Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Col
solito stile singhiozzante, Marco dei Ferrari ci descrive un giorno di pioggia
a Rapallo. Tutto fugge e tutto ritorna in questa poesia; tutto si trasforma per
essere più reale, ultrareale, surreale sotto la penna acuta di uno scrittore che,
attraverso i congegni stilistici del suo repertorio, si affida a nessi
iperbolici, stucchi di sapore barocco, cornici di fattura neoclassica,
sperimenti di futuristico alone, configurazioni di potente intrusione, mediazioni
di metaforicità, tocchi, suoni, echi, riverberi, luci, nebbie, univerbazioni,
unità sintagmatiche, cavalcate verbali per una poesia nuova e immaginifica: gocce
struccate, Cattedrale di secoli muti, venti che appaiano Confraternite, turisti
che s'inchinano s'inchiudono... s'imbevono... s'aggrumano... s'assonnano...,
barche di giardini, negozi parcheggiati, scrosciare di settembre su Rapallo.
Tante invenzioni di neologica fattura, tante sinestesie galoppanti, tanti
traslati creativi, tanti accorgimenti verbali, tante iuncturae di potente
visività; ogni parte della poesia cospira a ché ignote angosce serpeggino
nell’aria; si facciano anima di un autunnale visione; di un brumoso alentour in
cui gli attori della storia si sfumano o si bagnano; si storcono o si
annebbiano; si scoppiano o si accoppiano; si perdono o si sperdono; si ignorano
o vagano; ci sono e non ci sono. Ma c’è uno spirito che ingoia, che trita e
macina la realtà, zuppandola dell’attimo in cui vive; dell’attimo in cui gli si
presenta, dandole fiato ed energia, umore e tristezza; confondendosi, egli
stesso, fra gli anfratti che lo
assorbono e lo sentono; che lo piangono e lo bagnano, lo intridono della loro
esistenza; insomma c’è un sentire che si
dà alla pagina in moli di reti, in barche
di giardini, in sfilo d'alberghi, in piazzette di mercati, in parcheggi di
negozi. E piove. E scroscia settembre sulle cose, sugli uomini, sulle idee, sui
fatti; gioca settembre con gocce struccate; gioca su stranieri che vagano
spersi in stagioni di pioggia; su autunni che suonano violini al ritmo di
piogge cadenti.
Nazario Pardini
PIOGGIA
su RAPALLO
Riflessi
bagnati d'asfalto
incrociano
semafori cromi
fra passi
felpati di gocce
struccate...
s'incerchiano
viuzze smarrite
brusii
d'acqua ornano cristalli
in
drink – clipper variopinti...
Cattedrale
di secoli muti
vigila
sinfonia
notturni
silenzi
bianconere
Confraternite
spaiate
dal vento appaiate...
Cielo
turbìno
scuote
ignote angosce...
ignari
turisti senza meta
s'inchinano
s'inchiudono...
s'imbevono...
s'aggrumano...
s'assonnano...
assordi
fragori
per
moli di reti, barche di giardini, sfilo d'alberghi,
piazzette di mercati, parcheggi di negozi
Polipo
e Castello scombinano
settembre
scrosciante
su
Rapallo
Marco
dei Ferrari
Tanto la pioggia è assente sull'isola, che questi versi mi hanno da soli fatto gioire del tamburellare delle gocce sui vetri, come le avessi sentite, annusate e mi fossi inzuppata a mia volta...in mezzo a questi altri turisti smarriti che ancora aspirano al sole e ci rendono orfani di casa nostra
RispondiEliminaGrazie Marco, ancora una volta, per la suggestione e le carezze delle tue parole...
Nazario Pardini, che ringrazio, interpreta brillantemente, in modo non convenzionale, sensazioni, attimi affinità compositive che caratterizzano il mio settembre di Rapallo. E' un'interpretazione da par suo che lascia un tracciato qualificante ed incisivo nel mio esercizio quotidiano di tentativi letterari.
RispondiEliminaMarco dei Ferrari
Alle parole di Nazario c'è sempre poco o nulla da aggiungere, anzi può capitare che il suo commento sottragga all'Autore presentato gran parte dell'attenzione di chi legge. Ma qui ci troviamo di fronte ad un Poeta tutto sui generis, un autore che pur rivelando da subito la personale identità, non finisce mai di stupire per la gamma della ingegnosa creatività. Se lo stile di Marco dei Ferrari è inconfondibile è però sempre nuovo il suo dinamismo verbale. Marco è l'autore delle acrobatiche metamorfosi lessicali con cui tende a confondere il lettore ignaro, forse messe lì a mascherare il comune significato per diventare un insolito curioso significante..E' questa la firma dell' Autore, del Poeta che inventa fantasie su scenari reali, con penna vivace colorita nervosa e sofferta. Ne risulta una sorta di contrasto tra il dire e il sentire del Poeta.
RispondiEliminaNelle opere di Marco trovi sì la poesia con il corteggio delle sue componenti-armonia , lucentezza, passionalità...-ma indovini anche il freno che lo trattiene nel pudore di non lasciarsi andare. Autore sempre originale e personalissimo in un genere di poesia più volte detta innovativa.
In questa "Pioggia..." colpisce la serie delle immagini che si susseguono quasi con frenesia, in una dinamicità ricca di una forte plasticità impressiva.
Edda Conte.
La senti caderti addosso,scrosciare su di te,con tutto il rumore sibilante dei suoni onomatopeici e ti senti rapire da un clima coinvolgente.
RispondiEliminaSei immersa nell'opera d'arte, come se si trattasse di un quadro vivente di parole.
Cammini tra i suoni , quasi una danza,ti par di ballare e cantare sotto quelle gocce che,nonostante tutto,ravvivano lo spirito del luogo.
Sei a Rapallo con Marco,con quei turisti bagnati ,li accompagni con il tuo pensiero, viaggi dentro metafore e silenzi.
La poesia di Marco ha il potere di rendere viva e vicina ogni cosa!
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RispondiEliminaSempre suggestivo il dettato poetico di Marco dei Ferrari, che fa leva sulla sonorità della parola per suscitare l’emozione di un luogo che diventa anche nostro nella cornice di immagini, sensazioni, pensieri, che ci comunica il poeta. Luci e suoni si intrecciano in una composizione sinestesica: cromie dei semafori, clipper variopinti, bianconere confraternite, si accompagnano a passi felpati, brusii d’acqua, sinfonia, notturni silenzi, assordi fragori, fino a creare un paesaggio dell’anima che rivela angosce e scombina il paesaggio reale, restituendone una cifra surreale. E la pioggia su Rapallo sembra non dover finire mai, rappresentata così, nell’epifania di un attimo che la poesia rende eterno: E cielo e terra si mostrò qual era…cantava Pascoli.
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