Ho
terminato adesso di divorare il Suo pregevole volume "I dintorni della
solitudine", edito da Guido Miano. Si legge nell'affascinante prefazione
di Michele Miano "... Alla sua poesia ... ad essa egli perviene in maniera
quasi inconscia, o meglio, sulla scorta di un cammino empirico, di sofferenze
vissute e ben radicate nel quotidiano."
Esemplificativo
di ciò potrebbe rientrare, una fra le tante, la lirica "Matera": che
poesia, questa! A me cara, perché mi riporta a quando, anni fa, volli recarmi
in visita alle città delle terre di Puglia, Basilicata, Marche ... Alla
vista dei 'Sassi' trassi un'inconsueta, indicibile e viva, melanconia. Sì, da
quella "bellezza dolente" solo le Sue strofe, Nazario, e i concetti
intensi e vibranti espressi in sottrazione, nell'equilibrio evocativo del
dolore personale e universale, riescono a stemperare l'emozione, il sentimento,
quel registro dolorosamente vissuto all'impatto della visione realistica
dell'abisso umano. Il suo toccante lirismo armonico, professore, apre alla
personale riflessione e trova risonanza nel mio intimo, in una dimensione
salvifica.
Rammentando
qui Giuseppe Ungaretti in "Mio fiume anche tu" da IL DOLORE,
"... Ora che nelle fosse / con fantasia ritorta / e mani spudorate /dalle
fattezze umane l'uomo lacera /l'immagine divina ... / (...) /Ora
che sono vani gli altri gridi, / Vedo ora chiaro nella notte triste. / Vedo ora
nella notte triste, imparo, /so che l'inferno s'apre sulla terra / su misura di
quanto / l'uomo si sottrae, folle, /alla purezza della Tua passione.
/" le parole che riescono a " ... fratello che t'immoli
/perennemente per riedificare / umanamente l'uomo"/ secondo la mia
lettura, la Sua "Matera", "... Oh Matera, /un melanconico
richiamo di te, / che alla storia sai stringere la mano, / mi prende e mi
cattura. E rivivo, /ora che gli anni hanno reso fino / il dolente riposo dei
tuoi sassi, /la solitudine ardita del tuo manto."/ secondo il mio punto di
vista, Lei, Nazario, coinvolge il recupero del passato nell'obiettività
efficace della Sua ispirazione.
La creativa
profusione semantica e stilistica, Poeta carissimo, è ricchezza tangibile e
affettiva, cui il lettore si contamina in intelligibili, interiorizzati
percorsi di vita.
Rapisce,
altresì, "Dialogo." " Fra la storia e Leonida", conduce
"Verso la luce" della Sua lirica armonia.
Grazie
infinite della Sua POESIA.
Un caro
saluto Fulvia
Questa mia breve lettura ( alcune poesie di cui mi ero espressa, a suo tempo, sul blog, le ho felicemente ritrovate in questa raccolta - che a me rimane!-... ma ognuna meriterebbe un'accurata attenzione da palesare...) del suo significativo volume dal titolo dalla forte presa "I dintorni della solitudine", raccoglie cammei di saggezza dalle accattivanti, commoventi chiuse presenti nelle varie poesie: ad esempio " La piena del Serchio. /...divento un ramoscello in mezzo al mare... " La solitudine del mare. /... senza poter capire, e mi tormento,/quello che fuori esiste; e che mi è ignoto." ... " Non chiedermi. /... Ti posso solo dire dell'inquieto / mio essere. Del suo bramare invano;/ del suo microscopico restare /davanti a un mondo che non ha ragione /di essere tanto immenso e così estraneo / al pensiero di un uomo troppo umano./" Il manifesto funebre. /... della breve vicenda / che ti è toccata in sorte per la morte."... " Giocarsi il mare. /... ti sei giocato il mare." ... " Verso la luce./... Chi dice che non fosse / quella che io cercavo."/... da mandare a mente, legandole a ciò che il Poeta ha inteso di esprimere. Grazie dell'ospitalità professor Nazario. Fulvia Rita Fazio
RispondiElimina