La storia di Margherita, persa
nelle vertigine del tempo è densa di pathos, toccante, dotata di rara efficacia
espressiva. Marco dei Ferrari con giochi di assonanze, risonanze, e di una
serie di resoconti, digressioni, implicazioni, domande, litanie, rende omaggio
a Margherita, soggetto di una vita che sembra scorrerle intorno, ma in realtà
penetra nei pori della sua pelle, negli sguardi persi tra ‘fantasmi’ e
‘orizzonti lontani’, nelle isole dei ricordi, che si sovrappongono, la
confondono, non le permettono di approdare sul lido della serenità, delle
“ombrose uve mature / dolci vitigni al tramonto” .
La piazza, allegoria di una lunga esistenza, è il topos, il luogo
nel quale la donna ha una panchina per osservare il flusso degli eventi passati
e presenti e per immaginare frammenti di domani.
La poesia sembra non avere uno sviluppo logico o narrativo, ma la serie
di elementi, la nomenclatura, l’approccio all’inesprimibile, le piccole minute
non occultate, costituiscono il coagulo del componimento.
Marco dei Ferrari ci dona una coppa traboccante di immagini, di vuoti,
di vortici, che equivalgono alle crepe del prezioso cratere della vita della
protagonista..
La chiusa: “ Margherita visione rediviva / destino di chimera
sopravviva” è dotata di luce propria, potrebbe definirsi lirica in se stessa.
Un riassunto del tempo che ha compiuto molti giri e, giunto agli atti
finali, rende Margherita fragile e visionaria come una chimera.
Maria Rizzi
LA
PIAZZA e MARGHERITA
Grappoli di voci immaginari
brusii
anno ricorda su anno la
panchina
si affolla a margini filanti
carri
d'immobile carnevale...
Margherita ride... cenna...
ammicca...
di sguardi illude... si spegne
giovinezza
amore acerbo improvviso
represso
impresso desiderio ignoto
girotondono tarocchi,
bisbigli, confidenze,
vino e birra, pane e salame,
bocce e palla,
passi di madri, padri,zie,
nonni, bimbi in gioco...
fantasmi insieme polvere in
Piazza
siedono all'Oratorio orizzonti
lontani
fantasticano finestre lumine
nel Palazzo austero
cercano amica di vacanza,
brivida passsione
vulcano emergente dal
corpo-anima
temono settembre policromo
fogliami giallastri,
ombrose uve mature dolci
vitigni al tramonto
grappoli pallidi sulla Piazza
scarna senza...
Margherita visione rediviva
destino di chimera
sopravviva...
Marco dei
Ferrari
Ringrazio sentitamente Maria Rizzi per l'interpretazione profonda e analiticamente onnicomprensiva che rivitalizza la mia "visione" arricchendone ulteriori angolazioni con un memorizzare lontanto e vicinissimo.
RispondiEliminaLa "dialettica" dell'immagine così chiaramente evidenziata si completa poi nell'assunto finale di una margherita "... fragile e visionaria come una chimera"...
Marco dei Ferrari ci sorprende sempre nelle sue sporadiche comparse su Leucade. Spirito variegato e inafferrabile sfugge a qualsiasi definizione. Costante invece è l'originalità dei suoi dettati, di quelle composizioni liriche da lui definite riflessioni.
RispondiEliminaNon è facile seguirlo e inseguirlo nelle sue "riflessioni", spesso arditamente dedaliche, anche se non prive di attrattiva.In fondo leggerlo è come fare una ginnastica mentale, e alla fine restare con la curiosità di saperne di più. Anche questa Margherita ha il fascino del mistero, aperto a varie domande, in primis: è donna o fantasma? La vediamo seduta sulla panchina, in piazza, a fantasticare sulla vita che le scorre davanti. Così, anno dopo anno.
Margherita sente le voci o immaginari brusii? Che tristezza vederla lì a invecchiare sulla panchina! Però ride, ammicca...forse anche mangia pane e salame, beve vino e birra....insomma sembra una donna in carne e ossa. Ma poi arriva l'autunno, i fogliami giallastri, le ombrose uve...i dolci vitigni che mostrano solo pallidi grappoli. ..
Cosa succede ora a Margherita che ride? Si trasforma in fantasma!
"...visione rediviva/ destino di chimera...."
Sì, forse ha ragione Maria Rizzi: qui c'è la triste storia di Margherita.
Ma il poeta Marco dei Ferrari, come al solito, ci ha fatto girare come su una giostra intorno a delle belle immagini che oscillano tra storia e mistero. Fantasia. Fantasia che però percorre sentieri sempre nuovi.
Questa in definitiva è la sua firma.
Edda Conte.