Trilussa
(pseudonimo di Carlo Alberti Salustri)
nacque a Roma nel 1873, e qui morì nel 1950. A diciassette anni cominciò a
pubblicare i primi versi sui giornali della sua città; ma la prima raccolta,
Quaranta sonetti romaneschi, apparve nel 1895. La sua fama si affermò verso il 1907 quando al sonetto generico sostituì un
tipo di favola, che avrebbe dovuto ispirarsi alle favole classiche, ma che egli
invece trattò in modo originale. Fu poeta arguto, estroso e ricco di vena, con spunti impensati e saporiti che
fanno sorridere anche se si senta presente la malinconia dell’autore. La più
celebre delle sue raccolte è Giove e le
bestie, satira sottile della società romana dei suoi tempi
L’Aquila
L’ommini
so’ le bestie più ambiziose,
-disse
l’Aquila all’Omo- e tu lo sai:
ma
vièttene per aria e poi vedrai
come
s’impiccolischeno le cose.
Le
ville, li palazzi e li castelli
da
lassù sai che so’? So’ giocarelli.
L’ommini stessi, o principi o scopini,
da
lassù sai che so’? Tanti puntini!
Da
quell’altezza nun distingui mica
er
pezzo grosso che se dà importanza:
pure
un Sovrano, visto in lontananza,
diventa
ciuco come una formica.
Vedi
quela gran folla aridunata
davanti
a quer tribbuno che se sfiata?
E’
un comizzio, lo so: ma da lontano
so’
quattro gatti intorno a un ciarlatano
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