociano. “Tàcite imagini della tristezza/ Dal plàtano al prato!”, tra lirica e frammento narrativo, residui di un tempo passato, che questa poesia rispecchia nei temi e umori. L’autore
non pubblicò mai le proprie poesie in volume, ma esse apparvero occasionalmente
in rivista o rimasero allo stato di manoscritto.
Un
autunno lontano da ogni immagine tradizionale, stereotipata e sentimentale, un
platano immobile, nella bruma lombarda, ci viene regalato da questo poeta dalle
rare prove: una lirica di situazione, una desolazione patetica ed autoironica nella caduta delle
foglie nella bruma che si dissolve nel monte.
Le
immagini sono insolite e stranianti, -carezza, tristezza dolcezza-rimbalzano
dal piano della realtà a quello dell’invenzione, assumono valenze singolari e
creano atmosfere surreali pur di natura lombarda. – “Allora il feudo intero-
fruttifica una susina/bisestile, alla collina/ dolce e brulla-“ in un gioco
allusivo che vede coinvolti vari livelli semantici.
Il
tema lirico è nella tristezza della stagione che precipita (l’autunno) e in un
sentimento di morte. Il motivo del transito, di qualcosa che è scomparso o sta
scomparendo, di un passato che non è più, ed è subito ripreso dalla «nenia» del
campanile che, per quanto suonata da giovani reduci per la festa del villaggio
sul tema «congedo e ritrovamento della ragazza», è avvertita dal «congedato in
arrivo» come «cantilena funeraria» o come «campana a morto». (come dice lo
stesso Gadda nella Nota Chiarimenti indispensabili) cosicché non
è difficile riconoscere una nota autobiografica e magari il profilo stesso di
Gonzalo della Cognizione del dolore.
In un gioco a vari livelli semantici il poeta c’è. E c’è il narratore futuro.
In
un abile pastiche onirico-visionario, le
immagini del platano, della bruma, la torre del vecchio maniero, rattoppato
dissolvono la loro presenza: le immagini hanno una loro accelerazione e
decelerazione in rapporto al ritmo del pensiero e al gioco verbale, si incastrano l'una nell'altra, escono e vi
rientrano, come in un labirinto: il pianoforte che tace, il prato, la nenia del
campanile, e altre voci –il passero, il cancello, il corno sfiatato che
assorda, il fragore della vaporiera…
Tutto
così diventa contemporaneo. Scompare il presente e il futuro. Rimangono le
immagini-frammento. Giocosi e ironici. “Lungo fragore! – vana bandiera!/ Ha
incantato la cantoniera.”
Una
forma di poesia che consente l'ingresso nella forza rigenerante della «prosa».
Frammenti volti alla ricomposizione di una realtà, alla fin fine inconoscibile
e non più destinati a dissolversi in essa: “Tristezze vane!”
Autunno
Tàcite
imagini della tristezza
Dal
plàtano al prato!
Quando
la bruma si dissolve nel monte
E
un pensiero carezza
E
poi lascia desolato – la marmorea fronte;
Quando
la torre, e il rattoppato maniero,
Non
chiede, al vecchio architetto, più nulla:
Allora
il feudo intero – fruttifica una susina
Bisestile,
alla collina
Dolce
e brulla.
Tace,
dal canto, il prato.
Il
pianoforte della marchesina
Al
tocco magico delle sue dita
S'è
addormentato:
E
dopo sua dipartita – l'autunno
S'è
scelto un nuovo alunno:
Il
passero!, lingua di portinaia
Dal
gelso all'aia:
E
il cancello e lo stemma sormonta
La
nenia del campanile – e racconta
I
ritorni, all'aurata foresta:
Garibaldeggia
per festa
Sopra
il travaglio gentile
Perché
alla bella il ragazzo piaccia,
Quello
che lassù canta, quello che lassù pesta.
Il
vecchio marchese ha inscenato una caccia
Con
quindici veltri, e galoppa,
Diplomatico
sconsolato
Sul
suo nove anni reumatizzato.
Della
volpe nessuna notizia, nessuna traccia!
Il
cavallo ha un nome inglese: e il corno sfiatato
Assorda
nella tana il ghiro
Che
una nocciòla impingua!
Al
dodicesimo giro
La
muta s'è messa un palmo di lingua
E,
mòbile macchia, cicloneggia bianca
Nella
deserta brughiera
Là,
verso il passaggio a livello,
Dove
arriva stanca,
Salendo,
la vaporiera.
Passa
il merci e il frenatore – più bello,
Lungo
fragore! – vana bandiera!
Ha
incantato la cantoniera.
Ecco
il diretto galoppa – verso città lontane
E
il cavallo inglese intoppa
Negli
sterpi dannati e calpesta
I
formicai vuoti e le tane.
Ma
dal campanile canta l'ora di festa – canta
Tristezze
vane!
Maria Grazia Ferraris
La varietà di questo blog ci offre la possibilità di leggere post veramente interessanti; ma debbo dire che gli scritti (saggi, poesie, commenti...) di questa Autrice sono pezzi da novanta: qui c'è studio, ricerca, novità, personalità, curiosità, e il tutto in un linguaggio di tale semplicità comunicativa da fare invidia a quelli che si ritengono grandi scrittori. E ce ne sono tanti gonfi di un nulla mascherato in parole roboanti...
RispondiEliminaVeramente interessante. I miei complimenti per questa lezione di alta letteratura.
Angelo Bozzi
Condivido il commento di chi mi ha preceduto. Complimenti Maria Grazia Ferraris e grazie per il dono della tua cultura e della sensibilità d'animo che trapela dalle tue parole. Emanuele Aloisi
RispondiElimina"Stupisce scoprire che l'autore del "Pasticciaccio" fu anche poeta, e anzi fu poeta prima che narratore". I viaggi letterari di Maria Grazia Ferraris stupiscono ancora di più. Raffinata cultrice di intrecci, arabeschi, curiosità, comparazioni e confronti letterari, qui mostra con acribia critica e coinvolgente partecipazione emotiva le radici poetiche di un grande prosatore italiano del secolo passato. Il che induce a riflessioni molto ampie e profonde sulla poetica in generale e sulla divisione dei generi letterari.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Non capita tutti i giorni di leggere un commento così profondo, ricco di spunti critici di altissimo livello e competenza, da leggere e rileggere per meglio comprendere le vera personalità di uno scrittore/poeta. Complimenti a Maria Grazia Ferraris per la sua immensa e variegata cultura e profonda conoscenza dell'animo umano. Con tutta la mia stima e ammirazione.
RispondiEliminaEmma Mazzuca
Ringrazio N. Pardini per aver pubblicato le mie riflessioni poetiche sul blog, che sempre più si sta muovendo sui contributi di poeti contemporanei che intendono farsi conoscere e ringrazio Angelo Bozzi, Emanuele Aloisi, Emma Mazzuca per la lettura e il consenso espresso al mio lavoro intorno al “gran lombardo” C. E. Gadda, autore che io amo particolarmente. Credo proprio ci sia bisogno di rileggere quanto ci hanno lasciato autori memorabili, che a poco a poco entrano nella dimenticanza incolmabile di un oblio disperante per la cultura. Ringrazio in particolare Franco Campegiani che, con l’empatia e l’amicizia di sempre, solleva il problema non secondario della necessità della riflessione poetica e dei rapporti tra i generi letterari e sulla loro divisione, problema a lui ben congeniale.
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