Claudia Piccinno, collaboratrice di Lèucade |
IPOTETICO APPRODO – CLAUDIA PICCINNO
Ho
ricevuto dalla cara Claudia Piccinno la sua Silloge “Ipotetico approdo”, un
libro bi-lingue, ovvero italo - inglese sin dalla prefazione dello scrittore Brunello
Gentile e dalla nota introduttiva di Angela Iantosca. Ovviamente anche le
liriche della Poetessa sono tutte tradotte in inglese, d’altronde le Opere
della Nostra vengono sempre presentate in più lingue in quanto ella svolge
un’intensa attività di traduttrice.
Nella
Raccolta “Ipotetico approdo” Claudia ‘indugia
sui “Figli di un dio minore”, sui naufraghi del mare e dell’esistenza umana, ma
anche sull’amore, quello puro, capace di moltiplicare e non dividere’ –
tratto dalla Nota dell’ottima Iantosca.
La
lettura dei versi mi ha sinceramente coinvolta ed emozionata. Dalla prima
lirica, che dà il titolo alla Silloge si coglie l’essenza del testo:
“Jack e Rose non si ritroveranno
nel quotidiano incedere
di
pianeti distanti,
ma
le loro anime pellegrine
si
riconoscono in un ipotetico approdo” –
(Tratti
da “Ipotetico approdo”
…
pensando al Titanic)
La
vita sceglie per noi: per Jack e per Rose, per l’Autrice, a favore dell’amore
non previsto, ed è impensabile un amore previsto, poichè la passione nasce sempre ‘sebbene’, mai
‘perché’. Siamo di fatto profughi del tempo che ci viene concesso, perché
veniamo spinti a credere, ad affidarci agli altri, nonostante gli impedimenti,
i flutti pericolosi, il mare che brucia. Non siamo nati per perseguire mete
decise a tavolino, le carte vengono sempre scompigliate dal quel mostro che
chiamiamo destino, ma che forse è creato dal nostro inconscio, in quanto
desideriamo i naufragi, il disordine dei giorni, consapevoli che l’esistenza è
un viaggio sconosciuto, non un percorso a tappe. Non vi sono regole, oserei
dire ‘per fortuna’, e non possediamo certezze.
“Non avevo considerato il piano b
quello che l’anima persegue a suo volere,
e che ti vede oggetto di un approdo
nei meandri sconfinati di un abbraccio” –
(tratti
da “Il piano b”)
Anche
nel visitare il paese dei ricordi, la Poetessa , che viveva con la nonna un legame
simbiotico, prende atto che la marea della vita può salire all’improvviso, in
quel caso ha cambiato i ruoli, ha insegnato alla piccola a indossare i panni
della guida:
“La bambina si mutò in chioccia
covando soluzioni alternative
per rinfoltire il piumaggio
e lucidare le ali della nonna ferita” –
(tratti
da “Duetto indissolubile”)
Lirica
di portentoso livello stilistico, come le altre… Claudia non ama cimentarsi nei
virtuosismi, nei grappoli di metafore, ma sa utilizzare i simbolismi con
superba efficacia.
I
versi dedicati ai ‘figli di un dio minore’, sono per tutti coloro che hanno
visto interrompere il corso delle proprie esistenze da incidenti, o per
creature fragili, come Davide , il bimbo
autistico, al quale rivolge una poesia che è naufragio nella verità, lezione
d’amore vero tra troppi pietismi e luoghi comuni:
“Davide è il tuo nome,
non sei per me diagnosi
né
variante o falla di architettura genetica,
aspettativa disattesa
disturbo dello spettro” –
(tratti
da “Davide è il tuo nome”)
Tutti
possiamo capire, una volta di più, che non si ama un figlio o un alunno, nel
caso dell’Autrice, per quello che sa dimostrare, lo si ama per quello che è. Le
persone affette da autismo hanno percezioni che noi non possiamo neanche
immaginare. Non si ritirano nel ‘loro’ mondo, sono nel nostro, ma ne hanno
maggiore coscienza di quanta riusciamo a possederne noi. E’ stancante per un
essere umano non sentire solo le piante, ma anche il gemito del mare, la
timidezza di un’aurora, il rumore di un cuore infranto. Claudia conosce questi
misteri, sa quanto può essere ipotetico l’approdo sulle sponde dei nostri giorni
di un bimbo autistico, ma asserisce che, in fondo siamo tutti ‘figli di un dio
minore’, ci riesce solo difficile ammetterlo.
Nella
lirica, di rara originalità, che la
Poetessa dedica ai ‘Sogni che non sapevano nuotare’- quale
espressione sublime! -, alle migliaia di vite perse nei naufragi reali, la
chiusa recita:
“Orfana anche io
di 900 fratelli,
figlia unica
di quello stesso Dio…” –
(tratti
da “Figli di un dio minore”)
I
perdenti, i cosiddetti ultimi, nella Silloge sono i protagonisti; Claudia osserva
l’esistenza dal ‘molo’ della speranza, lo stesso di Nawal, ‘l’angelo dei clandestini’;
quel molo sembra rappresentare il suo ufficio dei sogni e
concede
a noi lettori di visitarlo, non di abitarlo. Ed è da quella dimora che invoca
‘le Parche’ ‘per tessere il domani di suo
figlio’. La tenerezza emana da lei come vapore e per lunghi istanti il suo
desiderio immobilizza il mondo, la bellezza dei versi rende tutto possibile:
“Pace invoco
e
serenità auspico
a
chi fa dell’umanità il suo credo,
a
chi occupa un limbo non richiesto,
a
chi ne parla senza esercitarla” –
(tratti
da “Pace invoco”)
E una
Silloge come questa rivela che il messaggio diviene vero, profondo, ispirato,
quando l’unica ambizione di colei che scrive è restare se stessa.
Un libro
è una nuova vita che inizia e anche un momento di grande altruismo: si offrono
le proprie debolezze, i propri desideri, le proprie paure a chiunque voglia
scoprirle. In ogni lirica di questo testo si avvertono la sofferenza, la rabbia
e l’amore che bruciano sotto la pelle dell’Autrice come una febbre. Nel parlare
dell’amore Claudia lo vive e ci consente di sentirlo come un incendio che
divampa fuori controllo, un evento che muta la topografia dell’esistenza.
Qualcosa che distrugge e ricrea spesso per distruggere ancora:
“Essere là nel posto del dolore
col mio sorriso tra le braccia tue,
è
stato balsamo
che lenirà tante ferite
e
rigenererà rotte segrete” –
(tratti
da “L’adrenalina del libero incedere”)
Dopo
aver terminato di leggere la
Silloge e aver compreso sempre di più l’esattezza del titolo,
mi è venuto spontaneo chiedermi : “Perché troppe persone e troppe situazioni si
assomigliano? Dove risiedono il mistero e il limite? Forse, come spiega
Claudia, siamo molto più simili di quanto crediamo: ed è qui il mistero è il
limite.
Maria Rizzi
infinitamente grata a Maria che ha letto nel mio cuore
RispondiEliminaNell' accurata recensione di Maria Rizzi, il titolo dell'opera di Claudia Piccinno, "Ipotetico approdo" già ci porta tra i flutti, nell' instabilità, " tra i naufraghi del mare e dell'esistenza umana" .
RispondiEliminaLa vita sceglie per noi, scompiglia carte e progetti ed è così per tutti, non solo per Jack e Rose, uniti dalla passione e divisi per sempre dal naufragio.
Approderemo mai?
Congratulazioni a Maria Rizzi e all' autrice della Silloge.
Un caro saluto
Loredana D'Alfonso
Grazie gentilissima Loredana
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