Per
i 3 inediti di Edda Conte
pubblicati questo mese su Lèucade
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Il
cipresso si trasmuta in oblio, rimpianto o memoria o mito o in "principe
antico"... per la poetessa tutto si trasfigura e si connota nell'apertura
di uno spiraglio dialogante dal tormento di un lamento profondissimo... E' il
lamento del tempo in polvere, della stanza "rifigurata" dall'assenza
in ombra notturna; è il lamento di un vento misterioso che ansiosamente rievoca
momenti, scenari, ricordi, pulsioni d'amore, luminari d'affetto e di attese
come lampade senza buio, anzi oltre il buio, oltre l'ignoto di un gesto poetico
rievocante. E' un approdare all'interpretazione ontologica della vitalità piramidale
che si trasforma in luce. La luce della pace nel cuore della poetessa che
affranto cerca e ricerca la verità di un enigma (l'unico enigma serio e degno
del nostro esistere) incardinato e progettato nella vita per la morte nel
destino degli esseri viventi. Per Edda Conte la luce è l'attimo estremo della
fatalità casualmente attesa o inattesa, ma presentissima nell'illusione di un
"assenso" totale (il "sì"), ricco di sentimenti imperdibili
in colui che ha condiviso ogni istante e ogni evento ineluttabile nella reciproca
"corsa" che prosegue e insegue. Per la poetessa la corsa è anche la
fortissima sopravvivenza che collega l'ultimo verso di questi inediti "...
dovrò pure vivere..." alla solidità interiore di quel "principe
antico" trasfigurato in una presenza a-temporale che trova nel
"mito" la sua naturale e soprannaturale coesistenza, artisticamente
espressa. In una ascensionalità impressionante di intrecci trasfigurati in
pluri-sensi che alimentano un'estetica creativa polivalente, i significati
delle presenze, degli oggetti, degli ambienti, di tutti i contesti
interiorizzati e solidificati si rinnovano in una parola che sottende la
profondità dell'anima universale. Ecco una tipologia di "arte
poetica" indefinibile che al di là del concetto e della razionalità
espressiva, certifica in Edda Conte il frazionamento del dettaglio, del
"nascosto", del mistero insondabile dove il "principe
antico" cresce sino ad occupare "mito" per tutte le righe degli
"Inediti" di una poetessa senza codici.
Marco
dei Ferrari
Dire un "grazie" all'amico Marco dei Ferrari per questa sua approfondita lettura del mio "trittico", è cosa scontata...Sento invece l'impulso di esprimere un senso di ammirazione e di stima per quanto ha detto e per come lo ha detto. Conosco la sua ricchezza interiore e la sua sensibilità, di cui in questa occasione mi fa dono, e pertanto lo ringrazio.
RispondiEliminaEdda Conte