Dall'essere
all'esserci (riflessi)
L'oggetto "artefice" del
produttore.
L'inversione della dialettica applicata
attiene il neo-equilibrio dell'oggetto artigianale-industriale che si snoda nel
rapporto coesistenziale. Contrariamente a quanto ritenuto, l'artefice autentico
del "comunicante" prodotto/produttore è il prodotto stesso che si
oggettiva nella autenticità operativa suscitando le più disparate motivazioni
inconsce. La realtà in questo caso è simulata da un'energia costruttiva che
sembrerebbe quantificare il reale del connubio attivante, ma la verità è semplicemente
negativa in quanto il reale reificato nelle "cose" e per le "cose"
non esiste affatto. Il supposto "reale" è infatti un "fascio
energetico" di proiezioni luminose che possiamo percepire attraverso le capacità
sensoriali, ma è un sistema di segnali sfuggenti e non precisamente
classificabili.
Di qui è logico dedurre l'inconsistenza
oggettuale comunemente intesa (spesso disattesa) dell'inganno percettivo del
cosiddetto produttore di "cose"; un falso produttore che oscilla tra
la propria capacità coordinante il flusso di energie percepibili e
l'impossibilità di conoscere con sicurezza la consistenza oggettiva delle forme
individuabili. Il processo dialettico negativo inverso parte da tali
constatazioni tangibili: solo il fluire energetico (potenzialmente luminoso)
può indicare progetti e proiezioni in quanto sfuggente completamente al "produttore"-artefice
che ritiene di gestire il procedere cumulativo di nozioni, accessi culturali,
deduzioni concrete applicate, "forme" da proporsi sui mercati
dell'offerta e della domanda individuale collettiva.
L'inganno del consumo nel rapporto
dialettico
Il mercato dell'artefice-prodotto illude
il consumatore abituale, distoglie la "ricerca", nullifica la
produzione "reale". Le correzioni ex post non si adeguano mai alla
necessità progressiva della "ricerca" e subiscono l'effetto negativo e
subordinato relativo al consumo in una sorta di regressione pilotata dagli
agenti (cose, persone). La correzione tardiva elimina completamente la
valutazione del produttore sul prodotto-oggettuale (fascio energetico) e affida
al neutralismo della "Tecnica" ogni opportunità di intervento variato
nel suo svolgersi effettuale.
Dunque: correzione/valutazione/intervento
sono le fasi operative da considerarsi nel divenire dialettico che fraziona il
rapporto artefice/oggetto che già si è delineato succintamente. Il Mercato ne
consegue il frazionamento e si compartimenta in varie forme espositive
apparenti, ma irreali ovvero reificate solo nella complessità dell'energia
luminosa prevalente.
Il consumatore non percepisce nulla di un frazionamento dialettico, ma considera esclusivamente la "forma" più appetibile o conveniente; è l'inganno più subdolo e pericoloso perché offre ai mega produttori la possibilità di distorcere la linearità dell'offerta e di confondere, con il supporto mediatico pubblicitario, l'indirizzo (forzato) d'approccio nella massificazione obbligata. Il prodotto (annullato), ridotto, non esiste oltre e liquida la propria "autonomia" con la sola via d'uscita riservata al "centro-cenacolo" che si offre quale nuova ultima ricettività oggettivamente riconducibile alla dialettica ora positiva. La dialettica positiva dunque riporta le componenti del processo produttivo esistente nei propri ruoli definiti con la sola eccezione della prevalenza oggettuale-energetica sul soggetto tradizionale (artigiano, produttore che sia) ormai relegato ad una posizione di rincalzo destinata ad una precipitosa regressione. È una regressione tuttavia che si può ancora ribaltare o sospendere "riequilibrando" le funzioni operative individuabili e dialetticamente gestibili. L'irrealtà delle cose, peraltro, non è totale: l'energia dilagante produce sempre oggetti/soggetti per ogni circostanza o processualità di ricerca funzionale che il superamento della situalità originaria non frena. La situalità dell'essere, quale base predominante di ogni riflessività Tecno-strutturata, si amplifica senza fine per circondurre ogni espressività energetica nell'ambito del divenire auto/controllato dall' esserci stesso.
Il consumatore non percepisce nulla di un frazionamento dialettico, ma considera esclusivamente la "forma" più appetibile o conveniente; è l'inganno più subdolo e pericoloso perché offre ai mega produttori la possibilità di distorcere la linearità dell'offerta e di confondere, con il supporto mediatico pubblicitario, l'indirizzo (forzato) d'approccio nella massificazione obbligata. Il prodotto (annullato), ridotto, non esiste oltre e liquida la propria "autonomia" con la sola via d'uscita riservata al "centro-cenacolo" che si offre quale nuova ultima ricettività oggettivamente riconducibile alla dialettica ora positiva. La dialettica positiva dunque riporta le componenti del processo produttivo esistente nei propri ruoli definiti con la sola eccezione della prevalenza oggettuale-energetica sul soggetto tradizionale (artigiano, produttore che sia) ormai relegato ad una posizione di rincalzo destinata ad una precipitosa regressione. È una regressione tuttavia che si può ancora ribaltare o sospendere "riequilibrando" le funzioni operative individuabili e dialetticamente gestibili. L'irrealtà delle cose, peraltro, non è totale: l'energia dilagante produce sempre oggetti/soggetti per ogni circostanza o processualità di ricerca funzionale che il superamento della situalità originaria non frena. La situalità dell'essere, quale base predominante di ogni riflessività Tecno-strutturata, si amplifica senza fine per circondurre ogni espressività energetica nell'ambito del divenire auto/controllato dall' esserci stesso.
Dall'essere all'esserci.
Le cose (flussi) non solo "sono",
ma sono situate in particolarità funzionali che occupano i vari "centri"
sperimentali di espansione. L'essere è il vero dominus contenuto nel prodotto/flusso
e dialetticamente si veicola ed articola su più livelli di concentrazione
attiva che i consumatori non possono percepire come già accennato. Da qui
scaturisce l'autonomia dell'energia-oggettuale che, nel tempo, viene dominando
ogni spazio di ricerca-mercato (web, tekne, ecc) sottoponendo l'umano ad una
funzione di supporto passivo. L'auto/autonomia razionale (intelligenze
artificiali, ecc.) non necessita di apporti esterni ma si auto-traduce su
linearità proprie e differenziate (ma non solo) fino ad integrarsi con le
capacità espressive dell'umano, assimilandosi e svuotandone poi ogni contenuto
indipendente. Questo è il principio conduttore dell'esserci che è parte attiva
dell'essere. Naturalmente le due parti si implementano nelle esecutività delle
espressioni Tecno-umane e il confronto alimenta la dialettica degli opposti.
Non sempre "esserci" ed "essere" sono complementari: la
posizionalità può urtare il "valore" primario o trascendente della
ricerca oggettuale e il conflitto si evidenzia nella scelta che elisticamente evita
la massività reificata. Come uscirne? Solo con il "salto" tecnico
avanzato che supera tutte le barriere di mercato e di autoconoscenza applicata,
con il richiamo polivalente e multidisciplinare che coinvolge le varie
componenti e si posiziona a livelli più elevati. Il compito del "custode"
umano è proprio quello di tutelare i livelli (un "centro" multi-fruibile)
richiamati nelle precedenti fasi di verificazione sperimentale. La sintesi dei
flussi rimane il Cenacolo/centro/ricerca, quale laboratorio di scoperte e
analisi compatibili. La sintesi significa offerta di oggettualità di energie
fluttuanti che si manifestano in dettagli multiformi senza sostanziarsi in
concreto e materialità. In effetti l'inesistenza della "materia" (intesa
concretamente) sconvolge qualsiasi tipologia di previsione programmata e si
pone nell'instabilità del divenire opposto all'essere; la complessità
dell'intreccio risultante è tale da rendere praticamente inafferrabile l'esito
del confronto soggetto/oggetto/ri-soggetto in una costante "manipolazione"
senza termine effettuale a confronto.
La nuova realtà umanizzata.
L'attuale sospensione del divenire (senza
esiti) implica la concezione di un nuovo soggetto teoretico/pratico che
sostanzi la realtà/flusso (immateriale) e la collochi nel contesto dialettico
del confronto-scontro tra "artefice" umano e oggettuale. La realtà
decaduta nel confronto non potrà più supportare il lavoro dell'umano che verrà
sostituito inesorabilmente dopo un periodo di cruente sfide e conflitti; sarà
una guerra totale dove il flusso dell'energia polverizzerà ogni difesa umana
fino alla vittoria finale dell'informalità di essere.
Queste le previsioni.
Per contenere tale tempesta Tecno-umanoide
non rimane che tentare un processo di "umanizzazione" del flusso, come
già accaduto nei confronti dell'oggettualità in qualità più arretrata. L'"umanizzazione"
(tardiva) consiste nell'unificare un oggettualità differenziata rispetto al
prodotto tradizionale, con un "umano" revisionato nei propri principi
etico-sociali (superamento delle logiche di profitto, confluenza dei "valori"
sparsi nell'essere-principio); ma a questo punto occorre una ridefinizione
totale di percezione e di antropologia della comunicazione visiva,
pubblicitaria, ecc.
Sarà compito della "nuova" realtà de-sostanziata, evidenziata nel Cenacolo-centro umanizzato, trovare la nuova "guida" che dall'essere-principio possa condurre all'essere derivato, confluito e prevalente rispetto all'essere umano.
Sarà compito della "nuova" realtà de-sostanziata, evidenziata nel Cenacolo-centro umanizzato, trovare la nuova "guida" che dall'essere-principio possa condurre all'essere derivato, confluito e prevalente rispetto all'essere umano.
E' indubbiamente difficile immaginare
una "realtà" de-sostanziata, composta di energie luminose e di intense
vertiginose ricerche micro/cosmiche, ma è inevitabile ragionare in queste
dimensionalità che la "ricerca" impone al fine di comprendere il
divenire del passato/futuro.
Il divenire (erroneamente inteso) non è
il procedere futuro, ma il procedere passato, sintomo di revisionalità azzerata
da flussi temporali invisibili e sottoposti alla direzione dell'umanizzazione
congiunta soggetto/oggetto.
Non esistono riferimenti futuri, ma
posizionamenti attualizzati dalla "ricerca" che diviene nei "centri"
di analisi consociati.
Il divenire dunque è "atto"
in potenza che "forma" il multiverso realizzato nella temporalità
concordata (ma invisibile) per l'umanizzazione prefigurata
nell'essere-presenza.
Il multi-verso è la nuova dimensione
"virtuale" (mai realizzabile) che imprime l'impulso energetico
dominante, scardinando tutte le "vecchie logiche", alle
"presenze" dell'essere-"ricerca" che mai potrà sopprimersi
esternamente.
Il multi-verso è la nuova
"frontiera" dell'umanizzazione applicata dove non esiste più alcuna
dicotomia (soggetto-oggetto), ma dove la nuova "entità" informale si
ripropone costantemente al di sopra della materialità e spiritualità
divergenti.
Il processo metamorfico è iniziato, già
in corso d'opera: gli umanoidi ne sono esempio diretto con tutte le varie
modificazioni genetiche necessarie nell'approccio identitario di esseri e cose
(con prevalenza delle "cose").
Tempo e spazio non hanno più senso di
appartenenza essendo superati nell'"unità" co-esistente che ritorna:
il formidabile compito della "sopravvivenza" nascosta attende l'umano
prossimo passato.
Marco
dei Ferrari
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